La rincorsa salvezza per il Genoa non è finita ieri, ma è appena incominciata.
Potrebbe essere finita qui se il Grifone si togliesse la paura, una qualità che si è vista in ogni gara dalla ripresa della stagione nel bene, quando in vantaggio, e nel male, quando in svantaggio. È la paura di chi non toglie le ragnatele dal soffitto temendo che cada il soffitto. Quello che si è visto contro Torino e Lecce.
Il Genoa appesantito dalla tensione e il Lecce no sono stati un fotogramma della gara. Una gara troppo importante il risultato ottenuto.
Il Vecchio Balordo adesso deve trovare il coraggio, altra qualità più cospicua dell’uomo che non si sente al sicuro. Ormai è evidente che l’arte d’aver paura senza che la gente se ne accorga non regge le prestazioni del Genoa.
Contro il Lecce non si può affermare che ci fossero giocatori fuori ruolo, non si può affermare che mancasse l’esperienza visto e considerato che i primi undici mandati in campo avevano tutti un pedigree, se non internazionale quantomeno europeo, di gare giocate in Champions ed Europa League.
Liverani al termine della partita ha dichiarato che è stata “persa una partita impossibile” e che lotteranno fino alla fine, speranzoso di fare su 12 punti almeno 9. Nicola, invece, affermava che “abbiamo vinto una partita che ci dà un leggero vantaggio, ma non è finito nulla”.
Ha ragione: occorrono almeno 5 punti per non chiedere soccorso finale. Allora a questo punto già da mercoledì il coraggio per il Vecchio Balordo dovrà esser l’effetto di una grandissima paura. Come nella vita, anche nel calcio la paura di morire ci farebbe fare qualsiasi operazione per sopravvivere.
Il Lecce ha giocato più da squadra fino alla trequarti, ma difficilmente ha fatto fare miracoli a Perin. Il Lecce ha attaccato con più uomini, attacco organizzato anche con 6/7 calciatori, mentre al Genoa non è riuscito di prendere le misure, in particolare a Barak, l’unico che ha cercato il gol da fuori area.
Il Vecchio Balordo e Nicola dalla panchina hanno fatto fatica a non fare riempire l’area davanti a Perin pur avendo dimostrato di avere i mezzi quando li contrastavano nella ripartenza dal basso perché pressati, operazione fatta ma non con continuità. Liverani ha studiato bene il meccanismo genoano occupando meglio rispetto ad altre gare le corsie laterali e crossando di più rispetto alle altre gare.
Criscito e compagnia invece, continuando a giocare con palloni lunghi, hanno favorito i salentini non accorgendosi che ogni azione con pallone a terra dentro la metà campo salentina creava dolori.
Prossimamente non c’entreranno nulla il calendario, gli orari in cui si giocherà, bensì conteranno la forza fisica e mentale di raggiungere l’obiettivo. E conterranno anche i cartellini gialli e rossi. Il Lecce, ad esempio, la prossima gara la giocherà senza Petriccione, un punto di riferimento dei salentini.
I provvedimenti disciplinari conteranno così come gli infortuni muscolari. Il Genoa ieri ha dovuto rinunciare a Sturaro e Sanabria con Behrami e Cassata in borghese e in tribuna.
Nelle cronache di oggi si legge che il Lecce ha perso per un autogol fortunoso, ma facendo il paragone con quello incassato dal Genoa c’è poca differenza: Romero una bella statuina spocchiosa che non salta a colpire di testa un pallone che poi ingannerà Perin. Romero in queste quattro giornate che mancano alla fine deve dimenticarsi che il 3 agosto sarà un calciatore della Juventus.
Il post-Covid del Genoa ha fatto vedere qualcosa di particolare. I calciatori inaspettati come Goldaniga, Lerager (da buon professionista ha fatto una preparazione post infortunio importante in Danimarca) e Jagiello hanno tolto delle castagne dal fuoco a Nicola: non saranno fenomeni ma la voglia, la grinta, la corsa hanno fatto la differenza. Nicola non ha fatto male, non sottraendosi alle lusinghe comprensibili della fama ma sconsigliabili in questa ripresa del campionato visti i risultati. Scoglio diceva che con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte e Nicola non è stato pagato ad impiegare calciatori – o meglio dire atleti – specializzati per il ruolo e la squadra in alcune parti è risultata squilibrata. Solamente quando ha messo in atto i correttivi si è ripresa.
Nicola ha patito come una bestia come tutti i genoani contro il Lecce. Accompagnato nell’uscire e nell’entrare tra i due tempi di gioco da Marroccu. Quasi muto nel secondo tempo e anche in discussione con qualche calciatore in campo sul da farsi.
Preziosi con la foto che sta circolando ripreso in Tribuna ancor di più. La Serie B sarebbe un grande danno e non la panacea come viene affermato con il paracadute da incassare.
Mercoledì derby. Complimenti a Ranieri che ha risollevato una squadra uscita malconcia dal lockdown. Sampdoria salva con quattro giornate d’anticipo, ma il derby non ha mai fatto fare nessun calcolo e tutto succederà anche senza le coreografie, che hanno colorato tante stracittadine, e senza il pubblico.
Per il Vecchio Balordo nella stracittadina di peccati veramente mortali non ce n’è che uno: il suicidio calcistico. La salvezza è un’altra vita del Vecchio Balordo, come una cipolla che si sbuccerà piangendo che dovranno essere lacrime di gioia.