Mattia Perin ha commentato il pareggio conquistato al Bentegodi dal Genoa ai microfoni di SkySport. Il portiere, primo contagiato in casa rossoblu e reduce da settimane in isolamento a causa della positività al Covid-19, questa sera è stato decisivo. “A questa partita possiamo dare solo un nome: squadra – sostiene Perin – Abbiamo passato un periodo veramente difficile senza allenarci, me compreso, ma abbiamo deciso di non avere alibi, di essere compatti perché non vogliamo ripassare la stagione dell’anno scorso. È fondamentale fare punti in queste partite: da questi campi e queste partite passa il nostro percorso. Oggi abbiamo dimostrato – contro una squadra molto forte che l’anno scorso era sulla bocca di tutti l’anno scorso e lo sarà anche quest’anno – piano piano, con il lavoro e la compattezza, che ci piacerebbe stupire le persone senza fare voli pindarici. L’obietto è la salvezza e lo sappiamo, ma dentro di noi ci deve essere il seme della sorpresa anche per la gente che ci tifa da casa e che sta soffrendo. Ci teniamo tanto a migliorare la stagione dell’anno scorso”.
Il portiere del Genoa, visibilmente commosso, aggiunge: “Il momento più emozionante? È stato l’inizio. Non mi va di fare polemica, ma mi hanno dato fastidio attacchi secondo me insignificanti che ci sono stati. Visto che ho l’opportunità e ci seguono tante persone, dico che è una malattia subdola. Non sai come la prendi né dove la prendi. Siamo persone normali, come le altre persone andiamo a cena. I ristoranti sono aperti. La società sta facendo un lavoro straordinario, ci tengo a ringraziare il Genoa compresi i dottori Gatto e Stellatelli. Super efficienti. Voglio applaudire tutta la società. Mi hanno dato fastidio i classici cliché sul fatto che il giocatore non sappia stare attento o sia superficiale. Non mi ci sono ritrovato e a volte anche noi dobbiamo alzare la testa e dire quello che pensiamo: mi sono stufato del fatto che noi passiamo per quelli che ridono e scherzano sempre da superficiali. Siamo, con grande umiltà, tutti esseri umani. E capita”.