Dopo la gara vinta dal Genoa contro l’Hellas Verona abbiamo chiesto il perché di un’altra stagione con salvezza all’ultimo. Il nostro giro di interviste è proseguito con Gianni Di Marzio, prima calciatore e poi allenatore e dirigente. Fra campionato e coppe, oltre a due derby disputati (uno pareggiato, l’altro perso), metterà assieme 42 panchine in rossoblu (13 vittorie, 17 pareggi, 12 sconfitte) negli anni Ottanta.

Perché il Genoa, di nuovo e dopo le promesse dello scorso maggio, è arrivato a giocarsi la salvezza all’ultima giornata? Cosa non bisogna assolutamente ripetere in vista dell’anno prossimo?

“A mio avviso non c’è programmazione, non si prendono giocatori complementari fra di loro. Non è facile costruire una squadra: il presidente Preziosi pensa di costruirla andando a cercare il singolo, l’affare, il giovane giocatore da poi rivendere. Ma non si fa così. Sono contrario a questo tipo di discorso progettuale: le squadre si fanno come si costruisce una casa, come si mette a posto una persona che si alza alla mattina e deve vestirsi intonata. E il Genoa, in tal senso, non ha mai costruito una vera “squadra”. Questo è il discorso: è sempre andato a prendere il singolo. Io, se non mi avesse bloccato il Covid, già stavo in Sudamerica a vedere tutti i giocatori. Quindi, se tu mi chiedi: “chi è quell’attaccante del River oppure chi è quella mezzala colombiana?” io ti so rispondere perché li ho visti. Qui invece comprano i giocatori ad occhio…“.


Genoa salvo all’ultima giornata: il pensieri di Sebastiano Vernazza (Gazzetta dello Sport)