Ennesima sconfitta per il Genoa, anche il Parma di un super Gervinho ha avuto la meglio su un Grifone annebbiato e senza idee. Se anche oggi a Firenze non ci sarà un’inversione di rotta, avremo l’ennesimo cambio di allenatore sulla panchina genoana.

 Uno sguardo d’insieme sulla Fiorentina. 

L’allenatore Cesare Prandelli, ex tecnico dei rossoblù, ha sostituito l’esonerato Beppe Iachini. Il nuovo mister gigliato è amatissimo dal pubblico viola per quanto ha fatto in passato alla guida della squadra, ma non ha ancora riacceso la scintilla, anche la Fiorentina naviga in brutte acque e le prestazioni lasciano oltremodo a desiderare. Quello di oggi sarà uno scontro tra due squadre malate. I viola scendono in campo con il 4-3-3 e non hanno ancora trovato una loro identità precisa. Sia in fase offensiva sia in fase difensiva la Fiorentina alterna momenti più che buoni ad autentici blackout.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.  

Il portiere Dragowski ha un fisico imponente, è reattivo tra i pali e discreto coi piedi, anche se il pubblico fiorentino non stravede per lui. La linea a quattro è formata da Caceres, Milenkovic, Pezzella e Biraghi. Caceres e Biraghi sono gli esterni bassi. Caceres, ex di molte squadre italiane, dà il meglio di sé come centrale e pertanto non spinge molto: è grintoso, ma commette spesso falli inopportuni; è bravo negli inserimenti sui calci da fermo, ma è un giocatore per me sopravvalutato. Biraghi, rientrato dal prestito all’Inter, alterna buone prestazioni a partite mediocri, usa prevalentemente il piede sinistro e pericolosi sono i suoi cross a rientrare, inoltre possiede una buona corsa. Milenkovic e Pezzella costituiscono la coppia centrale. Milenkovic è il difensore più forte della squadra: insuperabile di testa, sempre attento e concentrato. Pezzella è il regista difensivo: anche lui forte di testa, ha una forte personalità e in Spagna ha disputato due stagioni super, è un nazionale argentino. Vittima del Covid, non ha ancora ritrovato la migliore forma.

Il centrocampo. 

E’ composto da Amrabat, Pulgar e Castrovilli. Pulgar, l’uomo davanti alla difesa, cileno dalla buona tecnica e bravo nell’esecuzione dei calci piazzati, non ha un grande passo, e certe sue entrate a volte sono fuori tempo e pericolose. Amrabat, l’interno di destra, protagonista di un’annata favolosa nella scorsa stagione a Verona, in questo inizio di stagione non è ancora riuscito a ripetersi. Ha forza fisica in abbondanza e mezzi tecnici buoni, i suoi strappi palla al piede sono devastanti. Castrovilli, l’interno di sinistra, insieme a Ribery è l’uomo di maggior classe della squadra: dribbling, inserimenti con e senza palla, è per ora il bomber del gruppo. Un giocatore nel giro della Nazionale, su cui la Fiorentina vuole basare il futuro.

L’attacco. 

Callejon, Vlahovic e Ribery sono le tre punte. Callejon e Ribery sono i due esterni offensivi. Il primo, ex Napoli,  bravo tatticamente, è un maestro nei tagli verso la porta ed è abile nel calciare in porta con il piede destro, ma da lui i tifosi si aspettano un rendimento più elevato di quello mostrato finora. Ribery, bravissimo nell’uno contro uno, ha un dribbling secco e velenoso e per questo va sempre raddoppiato: un giocatore esperto e di statura internazionale. Vlahovic, la punta centrale, ha un fisico importante e un buon piede sinistro, è bravo nella difesa della palla, però, se commette errori, si incupisce e poco alla volta si defila dal match.

Eventuali sostituti? 

Potrebbero essere della partita o subentrare Duncan, Borja Valero, l’ex genoano Kouame e Cutrone. Duncan, interno di centrocampo forte di gamba e bravo nel recupero palla, libera spesso un sinistro forte dalla distanza. Borja Valero ha piedi buoni, è intelligente e sempre pronto a ricevere e a smistare il pallone, ma sembra avere perso lo smalto dei giorni migliori. Kouame e Cutrone sono due punte. Il primo è più portato ad agire fuori dall’ area ed è munito di una progressione impressionante, non ha grandi proprietà tecniche, ma possiede uno stacco aereo ragguardevole. Cutrone è il classico attaccante da area di rigore, bravo a dettare il passaggio e fare la guerra con il suo marcatore. Dopo la sua uscita dal Milan, è però andato via via spegnendosi.

Come si comportano sulle palle inattive? 

Sui corner e sulle punizioni laterali e dalla trequarti a sfavore difendono a zona, ma come è successo domenica scorsa a Milano molte volte si dimenticano dell’uomo. In fase offensiva i corner sono calciati da Pulgar o Ribery, le punizioni laterali da sinistra appartengono Biraghi.  Milenkovic e Pezzella, entrambi molto pericolosi, salgono per colpire di testa e a loro si aggiungono Caceres e Vlahovic. Anche Castrovilli si butta dentro l’area alla ricerca di palle vaganti. Dal limite gli incaricati sono Pulgar, che è anche il rigorista, Biraghi e Castrovilli.

In conclusione? 

La Viola è una squadra in sofferenza e le difficoltà di cambiamento di idea di gioco tra il vecchio ed il nuovo allenatore sono evidenti. Certe volte cercano il fraseggio e rischiano di perdere palla in zona pericolosa, in altre occasioni lanciano palla lunga saltando il centrocampo, ma la squadra rimane lunga con zone di campo molto ampie da coprire. È una partita fondamentale per le due formazioni ed in avvicinamento alla gara entrambe le parti si sono lasciate andare alle solite frasi fatte. Guardando però in casa Genoa, si può dire che le chiacchiere oramai stanno a zero: contano solo i FATTI!!!!

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.