Con piacere abbiamo letto titoli sul fatto che il rebus contratti e prestiti in scadenza al 30 giugno sia stato risolto per la ripartenza del campionato.
Leggendo il pezzo si è avuta l’impressione – speriamo di sbagliarci – che non sia successo nulla o che sia successo poco, considerato che servono come prima accordi singoli.
Si sono riuniti per cercare di emanare una bozza di documento società di Serie A, Lega, FIGC, Associazione calciatori e allenatori dimenticandosi per l’ennesima volta di coinvolgere l’AIACS (Associazione Italiana Agenti di Calciatori e Società) che alcuni giorni fa si era lamentata che la FIGC non avesse interpellato in nessun modo l’Assoagenti, ricordando che sono coloro che controllano i calciatori e che saranno lo scoglio da superare.
Il Presidente Galli ha anche sottolineato lo scenario affermando che “in questo momento un qualsiasi giocatore in scadenza al 30 giugno può dire arrivederci. La FIGC deve intervenire sul prolungamento dei contratti fino a fine stagione 2019/2020, per adesso solo parole ma anche sulla posizione assicurativa dei calciatori titolari di polizze individuali da rinegoziare per giocare il mese di luglio”.
La FIFA il 18 marzo, in uno scenario di incertezza, aveva istituito un gruppo di lavoro con tutte le componenti del calcio mondiale diretto dal Vice Presidente Victor Montagliani; il 7 aprile il gruppo di lavoro ha presentato solo raccomandazioni e non un protocollo vincolante denominato “Covid-19 Football Regulatory Issues“.
Documento, con tutto il rispetto per chi ci ha lavorato, preso poco in considerazione da tutte le Federazioni del Mondo perché il legale della FIFA Silvero subito dopo a chi chiedeva delucidazioni ha risposto chiaramente: la finestra del calciomercato non si aprirà il 1° di luglio e non sarà possibile registrare i giocatori per altro club, ma di fatto la FIFA non può estendere i contratti oltre il 30 di giugno.
Unica operazione emanata dalla FIFA la raccomandazione di non alterare le rose e i giocatori in scadenza di contratto come i prestiti in scadenza il 30 giugno, se non saranno trattati per portare a termine la stagione 2019/2020 non potranno essere registrati e dovranno stare fermi fino all’inizio del prossimo calciomercato. La FIFA ha dato l’ok a prolungare i contratti e i prestiti dopo il 30 giugno, ma giocatore e società devono essere d’accordo.
In Italia oggi, 16 giugno 2020, a cinque giorni dall’inizio delle gare di recupero della stagione 2019/2020 non è stata ancora presa una posizione netta della FIGC. Occorre un ordine perentorio da parte della FIGC per risolvere il problema che potrebbe incidere più del Virus sulla conclusione della stagione per non farla apparire falsata.
In Serie A ci sono più di 50 calciatori in scadenza di contratto, oltre a tutti i prestiti in scadenza non solo con società italiane, ma anche straniere. Ci sono squadre che se non dovessero trovare un accordo si troverebbero dimezzata la rosa a disposizione del tecnico.
Cosa fa la FIGC a 14 giorni dal 30 giugno 2020? Aspetta ancora la FIFA e spera che sia l’organismo mondiale del calcio a coprire le spese, come promesso da Infantino Presidente della FIFA che tre mesi fa dichiarò: “le riserve di soldi della FIFA sono del calcio. Il Calcio è in difficoltà e noi dobbiamo aiutarlo“. La FIFA dopo aver consegnato 150 milioni a sostegno dei 211 membri (Federazioni) e non delle società , ha fatto come le tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo. E lo ha fatto non solo sui contratti in scadenza, ma anche sulla decurtazione dello stipendio per stop da Covid-19. Oltre i contratti e i prestiti solo poche società hanno risolto il problema della diminuzione degli stipendi, problema che non dovrà incidere sulle prossime gare.
La FIGC e il Presidente Gravina hanno fatto “Babbo Natale” dividendo 21 milioni di contributo tra le varie Leghe per danni da Virus dimenticandosi della serie A. Operazione non gradita in Lega.
In questi 100 giorni di carestia di calcio, a nessun dirigente europeo è venuto in mente di fare non saltare, ma revisionare la legga Bosman del 1995, sentenza della Corte Federale di Giustizia Europea che aveva mandato a gambe all’aria il calciomercato con i calciatori dell’Euro liberi di trasferirsi in un altro club alla scadenza del contratto spostandosi gratuitamente.
Sono passati 25 anni e la legge Bosman continua anche in questo momento di scadenza di contratti ad essere una fonte di arricchimento di calciatori e procuratori. Le società hanno perso potere a vantaggio dei calciatori e dei loro agenti che sfruttano le scadenze di contratto come un’opportunità scatenando aste milionarie tra società perché si fiuta l’affare di tesserare un giocatore senza pagare il cartellino.
Operazione che anno dopo anno ha messo in risalto la potenza di procuratori e agenti con gli stipendi dei calciatori che sono lievitati con cifre raddoppiate come le percentuali per agenti, più del fatturato delle società.
L’evoluzione dei rapporti di forza società-calciatori con l’escalation dei procuratori passati da intermediari ad artefici di campagne acquisti lo scorso inverno aveva sollecitato la FIFA a rivedere i parametri di guadagno sulle percentuali degli agenti. Operazione fallita e mai più affrontata dallo scorso dicembre dal Presidente Infantino e compagnia, anzi ha portato società di fondi di investimento a diventare tramite agenti e procuratori proprietarie dei cartellini dei calciator . Come tutte le società di investimento, il calcolo è massimizzare i propri guadagni non solo delle stelle del calcio, ma anche di “brocchi” non da serie A con contratti lunghi che durante una stagione non portano nulla ai risultati di un team.
Vista la crisi economica del calcio mondiale non è giunto il momento di trasformare la legge Bosman, senza vietare il trasferimento nei paesi europei, in una legge da crisi da Coronavirus?
La domanda potrebbe essere legittima, tuttavia probabilmente a guadagnarci sul calciomercato non sono solo gli agenti, ma anche altre figure delle società che girano intorno al pallone le quali hanno interesse che la Legge Bosman continui a proliferare e far fare danno economico e brutte figure, come è successo in questi tempi da Virus con il calcio e le sue pezze al deretano senza i diritti TV.
Il maestro Scannagatti, alias Totò, sulla legge Bosman che non si vuol cambiare affermerebbe “sono un uomo di mondo: ho fatto tre anni di militare a Cuneo“. A volte anche un cretino ha un’idea, ma nel calcio le idee sono come le scarpe: più sono strette e più fanno male.