70 presenze nel Genoa fra 1978 e 1981, poi il passaggio alla Roma dove vincerà lo scudetto 1982/1983 e una carriera chiusa fra Napoli e Civitavecchia. Parliamo di Sebastiano “Sebino” Nela, uno dei migliori terzini italiani a cavallo tra gli anni Settanta e Novanta della Serie A, recentemente anche autore del libro, edito da PIEMME e dal titolo “Il Vento in Faccia“, scritto assieme a Giancarlo Dotto. Lo abbiamo contatto per avvicinarci assieme a lui a quella che sarà la sfida del Genoa all’Olimpico contro la Roma.
“Che Roma-Genoa mi aspetto? Mi sembra che entrambe stiano abbastanza bene, da una parte il Genoa rigenerato dalla cura Ballardini, dall’altra parte una Roma con un’ottima posizione di classifica, che era l’obiettivo della squadra di Fonseca ad inizio stagione. Roma reduce da una bella vittoria a Firenze, un buon pari invece nel derby per il Genoa. Mi sembra che le due squadre possano offrire uno spettacolo decente e speriamo sia così”.
Questo campionato, in particolare la parte destra della classifica con un occhio di riguardo verso la sfida salvezza, cosa ci sta raccontando e cosa ci potrà dire ancora nelle prossime giornate? “Hanno cominciato tutte bene, l’aspetto più positivo del campionato italiano è che anche qualche squadra delle “piccole” ha seguito una sorta di “guardiolismo”, per cui cercano tutte di costruire dal basso, vogliono fare calcio. Piccolo consiglio: è giusto partire da dietro ma in molti dovrebbero avere piedi migliori di quelli di cui sono dotati, altrimenti si commettono troppi errori. A volte, quando si gioca con una o due punte ben strutturate, è bene ripiegare su un bel “lancione” di 40 metri così sale tutta la squadra e ti sposti nella metà campo avversaria, in modo poi da ricominciare anche da lì. In questo momento, secondo me, più di una squadra ragionerà in maniera leggermente diversa: può andare bene anche il punticino per allungare questa classifica, mentre inizialmente tutte hanno pensato più a fare calcio ottenendo anche buoni risultati. Però rimane sempre alla paura di essere invischiati nella lotta per non retrocedere: un esempio è quello del Cagliari, che per me è una buonissima squadra ma purtroppo si ritrova lì, vuoi per un pizzico di sfortuna, vuoi perché le cose non sono andate bene. Per me è quella che sta rischiando più di tutte fra le squadre di un certo livello”.
Un saluto ai tifosi del Genoa? “Certo, intanto vi ringrazio per la possibilità di fare un saluto. Io da poche settimane ho scritto una biografia in cui c’è molto anche di Genova e della Liguria, tra l’altro mi ha fatto un gran piacere ricevere la telefonata di un grande ex come Oscar Damiani, che mi ha detto di aver letto il libro. Ne abbiamo approfittato per raccontarci molte cose di quegli anni meravigliosi durante la fine degli anni ’70. Io al Genoa sono rimasto molto legato così come sono legato alla mia terra e alla maglia del Grifone, la prima del nostro calcio. Mando un saluto a tutti i tifosi rossoblù ma anche a quelli sampdoriani, perché io ritengo – e ne sono convinti anche i miei amici di Roma – che la sfida fra Genoa e Samp rappresenti il derby più bello che esista. Per cui ringrazio anche loro perché ho potuto assaporare quella sfida e capire quanto pesasse indossare una maglia del genere”.
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