La partita è iniziata con la musica di “C’era una volta l’America” per omaggiare il maestro Morricone e nella testa dei pochi presenti (ormai anche le cronache e le partite si fanno e commentano con lo smart working per i colleghi che arrivano da fuori) non c’era un’altra musica, ma un pensiero: “C’era una volta il Genoa di Nicola”.
Invece dal primo minuto di gioco altra musica di Morricone in chiave rossoblu a quarti: “scion scion, scion” del film “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” con il Vecchio Balordo partito aggressivo, come mai gli era successo dopo la ripresa, con un pressing alto per non permettere al gioco di Gattuso di partire dal basso.
Ma Gattuso non perde un colpo e mette nei guai il Genoa tornato nel trio retrocessione. Non era la partita con il Napoli per rispondere al Lecce nella lotta salvezza avendo sprecato le “matte” precedenti.
È durato poco il “cattivo” Grifone ed è venuto fuori il “buono” del Napoli spostando il suo gioco e cercando la superiorità nella metà campo genoana e il dominio del gioco per non lasciare l’iniziativa alla squadra di Nicola. Tutto al Napoli riusciva perché creava linee di passaggio libere: chi aveva il pallone poteva contare su sostegni e appoggi, interscambi di ruolo, calciatori disposti in differenti zone del campo e riferimenti larghi.
Il Genoa ha retto serrando le linee, ma il gioco del Ciuccio ha dato fastidio perché è dovuto tornare alla difesa a 5. Ha retto fino al 46’ quando sono stati lasciati metri a Mertens libero di colpire con il tiro-gol preferito dai partenopei: quello a giro.
All’attuale Genoa sta mancando il gioco di squadra, mascherato bene da Nicola prima del Covid, per mancanze tecniche: il “brutto”, o per meglio dire la tecnica calcistica. Il Genoa ha una disponibilità atletica a correre (anche se a vuoto), scattare, saltare, ma gli manca abilità nel trattare il pallone, in particolare nelle transizioni che devono passare dalla fase difensiva a quella offensiva. Manca nell’arrestare e calciare il pallone, nel saperlo manovrare affinché gli schemi del tecnico siano attuati e consentano alla squadra di avere la meglio nei confronti dell’avversario.
Il secondo gol di Lozano che brucia Biraschi è un errore non solo del capitano di giornata, ma della presa di posizione di altri difensori non essendoci nessuno sulla retta che potesse fermare l’avversario verso Perin.
Perdere con il Napoli per la “reclam” del gol a giro e la velocità di Lozano negli spazi dà fastidio. Difficile affermare che il Vecchio Balordo non sia vivo per colpa della preparazione sbagliata o l’inizio in ritardo. Tutti sanno correre, ma tutto funzionerebbe ancora meglio se tutti fossero al Top della forma, anche se alla lunga il fiato rappresenta le fondamenta su cui costruire e senza la tecnica salta anche la tattica.
Nicola vuol vincere con i tre mediani, il silenzio in questo momento non è d’oro, perché altri bisbigliano e non parlano inseguendo differenti soluzioni tattiche da parte dei consiglieri del Joker.
Un film già visto, ormai una corazzata Potemkin da qualche anno che non naviga e non porta lontano per le disattenzioni e i tanti equivoci tattici, con qualche calciatore fuori ruolo e l’atavica mancanza di una punta che riesca a concludere bene. La solita coperta corta degli ultimi campionati si è vista dopo la ripresa: giocatori poco adatti per le transizioni veloci davanti e giocatori non veloci che sono in difficoltà negli spazi larghi in fase difensiva.
Dalla gara con il Napoli bisogna estrapolare la partita di “Tarzan” Perin, autore di interventi importanti, e la sorpresa Goldaniga: l’unico, può darsi con Romero, a cercare la profondità e la superiorità numerica tra i difensori. Aggiungerei anche Schöne rispetto alle altre gare, che non ha dimenticato il gioco posizionale dell’Ajax quando viene supportato da compagni che giocano senza pallone. Quante volte il danese alza la testa, indica il passaggio e invita il compagno davanti a dargli la possibilità di servirlo e invece il compagno rimane fermo?
La squadra deve dare di più e i senatori, i leader ci sono, ma devono trascinarla fuori dal tunnel. Riacquistare per le prossime 4 partite da dentro o fuori la serenità mentale perché se la testa vacilla tutto diventa insormontabile.
“Nessuno può pensare che non sia responsabile per la situazione in cui si trova, ma lo diventerà se non farà nulla per cambiarla” diceva Martin Luther King.
Nicola e il suo staff ci metteranno del loro cercando moduli, strategie, schemi diversi per ottenere non solo la superiorità e il risultato, visto anche con il Napoli con una difesa a quattro, un 4-4-2 in alcuni momenti della gara, e il finale che se fosse riuscito con il pareggio sarebbe stato sublimato con una sorta di 4-2-3-1, benché camuffato.
La speranza con il Genoa non va mai in vacanza e anche quest’anno bussa alla porta del Vecchio Balordo. Importante che a Pegli tutti pensino di potercela fare: saranno già a metà strada. Come in piena pandemia, tutto andrà bene alla fine?
Oggi bisogna essere ottimisti sull’isola genoana: ci sono ancora buone – anche se non infinite – possibilità di arrivare alla salvezza. L’importante è non sciuparle.