Sono passati 10 anni da quando lo spogliatoio, prima di un inizio gara, non è più un luogo sacro prima di una partita. Il calcio, la Lega e le società hanno ceduto a Sky facendo entrare in un luogo non comune un cameraman per riprendere uno “spettacolo” che non c’entra nulla con il calcio a pochi minuti dall’inizio di una partita.
Vedere i calciatori in mutande sarebbe dovuto essere un Gran Fratello Vip della pedata e Alfonso Signorini sarebbe stato il conduttore giusto: uno spettacolo falso e falsato. Chiunque dietro una telecamera recita la propria parte e per far godere qualche telespettatore o telespettatrice mostra gli addominali.
L’antropologo Mar Augè, ripreso da Bruno Barba nel suo libro “Un antropologo nel pallone“, descrisse lo spogliatoio come dovrebbe essere prima durante e dopo la fine di una gara: “è un iper-luogo, dove si crea l’anima della squadra e regna un realismo magico. È un contenitore di simboli con riti auto-referenziali e pseudo-religiosi. Un leader non si sceglie, si impone con il suo curriculum di credibilità”.
Nell’attuale campionato ne abbiamo la prova. Ibrahimovic nello spogliatoio con lo sguardo – e chissà, anche con le minacce – ha fatto rinascere tanti giocatori del Milan che lo scorso anno di questi tempi non si volevano neanche più al Fantacalcio.
Ibra avrà ripetuto la stessa operazione come nel 2006 quando arrivò all’Inter, mandando all’aria i gruppetti dei calciatori di varie nazionalità gridando: “dobbiamo rompere questi dannati clan. Non si può fare risultati e vincere se lo spogliatoio non è unito“.
Altra prova di tutto è nel libro di Jorge Valdano, “le undici verità del Leader”. “Lo spogliatoio è un habitat – si legge – In questo habitat convivono: furbi, stupidi, gentili, ombrosi, buoni, cattivi, coraggiosi, vigliacchi, vanitosi, umili, leader, gregari. Il cemento che unisce quei tasselli così diversi è la generosità di alcuni”.
Valdano si è dimenticato un aggettivo: gli invidiosi. Con le rose iperboliche per colpa del Covid o delle campagne di mercato sbagliate, delle partite simili allo scopone ogni 24 ore, difficilmente si sopportano le disgrazie altrui o del risultato in Tribuna, in panchina e nello spogliatoio. Giustamente, perché ognuno pensa di essere più forte di quello che ha giocato e perso.
La vecchia legge dello spogliatoio è un residuo superato di un calcio che per gli euro sta andando in frantumi. Attenzione: per colpa solo di società e Presidenti, ma anche degli addetti ai lavori sul campo che non potranno mai essere atleti giocando alla Charlie Chaplin in “Tempi moderni“.
Il calcio dentro uno spogliatoio, prima di una gara o prima di un allenamento, deve essere anche cazzeggio così come certi problemi devono essere risolti dentro uno spogliatoio, perché no, magari anche attaccando qualcuno al muro e risolvere tutto fra uomini. Lo spogliatoio è un luogo unico e sacro e l’uomo deve sentirsi senza colpe.
I vecchi allenatori lasciavano fare tutto negli spogliatoi, sicuri che a scuola non si imparava molto, invece lo spogliatoio era considerata una palestra di vita dove si imparava tutto.
Ho fatto – e si fanno – le pulci a società, mister, dirigenti del Genoa con la voglia di rivedere risultati. L’altra sera guardando per caso un vecchio film in piena notte, “Ogni maledetta domenica”, con protagonista Al Pacino, mi è venuto in mente il pezzo e al Genoa questa pellicola la farei rivedere ai calciatori non dentro lo spogliatoio, ma nel ritiro di Firenze anziché parlare di tecnica e tattica, affinché tutti siano consapevoli di quello che sta succedendo al Vecchio Balordo e che le colpe non possono essere sempre e solo di altri.
Estrapolate alcune frasi. Se fossi Marroccu e Maran le appenderei a caratteri cubitali dentro lo spogliatoio. “non so cosa dirvi davvero. Tre minuti, alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso, signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?”
Dai Genoa, puoi farcela!
“Vola come una farfalla (Grifone), pungi come un’ape” (Muhammad Ali)
“Chi non dà tutto, non dà niente” (Helenio Herrera)
“Non conta se finisci per terra, conta se ti rialzi” (Vince Lombardi)
“I limiti esistono solo nell’anima di chi è a corto di sogni” (un genoano)