Tutti scoprono Nicolò Rovella adesso, in molti spedendolo virtualmente già lontano da Genova e dal Genoa in caso di mancato rinnovo del contratto (“posso assicurarvi che il presidente, l’ad Zarbano ed io ci stiamo lavorando, cercando di non fare sperperare un patrimonio del Genoa” ha sostenuto ieri il ds Faggiano a Telenord). La verità è una sola: il lavoro del settore giovanile rossoblu, al netto di strutture ben lontane da quelle di cui dispongono altri club, è sotto gli occhi di tutti. O meglio, è sotto gli occhi di tutti solo quando ne parlano tutti. Perché Rovella non è una novità recente, bensì un prospetto accudito e visto crescere poco a poco. Un talento puro da sgrezzare. Arrivato qui all’età di quattordici anni e mezzo ripercorrendo le orme del nonno, genovese di nascita.
Tre anni e mezzo fa, nell’estate 2017, lo hanno portato in Liguria Michele Sbravati, Carlo Taldo e gli osservatori del settore giovanile rossoblu. Prima giocava nell’Alcione, società dilettantistica vicino a Segrate. Tifoso dell’Inter fin da bambino, il giovane Rovella è presto finito tra le mani dei tecnici delle giovanili del Grifone, tra i più bravi del panorama italiano (e lo dicono i risultati). Noi, a cavallo tra Voltri e Arenzano, lo scoprimmo oltre due anni e mezzo fa, al termine della stagione 2018/19 del Genoa Under 17. Già all’epoca si vociferava che, con le sue caratteristiche, nel futuro avrebbe potuto trovare spazio in Serie A. E non sarebbe stato il solo.
Il 23 maggio 2018 guidava ancora il centrocampo dell’U17 allenata da mister Chiappino e lo faceva in un quarto di finale contro il Frosinone. Fu la prima volta in cui vedemmo Rovella. Tra le molte foto in archivio, ne rimane una che lo immortala in un lungo abbraccio con Patrizio Masini, oggi alla Sambenedettese, autore del gol del 2-0 nel finale con una bordata da centrocampo. Era un abbraccio liberatorio, di ritorno dalla convocazione con l’U17 azzurra che ventiquattro ore aveva perso l’Europeo di categoria solo in finale. “Il risultato ottenuto da Russo e Rovella con la Nazionale ad EURO 2018 è anche frutto dei compagni di squadra al Genoa – avrebbe spiegato Chiappino nel dopo-gara, a testimonianza di quanto contassero e contino ancora gruppo e coesione all’interno del settore giovanile rossoblu.
“Tra di loro si supportano e il loro rapporto parte da molto lontano”. E non a caso quel Genoa Under 17 (che, per programmazione a lungo termine, avrebbe dovuto avere in rosa anche Salcedo e Pellegri) sarebbe arrivato, proprio nel giugno 2018, a giocarsi la semifinale contro l’Atalanta, a Zingonia. Eravamo anche lì. Rovella sarebbe finito in più di un nostro scatto. Il responsabile Michele Sbravati, a fine gara, ben consapevole da tempo delle potenzialità di questi ragazzi si sarebbe sbilanciato dicendo che “per continuità questa Under 17 era forse il gruppo migliore negli ultimi vent’anni“. Con una precisazione proprio sui ragazzi che componevano quel gruppo: “Il traguardo che noi speriamo raggiungano è di diventare calciatori professionisti, facendo del calcio la loro professione“.
Ad avvicinarli al calcio dei “grandi” sarebbe arrivato da lì a poco il grande show del calciomercato. Le vicende avrebbero portato Russo, appena sfiorato da qualche convocazione in prima squadra col Genoa, lontano dai colori rossoblu. Prese la direzione di Reggio Emilia, venduto a titolo definitivo per fare arrivare in prestito con diritto di riscatto Cassata. A differenza del presente, le sirene del mercato erano invece molto più lontane per Rovella, che a quel punto fece il salto in Primavera prendendosi le chiavi del centrocampo. Colpì già nella prima amichevole, quando ricevette l’incarico di battere tutti i calci piazzati. “Mi raccomando ragazzi: mai montarsi la testa” avrebbe detto uno dei suoi allenatori lungo il percorso nel settore giovanile.
La stagione 2018/19, quella della finale al Torneo di Viareggio e della retrocessione in campionato (con successivo ripescaggio ai danni del Palermo) dopo lo spareggio contro l’Empoli, lo vide incrociarsi la prima volta con qualche avversario o compagno che iniziava, poco a poco, a prendere la direzione del centro sportivo di Pegli o della Serie A. L’annata fu in chiaroscuro, ma anche la presa di coscienza definitiva dell’importanza del classe 2001 nel centrocampo e nel gruppo rossoblu. Piedi buoni e personalità da vendere, era il punto di riferimento già nei suoi esordi in Primavera. Quel Genoa, che faticava in Primavera 1, nella Coppa Carnevale ricevette il sostegno del pubblico rossoblu, che si soffermò sui Grifoncini alla ribalta per dimenticarsi della caduta libera post-Ballardini della prima squadra: un copione cui avrebbe abituato negli ultimi anni. Al “Picco” di La Spezia, sotto gli occhi della dirigenza del Genoa, tutti videro la finalissima persa contro il Bologna e le prime lacrime di Rovella a centrocampo dopo aver dato tutto. Terminò quel match con la fascia da capitano al braccio. Quasi un segno del destino. Già si capivano i numeri del centrocampista di Segrate, che a dire il vero aveva raggiunto i compagni solamente nelle fasi finali. Il motivo? Era in viaggio per l’Europa con la Nazionale.
Difficile trovare un sostituto, ancora più complicato cambiare il sistema di gioco. Il Genoa adattò un difensore nel suo ruolo (Vasco da Cunha) e tesserò un centrocampista ad hoc per il torneo: si trattava di Stefano Cella, oggi in prestito al Gozzano ma di proprietà della Cremonese. Anche grazie al suo apporto i ragazzi di Sabatini arrivarono lontano, imparando il valore di una corsa in più o l’importanza di un calcio di rigore. E quella di uno smista-palloni. Tornando a Nicolò, era tornato in tempo per le partite più complicate, come quella giocata contro il Parma decisa da un capolavoro di Cleonise, accesosi all’improvviso come suo solito. L’olandese è un altro, il primo in quella squadra, ad aver esordito fra i grandi con la maglia rossoblu. A guardare quella semifinale, a Forte dei Marmi, c’era anche il presidente Preziosi: a fine partita volle congratularsi personalmente con tutti i ragazzi protagonisti di una rimonta che valse anche le telecamere delle televisioni nazionali.
“Sono arrivato l’anno scorso, questo è il mio secondo anno al Genoa – raccontava nella sua prima intervista a Buoncalcioatutti dopo esserci incrociati per qualche scatto condiviso via Instagram – Vengo da Milano e quando abitavo a Segrate giocavo nell’Alcione. Vivo in convitto, ma fin da subito mi sono trovato molto bene con la società e tutto lo staff. Qui è tutto molto bello“. Poco a poco, senza grandi riflettori, ci si accorgeva del talento di questo ragazzo, che da Neustift avrebbe cominciato a prendere parte ai ritiri estivi della prima squadra. La prima volta in maglia rossoblu il 3 dicembre 2019, esattamente il giorno prima del diciottesimo compleanno, in una gara di Coppa Italia al Ferraris contro l’Ascoli. Cinque minuti finali al posto di Cassata. Solo un lampo prima della fatidica data del 21 dicembre coincisa con l’ultima di Thiago Motta sulla panchina del Genoa: in quella fredda serata milanese arrivò l’esordio a San Siro con l’Inter. La prima volta in Serie A.
Da lì in avanti ci si accorse a più latitudini che nel Genoa, alternandosi fra Primavera e primis squadra, stava crescendo un ottimo prospetto. Un giocatore che, per personalità nell’andare a prendersi il pallone e contenderlo agli avversari, non avrebbe tradito la sua carta d’identità. Della sua grinta, tenacia, sicurezza ci parlarono anche i genitori e la sorella dalle tribune del Begato 9 Stadium. “Era il suo sogno quando arrivò a Genova a 14 anni. La prima cosa a cui aveva pensato era di esordire a Marassi. Il nonno, poi, è di Genova: per noi è un sogno“. Parole che dovrebbero fare riflettere oggi, col contratto in scadenza nel luglio 2021: Nicolò Rovella, che in rossoblu ha ancora tanto da dimostrare, non va abbandonato a cuor leggero. Possibilmente, non va proprio abbandonato e spedito lontano da Genova. Le prime cinque presenze in rossoblu nella stagione in corso lo hanno mandato alla ribalta. L’eco mediatica lo spinge ogni giorno un po’ al Milan, un po’ all’Inter, un po’ alla Juventus, complice un contratto non ancora rinnovato e del qual si sta discutendo.
Via social, la sua agenzia di procuratori ha ieri condiviso la foto dell’articolo della Gazzetta dello Sport che sottolineava a più riprese di un “gioiello a scadenza“. Non un buon auspicio nella direzione di una permanenza (almeno sino a giugno) visto che nella storia successiva, che rilanciava Transfermarkt, si chiedeva invece agli utenti Instagram di dare la loro valutazione del giocatore in una scala da 5 a 20 milioni. Al di là delle aste da social network, trattenerlo ancora a Genova sarebbe non solo motivo di orgoglio per Nicolò, ma anche per chi, da lontano e senza mettere i manifesti, è andato a scovarlo in terra lombarda. “Tra la capacità del presidente, il rapporto col suo agente e la voglia di Rovella di giocare nel Genoa, penso che tra persone si possa raggiungere un obiettivo” ha sentenziato Faggiano. Ma sarà il futuro, da qui a gennaio, a dire che ne sarà. E l’idea di perdere subito Rovella, magari con la beffa del mancato rinnovo, non ci piace affatto.
Non è nemmeno l’unico elemento della Primavera che potrebbe dare una mano alla prima squadra: Kallon potrebbe rivelarsi utile come supporto ad una prima punta, Eboa Eyango quella mezz’ala di movimento che in diverse occasioni avrebbe fatto comodo al Genoa.
LA NOSTRA PRIMA INTERVISTA A ROVELLA (23 MAGGIO 2018)
TRAVERSA E GOL PROPIZIATO PER IL 4-3 SULL’INTER (19 OTTOBRE 2019)
Faggiano: “Dobbiamo dare di più. Rovella? C’è volontà di tutti di trovare un accordo”