Site icon Buon Calcio a Tutti

Genoa, 1575 giorni in caduta libera

Dopo il pareggio in extremis della Fiorentina, si sono ulteriormente aggiornati i numeri e le statistiche relative al percorso del Genoa. Già due settimane fa lo avevamo scritto: quello che sembrava il punto più basso della storia più recente del Genoa della gestione Preziosi, la licenza UEFA mancata, è andato via via ancora più in basso.

Negli ultimi cinque anni, tra le squadre con almeno cinque partecipazioni in Serie A consecutive, il Genoa è rapidamente collassato all’ultimo posto per punti fatti (160 in 162 partite). Oltretutto è la squadra ad aver incassato più gol (256) dopo Sassuolo (257) e Cagliari (267) e quella con la differenza reti peggiore (-90) dopo il Chievo (-91). Negativo anche il dato realizzativo: anche qui, sommando le ultime cinque insufficienti stagioni, il Genoa risulta il peggiore attacco con 166 reti su 162 gare (1,02 a partita). Di fronte a questi numeri reiterati, è quasi scontato un tracollo rapido e doloroso. Neppure le pezze di un calciomercato orientato assai poco alla parte tecnica hanno dato particolare esito.


UN MERCATO SMONTA E RIMONTA DA GIUGNO A GENNAIO – Basta vedere le campagne invernali, oltre quelle estive, tutte orientate a cedere i pezzi pregiati e assistere, successivamente, alla caduta libera. Nel gennaio 2017 furono venduti, pur con la rassicurazione di trattenerli, tre uomini chiave come Rincon, Pavoletti e Ocampos e l’innesto più importante si rivelò senza dubbio Hiljemark. Nel gennaio 2018 via tanti esuberi, ma addio anticipato anche a Pietro Pellegri direzione Monaco. Prendono il treno per la Liguria Medeiros, nuovamente Hiljemark (tornato dal prestito al Panathinaikos), Bessa, El Yamiq e Pedro Pereira.

Andando alla campagna invernale 2019, ci troviamo di fronte quella probabilmente più “clamorosa. La coppia d’attacco Kouamè-Piatek è tra le migliori del campionato, Ballardini sembra assicurare un equilibrio di risultati che mancava da anni. Ma prima viene esonerato il tecnico di Ravenna, dopo muove i fili l’agenzia di Piatek, che venduto al Milan lascia libero un posto all’altro assistito Sanabria (assai più decisivo nella stagione scorsa con Nicola, oggi tornato al Betis). Il Genoa si priva dell’uomo che poteva garantire i gol salvezza con largo anticipo, avendo una squadra che giocava interamente per lui fin da Neustift e Brunico, e soffre sino all’ultimo secondo di un altro Fiorentina-Genoa. In quel gennaio sarebbero arrivati anche Sturaro, Radovanovic e Lerager.

Chiude lo scorso gennaio, con l’uscita di Kouamè (infortunatosi in Nazionale, deciderà di puntare su di lui la Fiorentina del presidente Commisso), il cambio tra i pali con Perin al posto di Radu e l’uscita un po’ a sorpresa anche di Agudelo. Arrivano tanti giocatori d’esperienza che conoscono già la piazza, da Perin a Behrami passando per Destro, Falque e Masiello. Dura pochissime partite lo strapotere di Soumaoro, fin tanto che non sparisce definitivamente dai radar dopo un drammatico Genoa-Parma, alla vigilia di un arbitrato depositato al CONI dal suo agente contro la società rossoblu. In estate nessun riscatto: tornerà al Lille, dove sparisce per un po’ dai radar prima di tornare nel gruppo di Gaultier. Nicola compie un miracolo aggirando il Covid: amalgama lo spogliatoio e salva il Genoa. È il momento di un altro reset: si riparte da mister Maran.

Ripercorrere questi ultimi quattro anni e mezzo fa male, inutile nasconderlo, perché appare evidente che non esista alcuna soluzione di continuità ad una emorragia di progettualità o continuità tecnica, condizioni che favorirebbero allenatori e staff nel preparare sul medio-lungo anche solo una stagione. Lo dicono lo smontaggio continuo della squadra ad ogni sessione di mercato, gli otto allenatori cambiati e gli addii a ripetizione di tutti i dirigenti (Capozucca, Marroccu, Perinetti, Faggiano) passati da Villa Rostan come meteore, chiamati per tenere l’occhio vigile sulla squadra. E questa situazione cosa restituisce? Numeri preoccupanti che inchiodano alla realtà l’attuale gestione del Genoa. Abbiamo preso una data su tutte da cui partire: il 21 agosto 2016. La prima di Juric sulla panchina del Genoa. Da quel giorno, domenica 13 dicembre prossimo, saranno passati 1575 giorni.


LA STORIA DRAMMATICA DEGLI ULTIMI CINQUE – La formazione rossoblu, alla prima stagione dal post-Gasperini, parte molto bene e nelle prime dieci giornate mette assieme addirittura 18 punti, attestandosi ottava. Neppure una sconfitta nelle prime sei in casa (tre successi e tre pareggi, di cui assai poco “onesti” quelli contro Empoli e Pescara), due vittorie lontano dal Ferraris con Crotone e Sassuolo. La garanzia di non cedere gli uomini cardine, da Rincon e Pavoletti, sfuma però nel tempo di un amen tra la sconfitta interna col Palermo e il mercato di gennaio. Anche da lì inizia inarrestabile la caduta libera.

La stagione 2016/17 si chiude col Genoa al 16° posto (36 punti), una brevissima parentesi Mandorlini e Juric, richiamato, in lacrime sotto la Nord dopo aver aritmeticamente certificato la salvezza al Ferraris contro il Torino. Il campionato successivo si riparte ancora dal tecnico croato. Alla decima giornata il Grifone è sedicesimo con soli 6* (*dato corretto dall’autore) punti, alla dodicesima Juric viene allontanato. Al suo posto Ballardini: 38 punti in ventisei gare varranno la salvezza con quattro turni di anticipo.

In estate, pur avendo tra le mani l’allenatore con la media punti migliore dal ritorno in A dopo Gasperini, parte l’ennesimo toto-allenatore. Alla fine Preziosi conferma Ballardini, pesca in estate il jolly Piatek e la stagione del Grifone sembra avviata verso un procedere quantomeno tranquillo. Se non fosse che, al netto della solita rivoluzione invernale, questo procedere tranquillo viene interrotto dallo stesso presidente all’ottava giornata, con dodici punti in classifica e il settimo posto. Fatale la sconfitta casalinga col Parma. Ritorna Juric, ma servirà Prandelli a mettere assieme 38 punti e un altro quartultimo posto con salvezza al fotofinish a Firenze e radioline orientate a San Siro.

Cose da Genoa” si potrebbe dire. In realtà, proprio dopo quel Fiorentina-Genoa, Preziosi assicurerà “mai più un anno così”. Da quella fatidica frase sono passati oggi esattamente 562 giorni e di anni ne sono, invece, arrivati di peggiori. Andreazzoli e Thiago Motta inaugurano l’annata seguente, partita con molto entusiasmo e l’arrivo della ciliegina sulla torta Schöne, ma al decimo turno il ritmo preoccupa non poco: rossoblu con otto punti e fermi al 17° posto. I tifosi saranno costretti a passare Natale all’ultimo posto in classifica, come non accadeva da decenni. Nicola prenderà la squadra alla vigilia del Sassuolo con 14 punti, rifugiandosi nel “lavoro come più grossa garanzia“, e ne aggiungerà venticinque, conquistando gli ultimi tre ancora all’ultima giornata, col Ferraris deserto, dedicando al figlio scomparso questo miracolo calcistico. Al triplice fischio viene portato in trionfo dalla spogliatoio. Tra mille difficoltà e un lavoro sulla testa, oltre che nelle gambe, Nicola, come da tabella in fondo all’articolo, risulta il secondo allenatore con la media punti più alta negli ultimi cinque anni (1,33).

Si sa bene che, alla luce del Covid, il campionato inizierà prima e senza possibilità di intraprendere una preparazione atletica e fisica adeguata, ma il Genoa sceglie, ultima squadra in Serie A, l’allenatore che guiderà una rosa estesa come non mai e ben oltre 33 giocatori. La “patata bollente” ricade su Maran. Oggi, in un dejavù frustrante, il tecnico trentino è già chiamato prima di Natale a fare quanti più punti possibile sfruttando le due gare casalinghe di fila e le due consecutive in trasferta. Compito, sulla carta, tutt’altro che semplice. La speranza è che non si confermino i numeri che seguono e che lo stesso Maran possa iniziare ad invertirli.


ULTIMI CINQUE ANNI CON NUMERI (DISASTROSI) – Nelle ultime cinque stagioni, compresa quella attuale fino al decimo turno, il Genoa ha conquistato 165 punti sui 486 disponibili. Poco più di un terzo (34%). Proiettando questa statistica sui 1575 giorni che ci divideranno domenica da quel 21 agosto 2016, è come se il Genoa mettesse assieme soli tre punti al mese. Un po’ troppo poco nell’era dei tre punti. Sempre nell’arco degli ultimi cinque anni, il Genoa ha vinto 39 partite su 162: si parla del 24%. Statisticamente, quindi, vince a fatica una partita ogni quattro. 

Nello stesso periodo di tempo, sono arrivate solamente 26 vittorie al Ferraris (su 81 totali). Oltre una ogni tre partite. In trasferta 13, esattamente la metà delle vittorie casalinghe. La dice lunga il dato sulle sconfitte, che sono 80 su 162 gare. La metà delle partite giocate. A Genova sono 36 su 81, di cui quattro già incassate quest’anno. Nel 2017/18 e nel 2019/20 la formazione rossoblu andò in “doppia cifra” rispettivamente con 10 e 11 KO al Ferraris, stabilendo altri record negativi. In trasferta gli insuccessi sono oltre il 54%, ossia 44 sulle solite 81. Quarantatré invece i pareggi (19 al Ferraris, 24 fuori).


ALLENATORI DAL 2016 AD OGGI E MEDIA PUNTI NELLE STAGIONI CONSIDERATE

  1. Ballardini: 1,42 (su 33 partite: 14 vittorie, 5 pareggi, 14 sconfitte)
  2. Nicola: 1,33 (su 21 partite: 8 vittorie, 4 pareggi, 9 sconfitte)
  3. Prandelli: 0,96 (su 24 partite: 4 vittorie, 11 pareggi, 9 sconfitte)
  4. Juric: 0,80 (su 51 partite: 9 vittorie, 14 pareggi, 28 sconfitte)
  5. Mandorlini: 0,67 (su 6 partite: 1 vittoria, 1 pareggio, 4 sconfitte)
  6. Thiago Motta: 0,67 (su 9 partite: 1 vittoria, 3 pareggi, 5 sconfitte)
  7. Andreazzoli: 0,63 (su 8 partite: 1 vittoria, 2 pareggi, 5 sconfitte)
  8. Maran: 0,60 (su 10 partite: 1 vittoria, 3 pareggi, 6 sconfitte)

STAGIONE 2016/2017


STAGIONE 2017/2018


STAGIONE 2018/2019


STAGIONE 2019/2020


STAGIONE 2020/21

Exit mobile version