Dopo la vittoria di ieri sera e la matematica salvezza centrata dal suo Genoa, Davide Nicola ha parlato questo pomeriggio ai microfoni di Radio24, nell’ambito della trasmissione “Tutti Convocati” (clicca QUI per ascoltare l’audio integrale). Si parte subito dal “giorno dopo”, da come il tecnico rossoblu, a godersi una passeggiata in giro per Pegli, stia vivendo la salvezza conquistata col Genoa.
“L’emozione è la continuazione del giorno prima, nel senso che non appena è finita la partita c’è stato un grande senso di gratificazione, fiducia, gioia, ma non tanto solo per l’allenatore, ma quanto per l’allenatore nei confronti di tutto l’ambente: tifosi, società, direttore sportivo, giocatori. Quando riesci a fare qualcosa di importante, chiaramente sei contento e felice anche per gli altri. Se c’è stato un momento in cui ho avuto paura? Sicuramente ci siamo trovati nella condizione di avere un altro tipo di partenza, a livello emotivo, rispetto alla partita di Sassuolo, dove eravamo forse più attenti inconsciamente a cosa accadeva in un altro campo e non stavamo pensando a cosa dovevamo fare noi. Ecco perché è venuta fuori una prestazione completamente sballata dal punto di vista emotivo. Col Verona l’approccio è stato diverso, perché ci sono state anche decisioni diverse: niente telefonini, niente tabelloni, solo pensare a noi. Con una vittoria sapevamo di poterci salvare e una squadra che aveva totalizzato diverse vittorie nelle ultime sei partite poteva fare quell’impresa lì, e l’abbiamo fatta”.
A chi gli domanda se può spiegare cosa sia il Genoa da fuori e come mai le ultime stagioni siano arrivate stagioni all’ultima giornata, Nicola risponde come segue. “Io non posso spiegare, ma solo avallare che negli ultimi quattro anni le cose sono state più difficoltose. Non posso però spiegare qualcosa che è accaduto prima del mio arrivo. In questi sette mesi mi sono reso conto che ci son dinamiche per le quali, per migliorare, bisogna avere un’identità precisa, una continuità di interpreti e di gestione. Ci sono diverse situazioni, ma credo che la squadra, nella mia gestione che è stata di 21 partite, ha dimostrato valori differenti, anche di classifica, e il paradosso sarebbe stato proprio lì.
Avremmo potuto salvarci prima? L’ho detto ieri, è vero, ma tutto questo discorso salvezza è stato rimescolato in un campionato atipico e particolare. I valori più o meno sono stati quelli, ma abbiamo dovuto dare qualcosa in più. I valori più o meno sono da squadra tra il nono e l’undicesimo posto”. Alla domanda se il Genoa è fatto per complicarsi la vita e sembra quasi che abbia bisogno della sofferenza, la risposta del tecnico rossoblu è quella che segue. “Se parliamo degli ultimi anni questo è un dato di fatto, ma secondo me questo specifico periodo diventerà anche difficile paragonarlo con altri. Noi abbiamo interrotto prima del lockdown in crescita di risultati, e poi non è che non abbiamo avuto la stessa media punti. La problematica – per tutte le squadre, e questo l’ho sempre detto – è stata quella di poter gestire questa situazione dove non avevi neppure il supporto del pubblico. Noi abbiamo una tifoseria che è un valore aggiunto, riconosciuta in tutta Italia e da noi in primo luogo. È come se un attore di teatro andasse a provare e parla alla platea vuota. Ma se tu vedi una platea vuota, la resa è differente”.
Progetti per i prossimi mesi e disponibilità a continuare sulla panchina del Grifone? “Oggi è il day after ad un’impresa costata molto impegno e soddisfazione. Ad oggi vi sto parlando per la prima volta con la serenità di non dover andare ad un allenamento, di non dover rincorrere un risultato oppure un obiettivo. Sto passeggiando per le vie di Genova. La mia posizione contrattuale è molto chiara e quando ci sarà motivo e modo di parlare coi diretti interessati si farà una riunione per capire dove si vuole andare e cosa si vuole fare. Se c’è la mia disponibilità a poter costruire con un filo di pazienza in più senza mettere tutto in discussione ogni sei mesi e aprendo un ciclo? Secondo me queste sono questioni un po’ fini a sé stesse, nel senso che un ciclo parte, inizia e finisce quando ci sono una comunicazione chiara, una meta delineata, analisi particolareggiate, fiducia in tutti i componenti. Così nel corso del tempo si apre un ciclo. Qui c’è da pensare non tanto a lungo termine, ma ad una programmazione annuale. Sono tutte valutazioni che si faranno. Nel mio caso specifico, si è avuta fiducia e sono arrivati i risultati, ma c’è anche stata la possibilità di conoscerci da una parte e dall’altra. Saranno valutazioni serene, che potranno avvenire soltanto fra un po’ di tempo”.
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