Altra sconfitta del Genoa in casa della Roma, indigesta per chi aveva mangiato e chi no. Indigesta per aver preso un gol fotocopia rispetto alla partita di mercoledì scorso contro la Sampdoria. Indigesta per l’ennesimo arbitraggio spocchioso di Fabbri di Ravenna. Indigesta per aver giocato il primo tempo in inferiorità numerica con Pjaca assente non giustificato.
Tutto ciò non vuole mettere in discussione dove era e come era messo il vecchio Balordo 13 giornate orsono e dove è oggi in classifica. Stiamo ai fatti, e da cronista sportivo non affetto da voglie moralistiche riferire subito significa dimenticare presto.
Peccato per la terza sconfitta dell’era Ballardini IV che non può essere “prendi e porta a casa” siccome si è visto e giocato per 95 minuti, ma dovrà essere – e sarà – oggetto di verifiche.
Il Vecchio Balordo ha lasciato 4 punti per strada nelle ultime due gare settimanali per aver preso lo stesso gol nel giro di un’ottantina di ore. Ieri è arrivato il gol di Mancini, il difensore che ha fatto più gol di tutti nel campionato italiano dai tempi dell’Atalanta. I colpi di testa (non solo di Mancini) sui palloni inattivi saranno stati preparati, ma si è avuta difficoltà ad essere tamponati, per di più l’allarme era scattato in precedenza in occasione dei due calci d’angoli i giallorossi.
Perché? Colpa della marcatura a zona? Colpa dello schieramento davanti all’area di porta in massa senza dare la possibilità di uscire al portiere, colpa di leggere solo la traiettoria del pallone invece del movimento di coloro che arrivano da dietro? Colpa dei difensori non portati anticipare l’azione? Allora meglio il marcamento a uomo contro avversari forti di testa e già conosciuti, che arrivano dalle retrovie con qualche accorgimento leggero di vecchia data difficilmente visto e punibile: una mano sul deretano per sbilanciarsi, una leggera pestatina sul piede per non farlo saltare non curandosi della traiettoria del pallone. Marcare a uomo responsabilizza e non ha più alibi di una marcatura effettuata a zona.
Perché Pjaca in campo subito dal primo minuto di gioco non avendo lasciato il segno nelle partite precedenti? Una strategia difficile da giudicare non essendo presenti agli allenamenti. La scelta su Pjaca è stata nuovamente infruttuosa, per questione di ruolo , né carne né pesce nei centrocampi avversari, non da punta o mezza punta.
Fabbri di Ravenna è stato nuovamente indigesto nei confronti del Vecchio Balordo confermando il suo tabellino in carriera con i rossoblù a quarti: 8 sconfitte, una sola vittoria e un pareggio. Il rigore su Destro nel primo tempo (solo il VAR poteva giudicare, neanche i replay, se fosse dentro o fuori, ma la linea dell’area di rigore fa parte dell’area per determinare le massime punizioni): visti quelli che sono stati assegnati in collaborazione con il VAR si può discutere. Fabbri ha sbagliato due volte. Dopo aver applicato il vantaggio, visto che l’azione non si era concretizzata anche per lo sbilanciamento, doveva indicare gli undici metri o il calcio di punizione diretto dal limite dopo la verifica al goniometro come nel fuorigioco della tecnologia. Non uniformi e congrui i cartellini gialli. Banti al VAR assente, non una novità con il Grifone di mezzo. Ma anche i calciatori del Genoa passivamente hanno accettato la decisione del direttore di gara non costringendolo ad interpellare il VAR e a rivedere le immagini. Per inciso, neanche calcolato l’episodio dai moviolisti cartacei nazionali.
Il Genoa all’Olimpico non meritava di perdere sul piano del gioco. Anche contro la Roma di Fonseca sono state evidenziate le garanzie viste nelle precedenti gare. Il Grifone è riuscito a far vedere capacità fisiche, tecniche, tattiche ma il blocco di dieci giocatori in posizione attiva con il pallone in gioco o senza non ha funzionato al meglio per le condizioni fisiche di chi era nel cuore del gioco, eccetto Badelj. Difficile per Ballardini fare turnover più ampio dopo la gara giocata con l’Inter.
Il Genoa, se si difende, non prende gol, ma ultimamente difficilmente lo realizza. La fase offensiva riesce male per una errata gestione della transizione nelle ripartenze. Giocare il pallone lungo non è un male, il gioco verticale e di poco possesso può far male. Per farlo bene bisogna però essere concreti e funzionali alle proprie capacità.
Un modo di giocare con tempi, spazi, smarcamenti ben precisi. Per aver la riuscita del lancio chi lo effettua deve avere davanti la presenza di compagni che accompagnano e qualche altro a fare la sponda.
Per ottimizzare il lancio lungo bisogna avere giocatori, difensori in particolare, con un calcio preciso, pronti a trovare la verticale con facilità e precisione in modo di poter innescare chi sta davanti. Al Genoa questa peculiarità manca e il lancio lungo è efficace per evitare la prima pressione avversaria, scavalcandola.
Ballardini in conferenza stampa è stato abbastanza chiaro illustrando le colpe di attaccare in pochi uomini per la frenesia di non aspettare il piazzamento degli esterni e delle mezzali, colpa della brillantezza mancata per aver giocato tre gare in una settimana, ribadendo un’altra volta che alcuni non sono pronti a giocare tre gare in una settimana. E le analisi di Ballardini ad oggi non sono alibi, ma si sono dimostrate reali.
Ora il Vecchio Balordo, giocando prossimamente in 14 giorni sole due gare contro Udinese al Ferraris e Parma in Emila, dovrà riprendere la via dei 20 punti in 13 gare, dopodiché ci sarà la sosta.
W le Donne, tutte le donne che non sono solo le colonne dell’amor. Bisogna continuare ad apprezzarle anche negli altri 364 giorni dell’anno.