Nonostante un Verona in grande spolvero, il Genoa, sotto di una rete e con un uomo in meno, ha conquistato un prezioso punto nella partita di sabato scorso, pareggiando con un gol in pieno recupero. La prestazione dal punto di vista tecnico non è stata delle migliori ma la voglia, la determinazione ed il carattere messi in mostra dai rossoblù hanno scaldato i cuori del popolo genoano. Oggi pomeriggio il Genoa affronta a San Siro l’Inter, prima in classifica e principale candidata alla vittoria finale. L’Inter ha una rosa di elevato spessore, è allenata da un vero guru del calcio internazionale, Antonio Conte, e può sfruttare il fatto di non avere impegni europei, essendo uscita anzitempo dalle coppe.

Uno sguardo d’insieme sui nerazzurri.

Conte, allenatore esperto, profondo conoscitore di calcio, è un vero martello sotto l’aspetto della preparazione atletica. I nerazzurri scendono in campo con il 3-5-2, sono una squadra camaleontica, in quanto possono cambiare più volte atteggiamento durante la partita stessa. Passano dall’aggressione alta a retrocedere con tutti gli elementi dietro la linea della palla; dalla costruzione dal basso al lancio lungo per saltare la zona intermedia. È una squadra difficile da decifrare e poggia molto sulla forza fisica di molti suoi giocatori.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Lo sloveno Handanovic, portiere di livello europeo, è uno dei migliori nel suo ruolo, anche se quest’anno non ha avuto un rendimento regolare, è passato da topiche clamorose ad interventi a dir poco prodigiosi. È reattivo, svelto, bravo nelle uscite alte, ma non irreprensibile con il pallone tra i piedi. Skriniar, De Vrij e Bastoni sono i tre centrali. Skriniar, sul centrodestra, si sta imponendo con prestazioni sempre più convincenti, è attento e sempre concentrato, e nonostante un’altezza ragguardevole è rapido e non va in sofferenza contro avversari sguscianti. De Vrij è il regista difensivo, bravo di testa e con buona tecnica di base il nazionale olandese è difficile da sorprendere nell’ uno contro uno, e va spesso al raddoppio per aiutare i suoi compagni di reparto. Bastoni opera sul centrosinistra, è un giovane cresciuto nel settore giovanile dell’ Atalanta, che è sinonimo di garanzia. Parliamo di uno dei prospetti più interessanti nel panorama italiano, in possesso di un buon piede sinistro, forte in marcatura e nel gioco aereo. Difficilmente Bastoni getta via la palla.

Il centrocampo.

Darmian e Perisic sono i due esterni a tutta fascia. Darmian gioca al posto dello squalificato Hakimi, autentico punto di forza dell’ Inter. Darmian è diligente, ha facilità di corsa: tatticamente evoluto, è uno di quei giocatori che assicurano sempre una prestazione e che fanno la felicità degli allenatori. Perisic, sulla fascia sinistra, seppur con fatica ha imparato e bene a giocare sui 100 metri e non solo dalla metà campo in su. Possiamo dire che questo adattamento del croato è un piccolo capolavoro di Conte. Perisic ha gamba, corsa e dribbling ed essendo in fiducia tenta anche difficili giocate. Può e deve migliorare in fase difensiva. Barella, Brozovic ed Eriksen formano il trio di centrocampo, tre giocatori con caratteristiche differenti ma tutti e tre portati alla fase offensiva e di possesso palla. Barella è fondamentale nello scacchiere nerazzurro e a mio modesto parere è il giocatore italiano più forte in questo momento: possiede una corsa importante, ha facilità di palleggio e tempi d’inserimento ed è abile sia con il lancio lungo sia con il fraseggio corto. Inoltre, qualità non da poco, è un ottimo tiratore da lunga distanza. Brozovic, il vertice basso, vero catalizzatore della manovra interista, detta i tempi dell’azione: se non viene chiamato in causa con continuità, si deprime e si estrania dal gioco. Anche lui è un ottimo tiratore da lunga gittata. Arrivato a gennaio dell’anno scorso, ha faticato e non poco a trovare spazio tra i titolari, anche perché le caratteristiche del centrocampista danese si coniugavano poco con quelle che pretende Conte. L’ex Tottenham ha piedi buoni ed è tatticamente intelligente, ma è poco incline all’ aggressione e alla riconquista della palla. Quando Brozovic viene oscurato, funge lui da secondo play, calcia ottimamente corner e punizioni.

Infine l’attacco.

Lautaro Martinez e Lukaku compongono un duo a dir poco devastante e hanno fatto sin qui le fortune dell’ Inter. Lautaro, forte sulle gambe, rapido e furbo, bravo negli spazi stretti ed in acrobazia, è sempre pronto a rubare il tempo al suo marcatore. In più è giovane ed ha ancora ampi margini di miglioramento. Lukaku, quando riesce a fare perno con il difensore che lo ha in consegna, è praticamente immarcabile. Se è lanciato in profondità, diventa devastante, e preferisce calciare in porta con il piede sinistro.

Come si comportano sulle palle inattive?

Sui corner a sfavore optano per la marcatura ad uomo, sulle punizioni laterali in prossimità dell’ area preferiscono schierarsi a zona. In fase offensiva gli incaricati alla battuta dei corner e delle punizioni sono Eriksen e Brozovic. I tre difensori centrali salgono, Lukaku, Lautaro e Perisic sono gli altri colpitori. Se la punizione è al limite dell’ area, Eriksen è sicuramente il candidato prescelto, anche se a volte ci provano Lukaku con il sinistro e Brozovic.

In conclusione?

Quella di oggi è la prima partita di una settimana di fuoco per gli uomini di Ballardini, perché mercoledì nel turno infrasettimanale ci sarà il derby e poi la domenica successiva la trasferta di Roma, tre partite con coefficiente di difficoltà altissimo. Essere arrivati a giocarsele in una posizione di classifica quasi tranquilla era inimmaginabile anche per il più ottimista degli ottimisti, ma l’ appetito vien mangiando. A sperare di raccogliere qualcosa già nella partita di oggi non si fa certamente peccato, anche perché sarebbe un bel corroborante in vista del derby, partita sentitissima da noi tifosi rossoblu.


 

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.