Trentuno: è il numero dei giocatori attualmente positivi al Covid-19 in Serie A. In larga parte asintomatici, in alcuni casi febbricitanti e subito pronti a dichiarare che il coronavirus è tutto tranne che una semplice influenza. La realtà è che oggi, agli infortuni cui eravamo abituati nelle passate stagioni, vanno aggiunti in scala ancora maggiore gli indisponibili per Coronavirus. Una realtà difficile alla quale abituarsi, e non solo per gli addetti ai lavori. Ma o ci si arrende al Covid o si cerca di andare avanti.
Il Genoa, con ancora 9 calciatori positivi (a ieri sera Criscito, Zappacosta, Pellegrini, Lerager, Brlek, Cassata, Males, Pjaca e Destro) e 5 membri dello staff, è la squadra più colpita nel massimo campionato italiano, ma anche quella nella quale si sono “negativizzati” più giocatori sino ad oggi (8). Segue la Sampdoria, che oggi non ha positivi al Covid, ma che dopo la Juventus, nella scorsa primavera, era stata la formazione più colpita dal virus. Diverse le positività anche nell’Inter e nel Parma, sono invece 9 le squadre (Benevento, Bologna, Cagliari, Crotone, Fiorentina, Lazio, Sampdoria, Torino e Udinese) che attualmente non devono fare i conti con casi di contagio all’interno del gruppo-squadra. In Serie B spicca la vicenda del Monza, che ha chiesto e ottenuto il rinvio della partita contro il Vicenza “vista l’istanza presentata dalla società relativa alla positività al virus SARS-CoV2 di n° 7 calciatori e l’isolamento obbligatorio per altri due calciatori fino al 17 ottobre 2020”. Una domanda sorge spontanea: l’ormai famoso bonus, varato dopo l’ultima assemblea di Lega Calcio, varrà anche per la Serie B? La conferma arriva da Galliani: “Sulla base di quanto normato, abbiamo deciso di giocarci subito il jolly che permette di chiedere una volta nel corso della stagione il rinvio di una gara in caso di più di 8 calciatori positivi o in isolamento”.
Il Covid-19 ha portato nelle nostre vite tante parole spesso accantonate come “isolamento”, “quarantena” e “tracciamento”. Nel calcio, sport di contatto, è difficile evitare una sportellata in corso di gara o marcare a 5 metri il diretto avversario. Non è contemplato, più che altro. E allora, se ci sommiamo che UEFA e altri organi direttivi del calcio permettono trasferte con le Nazionali e giri con aerei o pullman per mezza Europa e mezzo mondo, ecco che scopriamo che le prossime due o tre settimane potrebbero diventare decisive per capire quanto l’ultima pausa inciderà sui campionati di calcio.
Il rischio di ulteriori contagi indubbiamente c’è: basti pensare a Barak dell’Hellas Verona contagiato in nazionale oppure al ct slovacco Hapal in quarantena, con la Nazionale slovacca farcita di calciatori di Serie A, da Lobotka a Kucka passando per il già isolato Skriniar. In Macedonia, il portiere Dimitrievski è risultato prima positivo e poi “falso positivo”: posto in isolamento nella prima gara di Nations League, nella seconda è sceso in campo. E ancora preoccupano, a priori, lo sviluppo dei contagi nell’Italia Under 21, che ha messo fuorigioco ben 7 giocatori. Insomma, una situazione in divenire e da monitorare giorno per giorno, esito per esito, cercando in questi ritmi un briciolo di normalità (che non c’è).
Andare avanti e mantenere tutto il rigore possibile diventa l’unica strada. Le recenti vicende, al Genoa come in altre squadre italiane ed europee, insegnano che spesso non è sufficiente. Le occasioni di contagio andrebbero evitate fuori dal campo e nel rettangolo di gioco diventa più complicato, ma comunque più contenuto in relazione a tanti altri momenti della giornata.
Lo testimoniano il boom di contagi avvenuto nelle ultime ore in Eredivisie o in Ligue 1. In Olanda il Governo ha imposto la chiusura anticipata di bar, ristoranti e vietato lo sport amatoriale, in gran parte della Francia sarà in vigore per almeno 4 settimane un coprifuoco dalle 21 alle 6 del mattino. Nelle squadre di calcio i casi di Covid non mancano: ieri 4 nel Groningen e altrettanti nel De Graafschap, questa mattina il Montpellier ha annunciato in un’unica soluzione 12 positivi (8 giocatori, 4 dello staff) mettendo con le spalle al muro la federazione in vista della partita contro il Monaco. La squadra di Der Zakarian, peraltro, è stata fra le più colpite anche nel corso della prima ondata. Il 24enne Junior Samba ha trascorso 3 giorni in coma artificiale, come ammesso dallo stesso giocatore della squadra francese. Oggi racconta: “Ora sto bene, ma ho pensato di morire. Fa paura pensare che un giovane calciatore possa finire in coma e penso che sia stato uno dei motivi per cui è stato fermato il campionato. Era una decisione da prendere”.
Il tracciamento più regolare e capillare è quello offerto dalla Premier League, che ogni settimana aggiorna i tifosi (senza fornire nominativi) dei tamponi risultati positivi sugli atleti e i metri dello staff. Si parla di un dato in linea col calcio italiano: in Inghilterra sono risultati 34 i positivi da inizio settembre su un parco di calciatori e staff di 1128 persone. Nell’ultimo mese e mezzo, il 3% dell’intero campionato ha avuto o ha ancora il Covid.
Di Alessio Semino e Lorenzo Semino
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