Nella 122° partita della Lanterna calza a pennello per il secondo tempo giocato una frase di Karol Wojtila pronunciata nel 2014, frase che si può scimmiottare cambiando alcune parole aggiungendo genovesi anziché romani: “non damose da fa! Semo genovesi, volemose bene”. Nessuno contento, nessuno scontento tra le due società per il secondo pareggio in questo campionato.
L’unico a godere è Ballardini al suo quinto risultato positivo in una stracittadina. Scontenti i tifosi e qualcuno dal naso fino accusa profumo di biscotto da pasticceria, in particolare quelli del Grifone dopo aver assaporato il primo tempo da battaglia, di grinta, di gioco anche senza gol.
Tatticamente nulla di nuovo e squadre quasi a specchio anche con un terzino sulla corsia di destra trasformato esterno che non ha inciso nella fase offensiva. Precauzioni da stracittadina, paura di perdere.
Il Genoa nel primo tempo ha governato la scena nel cuore del gioco con Strootman, Badelj e Zajc, dominatori nel cuore del gioco. Eldor Shomourodov ha fatto impazzire la difesa blucerchiata schierata per la seconda volta in campionato dal primo minuto, la prima in casa della Lazio due domeniche fa, con tre difensori, con recupero palloni, pressing e fughe, peccato il tutto non condito da tiri in porta.
Nella partita a scacchi fra i due tecnici ha vinto Ballardini con la mossa Zappacosta a sinistra che ha macinato non uno qualsiasi sul piano della corsa, ma Candreva.
Ranieri, preoccupato dal Covid, staticamente all’inizio ha messo in campo un 3-4-1-2 ma solamente prima del fischio dell’arbitro, perché subito Verre, il presunto trequartista, si è incollato a Badelj. A seguire dopo il gol genoano ha cambiato strategia. Del secondo tempo è difficile raccontare e fare qualcosa di cronaca su quello successo.
Si può estrapolare solamente la pennellata di Strootman in profondità per Zappacosta in versione Tomba in uno slalom speciale e gol. A seguire il gol della Samp su calcio d’angolo causato da una svirgolata di Radovanovic, giudicato solo per questo nelle pagelle ma non per quello fatto durante la gara, e la “palombella” da pallanuoto di Tonelli: il solito non “golazo, ma “gollonzo“, che ha già punito il Vecchio Balordo in altri derby del passato.
Solo una domanda. Dopo aver nuovamente rivisto fare bene la fase difensiva e i difensori tutti e tre vicini a Perin con l’arte di Ballardini considerato che i risultati, gli scudetti, le salvezze vengono conseguite da chi incassa meno gol, perché in occasione di calci d’angolo a favore degli avversari non si prende in considerazione in gran parte della dislocazione degli avversari (in particolare dei difensori che arrivano da dietro o di quelli forti nel gioco aereo), di marcarli e disturbarli ad uomo invece di rimanere tutti allineati davanti alla porta di Perin? Nessuna indulgenza polemica in questa domanda. Semplicemente una constatazione vedendo l’azione dall’alto della Tribuna stampa.
Finimmo il pezzo di presentazione della Partita della Lanterna con una considerazione che bisogna ripetere al termine della gara: “solo chi cade può risorgere”. Grazie a Eupalla non è caduto nessuno: una verità sacrosanta perché non si sa quanto tempo ci si impiega a rialzarsi. Perciò sarà saggio (come volevasi dimostrare) fare in modo di restare in piedi, un punto per uno muove solamente la classifica.
Pazienza se non è stato un Mercoledì da Leoni. Mare troppo calmo, piatto nel secondo tempo, ma il Vecchio Balordo nel primo ha fatto vedere che può e deve surfare bene anche nelle onde delle prossime gare. Al contrario un mercoledì da arbitro, finalmente, da parte di Pairetto di Nichelino. Non più spocchioso o chiacchierone nello spiegare in campo le sue decisioni.