Il Ballardream e il Genoa 2.0 ormai hanno connotati ben precisi. Il principale è che tutti al Signorini Pio di Pegli sono consapevoli che le squadre sono formate da calciatori importanti e da altri, brutto chiamarli comprimari, riserve e quest’ultimi non servono solo nelle cinque sostituzioni, ma anche e soprattutto per tenere alto il livello della competizione in allenamento e nelle gerarchie, che sono importanti ma per Balla non scontate: così si costruiscono le squadre.
Contro il Napoli, nel silenzio del Ferraris ancor più brutto rispetto al giorno, il Vecchio Balordo non ha alzato la voce contro il Napoli ma ha messo in campo il proclama di Ballardini: “nessuno farà passeggiate contro il Genoa“. Parole e risultati hanno effetto dentro il gruppo.
Sono le interviste di allenatore e calciatori la giusta foto dell’aria che si respira nello spogliatoio genoano, i complimenti si sprecano da una parte e dall’altra. Il Genoa ha fatto vedere di essere una buona macchina. Tutte le partite giocate con Balla hanno avuto un comun denominatore: giocare su difetti e manchevolezze delle squadre incontrate, sempre perfetta lettura del piano tattico e che cosa esso debba contenere.
Il Ballardream il gioco sembra che ne moltiplichi le capacità individuali, forza, soluzioni e autostima di tutti i giocatori. Tutta la squadra si muove in modo collettivo e organizzato e cerca di esaltare la personalità, la fantasia e la fisicità. Il modo di giocare del Vecchio Balordo gara dopo gara dà l’impressione di agevolare la tecnica di tutti e di ridurre la fatica che viene divisa equamente per tutti in parti uguali.
Il Genoa tramite l’organizzazione e il pressing, la capacità di difendersi cercando di correre in avanti invece di rinculare male, permette di risparmiare energie e di condizionare gli avversari anche in possesso di pallone, impedendo le ripartenze avversarie grazie a chiusure preventive e marcature non blande a scalare per bloccare immediatamente il gioco avversario. Per qualcuno è catenaccio, invece sono idee chiare di Ballardini: gli piace un calcio che abbia almeno 6/7 calciatori addetti al recupero del pallone e tre o quattro addetti al gioco d’attacco.
Ballardini e il suo staff danno l’impressione di non essere grandi comunicatori, e invece non è affatto vero. Sono grandi motivatori e hanno la psicologia di preparare bene le partite sugli errori degli avversari, come se fosse una finale, scavando nello spirito combattivo del calciatore e spiegando in modo chiaro che ognuno deve giocare al suo posto, ognuno deve fare quello che sa fare meglio per costruire una catena quasi imbattibile.
Sulla partita Genoa-Napoli c’è poco da scrivere, rileggendo quello scritto nel presentarla si potrebbe fare un copia incolla. Gli unici nei il gol arrivato a battere l’imbattibilità di Perin per un casuale rimpallo e il giallo a Badelj che era in diffida e salterà la gara contro il Torino.
Il Napoli ha vissuto una gara da Covid come era successo all’andata al Genoa. Non contano i 24 tiri contro 4, il possesso pallone, i due pali se non riesci a fare gol. Quante volte il Genoa ha perso gare per errori individuali e collettivi e gli avversari sono stati beatificati sull’altare del calcio per la vittoria e nessuno affermava che il pareggio fosse più giusto? Il normale Ballardini ha sfruttato gli errori di costruzione dal basso e di disimpegno del Ciuccio preparando la gara sul pressing da attuare.
L’unica attenuante da concedere a Gattuso sono le assenze importanti di Kolubaly, Fabian Ruiz e Mertens. Osimhen e Insigne subentrati hanno continuato la convalescenza. Il Napoli ha perso la gara nel cuore del gioco:difficile per un centrocampo a tre, con un solo mediano sulla carta, contrastare quello a cinque del Vecchio Balordo.
Gli uomini partita genoani sono tanti: Perin per le parate, Pandev per i gol, devono stare in compagnia di Badelj metronomo del centrocampo, Zajc maratoneta in campo, Zappacosta con qualche compagno in odore di nazionale.
Fare delle classifiche o pagelle in questo Genoa non è giusto, hanno molto in comune a portare il risultato a casa e hanno bisogno l’uno dell’altro. Ballardini e Marroccu, se riusciranno a far capire come nel mercato di gennaio che si può essere competitivi sul campo e anche nei bilanci con una squadra se c’è lo straordinario moltiplicatore di tutto che è il gioco, un pizzico di futuro potrebbe esserci anche per il Genoa considerati i giovani non solo della rosa, ma quelli che vengono allevati nel settore giovanile.