Sono dodici giorni che Daniele Faggiano è ufficialmente un dirigente del Genoa. Ha interrotto un matrimonio con il Parma, che il 4 settembre 2019 aveva consolidato fino al 2022. Il giorno dopo anche D’Aversa, il tecnico dei ducali, ha rinnovato il contratto per continuare a far viaggiare la coppia dei record nella terra del parmigiano.
Da quattro giorni ha preso la scrivania al Pio Signorini. Non avrà avuto tempo per leggere i social network, ma qualcuno gli avrà spiegato la depressione calcistica del popolo genoano che non riesce a trasformare l’incubo delle ultime due stagioni con un altro sogno.
Il futuro del Genoa dopo le stagioni al cardiopalma è un chiodo fisso che ruota intorno all’autostima di qualcuno che avrebbe dovuto portare un po’ di luce e accendere i riflettori sulla nuova stagione. Invece il silenzio, come nel passato, e un po’ di mancanza di comunicazione non aiutano a chiarire ed esporre non soltanto il progetto di Faggiano (nel calcio italiano il progetto sono quasi esclusivamente i risultati), ma anche le sue idee, propiziando piuttosto la costruzione di prigioni in cielo come nel passato.
Le comunicazioni sono in mano ai social, un mezzo di comunicazione così diretto da riflettere la volubilità dello stato d’animo dei tifosi del Vecchio Balordo. Tutto dipende dalla capacità dei giornalisti di riconoscere una pseudo-notizia: il cane che morde un uomo non lo è, si diceva nel passato, un uomo che morde un cane invece sì, specialmente in tempi di calciomercato.
Per adesso Daniele Faggiano si può raccontare solo per quello che ha fatto nella sua carriera calcistica. Bari, Siena, Trapani, Palermo, Parma, Genoa tra i professionisti dal 2011 e una gavetta precedente tra le squadre dilettanti del Salento e pugliesi: questo il curriculum del nuovo dirigente che dovrà far volare nuovamente il Grifone in zone più consone della classifica rispetto agli ultimi anni.
Pur non conoscendone le deleghe o il potere di firma, stando alle parole di Preziosi post-paure da retrocessione, i poteri dati a Faggiano (che nell’organigramma del sito ufficiale rossoblu figura già come direttore sportivo) erano pieni per chi avrebbe preso le redini del Vecchio Balordo nell’area tecnica e il Genoa del futuro dovrebbe portare – sempre meglio il condizionale con quello già visto nel passato con altri uomini di calcio – il marchio del dirigente salentino.
A Parma, dopo averci lavorato calcisticamente 7 anni, me lo descrivono come “schietto, sincero, intenso. Grazie a queste caratteristiche Faggiano ha permesso con gli altri dirigenti di far crescere i ducali dal fallimento alla Serie A e il suo lavoro rimarrà nella storia del Parma“. È voluto andare via dall’Emilia per cercare nuovi stimoli, con la volontà di volersi mettere alla prova in una nuova situazione non facile.
Faggiano fino alla fine di luglio è stato una vera propria garanzia di successo e non solo a Parma viste le cinque promozioni nel suo curriculum. La prima da osservatore nel Bari capitanato da Giorgio Perinetti, il suo scopritore quando fu ammaliato dalla competenza calcistica del giovane dirigente del Noicattaro che gli indicò Caputo, oggi il primo cannoniere del campionato italiano senza rigori. Faggiano sarebbe poi stato coinvolto dalla grinta di Antonio Conte allenatore del Bari. Le altre promozioni con il Siena, sempre con Conte in panchina e Perinetti a dirigere; a Trapani prima da DS (con un passaggio a Palermo dove ci mise solo alcuni mesi prima di lasciare Zamparini non condividendo le sue idee e intromissioni e il licenziamento dell’allenatore, rinunciando anche all’ingaggio) e l’ultima dal C alla A con il Parma.
Con Antonio Conte ha fatto lo stesso percorso di studi extra calcistici laureandosi nel 2008 ad Urbino in Scienze Motorie con una tesi su “sport e disabilità”. Faggiano è stato un portiere nelle zone dilettantistiche delle Marche ed era salito alle cronache anche della Gazzetta dello Sport nel 1994 quando giocava nell’Avis Montecalvo. Da qualche anno tra i pali veniva etichettato dalle urla dei tifosi con “terrone, terrone“. Faggiano per mettere fine agli insulti, che non davano fastidio, in modo goliardico si fece confezionare la maglia da numero 1 con la scritta “terrone” sulle spalle giocando da lì in avanti parecchie gare.
Faggiano non avrà chiesto carta bianca, perché si prende tante responsabilità che esulano da quelle prevista dal ruolo di direttore sportivo, ma vorrà avere la fiducia e l’appoggio della proprietà. E si consulterà spesso con quest’ultima, consapevole che la responsabilità è grossa. Come nel passato in altre società terrà a specificare che se ci saranno colpi di mercato non saranno i suoi o di qualche altro, ma del Genoa, perché per lui prima vengono la squadra e la tifoseria genoana, troppo colpite e amareggiate dai risultati negativi degli scorsi anni.
Faggiano non scopre l’acqua calda se il Patron ha dei consulenti privilegiati: con tutti vorrà parlare in anticipo delle mosse di mercato, non tenendo nulla di nascosto. Ritorna a galla qui una frase storica di Faggiano durante il periodo di calciomercato, ripetuta tutti gli anni: “Abbiamo il malcostume nel calcio italiano di fare tutto nell’ultimo giorno di mercato, quindi cambia poco se dura uno o due mesi“.
Era importante che Faggiano in questi primi giorni di avventura a Pegli si documentasse e scoprisse anche la “genoanità” di quelli che hanno tirato la carretta nei momenti difficili mettendoci sempre la faccia. Per quanto riguarda il calciomercato, Faggiano ha ottimi rapporti con Giuntoli e il Napoli. Del Napoli Faggiano ingaggerebbe tutti i giocatori.
Con il suo collaboratore storico De Vito, portato sotto la Lanterna, cercherà di mettere a frutto il lavoro maturato coi ducali? È una memoria storica e ha recuperato tanti calciatori che da stelle erano passati dalle stalle. Gli ultimi sono stati Gervinho, Bruno Alves, Kucka, Hernani, che hanno fatto le più recenti fortune del Parma. Bravo a farsi dare anche Kulusevski dall’Atalanta, che aveva incantato in tutte le gare giocate con gli orobici nel campionato Primavera, e Cornelius, sempre in prestito dalla Dea.
Se Faggiano verrà presentato, lo speriamo, dirà semplicemente come già successo altre volte che “non sono venuto qui per rilassarmi. Adesso dobbiamo remare tutti dalla stessa parte“. Importante conoscere i suoi programmi e le sue idee.