Non si era forse capita la Rivoluzione di Faggiano appena sbarcato a Pegli. Cominciare dalla rivoluzione, ossia distruzione senza costruzione, è stato per il Direttore sportivo come spogliarsi tutto nudo per un buco nel vestito.
Fuori dirigenti (e non solo) e occupazione di tutti gli spazi, eccetto quelli amministrativi, mettendo uomini nuovi mai presentati e comunicando a destra e manca senza ascoltare i consigli degli addetti stampa ed altro, non ha giocato a favore di Faggiano, reduce dalla cavalcata con il Parma dalla Serie C alla A. Genova è Genova – con tutto il rispetto per Parma – e le rose parmigiane fino allo scorso hanno, a Pegli sono diventate spine.
Faggiano quando si allontanò dal Parma scrisse sul sito gialloblù: “questa società dalla proprietà a tutti i dipendenti, rappresenta per una famiglia. Per questo la decisione di andare via non è stata facile, ma mi sembra corretta nei confronti di me stesso e delle persone con cui ho condiviso questi anni di lavoro”.
Arrivato a Genova, subito la rivoluzione. Perché sapeva o immaginava che il Genoa non fosse una famiglia? Era meglio controllare e formare prima una famiglia, vista l’esperienza passata e quelle al Genoa, e dopo ribaltare tutto.
Doveva spiegare e dire il perché di questa rivoluzione partita prima dietro le scrivanie e dentro il magazzino, poi sul pullman e infine sul campo. Ha aspettato Italiano da metà luglio genoano fino quasi alla fine di agosto, per poi vedere arrivare Maran che non era nel suo taccuino: ne è scaturita una partenza in ritardo della squadra, il primo handicap.
Avrà pesato anche il capitolo Schöne. Subito fuori dalla lista, ufficialmente con scusanti di facciata, ma poco veritiere. E ancora il fantacalcio per la panchina del Grifone – come scritto oggi dalla Gazzetta di Parma – con D’Aversa pronto a sostituire Maran, accostato al DS dopo il “no” di Italiano. Radio Pio racconta, da parte del direttore sportivo, anche una lavata di testa ai senatori rossoblù. Tutte voci che si sommano oggi, dopo l’ufficialità dell’addio, a quanto accaduto già in tempo di calciomercato.
In questo ambito la colpa è andata sempre al Covid per la mancata uscita di qualche giocatore di troppo, consegnando una lista di 25 calciatori di cui 4/5 non si è capito – non solo calcisticamente – se sono biondi o mori, mai presentati, come quelli con pedigree calcistico. Aver dato al tecnico una lista di 33 calciatori da allenare non ha portato sicuramente buoni risultati. Che ci sarebbe stato poco tempo per tante operazioni in uscita lo aveva annunciato già in sede di presentazione Faggiano. Ma lo si è già scritto: inutile qui ripetersi sulle fatiche di gestire un gruppo così ampio che vive nello stesso spogliatoio. La rivoluzione doveva esserci nel dividere il gruppo che doveva affrontare il campionato dagli altri, che si sarebbero allenati in altro momento.
Si è scritto anche dopo il derby di lavare i panni puliti o sporchi dentro le mura di Villa Rostan perché il temporale era nell’aria. Fantacalcio l’ultima giornata di calciomercato quando nel pomeriggio Preziosi aveva per le mani, pronto a tesserarlo, Peter Hauge, il norvegese poi passato al Milan nelle ultime ore.
Insomma, un ritorno al passato: a Pegli non vola più Faggiano. Già nel primo pomeriggio ha varcato la soglia del Pio Signorini Marroccu E si aspetta anche il ritorno di Donatelli.
Il calcio significa libertà, creatività, dare libero corso alla propria ispirazione. Tutto troppo veloce per Faggiano considerati anche i tempi ristretti dettati dalla Pandemia. Forse Faggiano la vera rivoluzione sotto la Lanterna e in una città come Genova doveva incominciare a farla dentro di sé.
Il tempo è un grande maestro: Faggiano ha amato il rischio. Ma un rischio non calcolato è come giocare alle roulette russa, senza risultati sul campo. Ora si attendono notizie ufficiali dalla società sulle modifiche dell’organigramma societario.