Black Monday genoano in tutte le salse. Per il gioco, per gli interpreti della partita, per la lettura da parte di Maran prima e durante la gara. A Liverani è bastato rimettere in piedi il suo gioco, minacciato dal presidente dei ducali in settimana, per stendere il Vecchio Balordo con triangoli ben riusciti, profondità e centrocampo bene assortito. Il Genoa 2020/2021 ha i soliti difetti degli ultimi due anni. I difensori non hanno nei piedi dei goniometri, anzi, difficilmente fanno il lungo passaggio in profondità azzeccando la misura come nei cambi campo sul lato debole della squadra avversaria. Per di più, la mancanza di un difensore non esterno di piede sinistro da troppo tempo, con Criscito ai box, pesa in ogni gara con destri adattati e in difficoltà.
Il centrocampo difficilmente fa un palleggio e si limita al passaggio laterale o all’indietro, gli esterni solo Pellegrini ci prova nel saltare l’avversario e affondare sulla linea di fondo. Gli altri che si propongono sulle fasce effettuano il cross dalla trequarti gioia per i difensori e portieri avversari. Dopo i derby il Genoa di Maran ha illuso, non è mai riuscito a raddoppiare le prestazioni. Maran non è ancora riuscito ad accendere la scintilla in 9 giornate di campionato eccetto nei derby dove entrano in gioco altri fattori che hanno poco da spartire con tecnica e tattica. Le stracittadine hanno dato barlumi di luce, che nelle gare successive contro il Torino e il Parma si sono spenti per tutta la durata della gara. Ci sono state occasioni da gol ma tutte frutto di azioni individuali e non del gioco.
Nel derby fu Melegoni l’uomo gara fino all’infortunio, in precedenza Rovella. Adesso bisogna trovarne qualche altro, ripeto anche nella Primavera, qualcuno che salti almeno una volta l’avversario e crei superiorità. Il Genoa in piena zona retrocessione preoccupa, ma più che la classifica in questo momento a Pegli dovrebbe inquietare, tormentare, la tanta confusione in campo e in panchina. Gli episodi tolgono certezze e in questo momento il Vecchio Balordo ne ha veramente poche. I giocatori si rendono conto di non essere squadra e quelli non di primo pelo sul terreno di gioco, in tribuna e in panchina, sono in grado di inquadrare e leggere lo svolgimento del gioco. Tutto ciò crea nervosismo in campo e contro il Parma è venuto a galla nei continui, diciamo rimbrotti, sgridi tra giocatori.
Nel mare del centrocampo del Genoa affogano e boccheggiano parecchi calciatori. Pochi sono i centrocampisti di qualità in rosa, tutti hanno le stesse peculiarità e quando qualcuno le potrebbe avere diverse come Sturaro che taglia il campo cercando la profondità difficilmente viene servito oppure si continua a credere e far giocare Zajc nel ruolo, non suo, di mediano-mezzala. In molti si smarriscono perché non sono inventori di gioco non riuscendo a fare le due fasi di gioco, ribaltare velocemente il gioco e sono quasi tutti con le stesse caratteristiche di essere degli aggiuntivi al gioco difensivo che cercano di opporsi all’avversario designato anticipando le mosse e quando l’operazione non riesce sono dolori. Nel gioco attuale il centrocampo oltre essere uno dei punti nevralgici può determinare sconfitte o vittorie. Il possesso pallone è sterile nei 18 metri davanti alla porta avversaria, pur essendoci più qualità, sempre sulla carta, troppa fatica a trovare le combinazioni di gioco. Il possesso pallone-tattico si realizza attraverso schemi puntuali e precisi che al Vecchio Balordo difficilmente appaiono.
Tutto difficile al Genoa perché difficilmente riesce ad essere una squadra corta: la difesa non sale, il centrocampo non pressa o non sale, le punte isolate sono passive, i palloni sono persi troppo facilmente, la squadra appare sempre troppo piatta. La zona del Genoa funziona male, Gervinho ne ha goduto non essendoci stata la copertura reciproca dell’ultima linea tra i centrali e la copertura sugli esterni e dagli esterni nel caso del Parma con tre punte causando difficoltà negli 1 contro 1. Contro il Parma non si è visto né pressione, azione individuale, né pressing azione collettiva e non si può dire per stanchezza fisica avendo corso a vuoto oppure per abilità avversaria. A Maran come contro il Torino e il Parma e anche contro l’Udinese non è riuscita l’operazione derby del secondo tempo. Non è riuscito a cambiare le situazioni di gioco predeterminate e quando ha cercato di forzare lo sviluppo tattico cambiando i giocatori con i cambi, non capiti, si è vista ancor più confusione.
L’operazione 4 2 4 con Sturaro e Zajc mediani, del Brasil di Pelè , Didì, Vavà, non ha avuto successo nei 15 minuti finali – compreso il recupero – con cinque attaccanti di ruolo sulla carta, escludendo per di più l’unica nota lieta della serata Shomurodov. Non sparate su Scamacca per il gol sbagliato alla Calloni. Mal servito, è stanco come aveva annunciato alla vigila della gara dopo aver giocato una decina di gare tra nazionale, Coppa Italia e campionato in un meno di un mese. Al Parma e a Liverani è bastato fare i cambi giusti per negare agli assalitori di Maran il gol e anche il tiro in porta oltre la fantasia accreditata poco messa in atto per cambiare il risultato. Solo un Parma spaventato non ha aumentato il bottino nelle autostrade davanti a Paleari, bravo al debutto che come minimo ha salvato il risultato dalla quaterna.
Nessuno chiedeva a Maran di fare tutto e subito, solo i tifosi dopo le campagne acquisti dello scorso anno e quella di quest’anno giudicando sulla carta il valore dei calciatori la volevano come quella vecchia pubblicità dell’Amga di tempi passati: “Noi la vogliamo calda e subito”. Giustamente, dopo le “scoppole” arrivate negli scorsi campionati. Nessuno chiede a Maran di fare conferenze stampe da filosofo e monocorde. La filosofia dopo 9 giornate di campionato serve a consolarci della sua inutilità: “Siamo in questa situazione per i motivi che sappiamo. Se non avessimo subito questo giocheremo con meno paura”. È sempre colpa del Covid? Per Maran domenica prossima il Genoa si riprenderà: “Serve una reazione da squadra e da uomini veri”. Dichiarazione forte che rimbomberà negli stanzoni degli spogliatoi al Pio Signorini, sperando che sia stata anche fatta nel pre- partita. È mancata l’affermazione “dobbiamo lavorare”. La filosofia con il Vecchio Balordo di mezzo è come fisica ricreativa dell’anima, considerato il problema che quelle davanti continuano a fare punti e rispetto al passato ad oggi non preoccupa solo il Crotone. La squadra costruita male ancora non assemblata: tutte le colpe non sono solo dell’allenatore, anche se in ogni gara si rivede quello andato male nelle precedenti.
Faggiano adesso difenderà giustamente lo stipendio. Dovrebbe parlare, aprire il libro, far sapere quali sono state le carte bianche assegnategli da Preziosi quando è stato ingaggiato, perché ha fatto la rivoluzione prima dietro le scrivanie. Quanti sono stati i calciatori ingaggiati da lui e quanti dagli altri compagni di calciomercato del Joker, procuratori famigliari che non si possono considerare intenditori visti i risultati. Faggiano spieghi l’operazione Italiano e il gradimento di Maran sulla panchina rossoblù a quarti. Chi fa carceri in aria ai cronisti sui social e su Facebook, deve capire che è triste il declino per il “giornalismo dei fatti”. Una volta i giornalisti con interviste, approcci, telefonate, erano come vetrinisti, ma adesso immaginare ogni articolo come un negozio diventa difficile e bisogna aspettare che i fatti si concretizzino per scrivere cose giuste. I giornalisti hanno un dovere: cercare la verità. Nel calcio è diventato difficile, figurarsi nel Genoa. Nel giornalismo non si può puntare il dito per partito preso. È tornato Marroccu, che l’esperienza dello scorso anno sia fruttifera e porti risultati non solo sul prato verde. Ad agosto ha lasciato la baracca in silenzio dimostrando di avere una dignità calcistica. Adesso sarà difficile mettere in piedi i cocci di quello fatto in fretta e in furia.
Ormai dovrebbe essere temprato ai fantasmi della Duchessa di Villa Rostan. Non può avere la bacchetta magica qualcosa però può fare subito per cercare di cambiare la musica. Ad esempio il ritorno di Schöne nella lista dei 25 concedendo gli onori dell’uscita con una lista gratuita a qualcuno che ancora non si è visto in 12 partite giocate. Far rientrare quelli della ”Revolution” di Faggiano dietro le scrivanie ed anche far allenare a Maran solo 25 calciatori, dividendo le sessioni di lavoro, sanificando lo spogliatoio dalle polemiche. Nessuno visti i risultati pensa di essere inferiore a quelli che giocano. Anche oggi, fino al termine della giornata, sarà in onda la solita domanda: Maran ci sarà in panchina a Firenze? Non lo sappiamo. Visti i suoi protettori fuori da Pegli con buoni rapporti con il Joker, la risposta si potrebbe avvicinare al sì. In vetrina i nomi di Semplici e Nicola. Per il primo, brava persona conta poco nel calcio, sarebbe un’altra scommessa. Non tanto perché anche lui lo scorso anno è stato esonerato, ma perché il Genoa non è come la SPAL. Nicola vista la grinta potrebbe ripetere il miracolo dello scorso anno, per di più è ancora a libro paga. L’altra scelta Ballardini, come quando nel 2017 sostituì Juric alla fine di novembre salvando il Vecchio Balordo anche bene, con idee calcistiche semplici per ottenere il massimo dalla rosa a disposizione e rasserenando lo spogliatoio e tutto l’ambiente anche fuori da Pegli.