Dopo 48 ore e dopo quanto accaduto in casa Genoa prima e dopo la partita di Napoli si continuano ad aspettare FIGC e Lega Serie A per avere l’ufficialità della sospensione (come minimo) di Genoa-Torino e Juventus-Napoli.
I partenopei faranno tre tamponi in una settimana (ieri, domani e sabato prima di partire) e potrebbe succedere quello che è successo al Genoa: tutti negativi e il giorno dopo 10/11 calciatori positivi .Nessuno degli scienziati interpellati è riuscito a dare una risposta a quello accaduto al Vecchio Balordo, anzi sono stati messi in discussione i tamponi come è successo nel passato per le mascherine. I tamponi non sono efficaci o si sbagliano? Allora anche nel calcio come nella scuola, che non riesce a trovare una via d’uscita ai raffreddori di stagione, via ai test rapidi.
Il calcio in generale non è raziocinante ed equilibrato. C’è un focolaio dentro il mondo del pallone non solo per i calciatori genoani. Bisognerebbe contare quanti sono in quarantena silenziosa i calciatori e quanti vengono mascherati se non giocano per infortuni muscolari.
L’unica situazione ragionevole di ieri è che le strutture nazionali del CTS hanno dichiarato che il Vecchio Balordo non è l’untore del campionato e per la trasferta di Napoli ha fatto tutto secondo le normative e prescrizioni della ASL.
L’idea di sospendere la terza giornata di campionato dovrebbe essere non solo ragionevole, ma anche condivisa: e non dovrebbe chiederlo solo il Genoa di sospendere la gara di sabato prossimo.
Il problema del Covid riguarda tutti i calciatori (anche tramite Instagram la loro specialità per le cose inutili potrebbero farsi sentire), gli allenatori, i direttori di gara, gli staff medici e tecnici. Tutti zitti: hanno famiglia e bambini, compresa l’Assocalciatori.
Oltre il mondo del calcio dovrebbero prendere posizione i Presidenti di Regione, i Sindaci, il Prefetto, l’ordine dei giornalisti perché dentro uno Stadio anche se vuoto non ci sono solo componenti del calcio.
Tutto sarebbe più facile se tutti in coro chiedessero solamente la sospensione della terza giornata di campionato per non rifare l’errore, come successo a febbraio a Bergamo, anzi Milano, e Liverpool, di vedere le tragiche conseguenze di due gare che si potevano evitare. O che per lo meno si poteva evitare di giocarle a porte aperte con 50mila spettatori non solo sugli spalti, ma in giro per le città un giorno intero.
Se dovessero decidere il CTS o il Ministero della salute e dello Sport o il CONI la sospensione del terzo turno di campionato sarebbe un altro autogol della dirigenza federale del calcio.
Basta ascoltare deliri da parte del Presidente della FIGC e della Lega calcio spalleggiati e pressati fino alle elezioni dai Presidenti di Regione sulla riapertura degli stadi in emergenza sanitaria, non solo in Italia.
I dirigenti del calcio, anche dopo il lungo lockdown di marzo, non hanno capito che il calcio non può essere qualcosa di diverso rispetto al Coronavirus. Fermare il campionato sabato e domenica prossima potrebbe essere un segno di intelligenza non soltanto calcistica.
Tutti d’accordo che la pandemia sta sollecitando l’esplosione del vaso di Pandora di tutti i mali del calcio. Non si può più riempire questo vaso ad oggi come si poteva fare quando cresceva, ma non si rompeva.
Saltano all’aria aziende ed economie sane figurarsi il calcio che si è sempre mangiato il suo futuro con il bancomat dei diritti televisivi e le plusvalenze gonfiate. Il virus, per di più con il calciomercato che sta per finire, è stato al ribasso negli acquisti (rari) ma non nella gestione della durata dei contratti e delle spese sugli ingaggi.
Le stagioni e i campionati devono essere portati a termine, il salto di una giornata di calendario non può diventare un problema perché si giocano l’Europeo o le Coppe Europee dopo aver giocato una estate intera ogni tre giorni.
Occorrono regole certe, bisogna rifare subito il protocollo e non fidarsi per l’ennesima volta dell’Uefa che dichiara che bastono 13 calciatori e 1 portiere di riserva dopo aver concesso le 5 sostituzioni.
Quella della UEFA è un’altra operazione che ha l’interesse di far aumentare le rose delle società per la gioia dei commercianti di calciatori e del calciomercato.