Cresciuto nelle giovanili della Lazio e originario della Capitale, dopo una breve gavetta con le maglie di Acireale e Mantova, Alessandro Manetti esordisce in Serie A nell’agosto 1996 con la maglia del Verona, poi nelle stagioni dal 1999 al 2002 vestirà la maglia del Genoa ricoprendo non tanto la sua posizione di mezzala, ma quella di laterale destro. Raccoglierà 94 presenze in rossoblu alternando nei suoi tre anni col Grifone varie conduzioni tecniche, da Cagni a Scoglio passando per Claudio Onofri. Lo abbiamo ritrovato ad Arenzano, nel Ponente genovese, e siamo tornati brevemente sulle vicende dell’attuale campionato e della classifica della parte destra.
Come vedi questa parte destra della classifica di Serie A dopo 26 giornate? Sicuramente da quando è arrivato Ballardini il Genoa è diventata una squadra più quadrata, una squadra che sa cosa deve fare in campo ed una squadra sicuramente “più serena”. Anche se gli ultimi risultati non sono stati ottimali ha tutte le possibilità di salvarsi e fare un campionato decoroso, per così dire. In generale direi che a lasciarci le penne saranno squadre quotate che probabilmente ad inizio campionato nessuno avrebbe piazzato nella lotta per non retrocedere. In grosso pericolo è il Parma, che ha già più di un piede nella fossa, oppure il Torino che rischia tantissimo nonostante il fatto che debba recuperare due partite. Per quanto riguarda Spezia e Benevento penso che saranno impelagate nella lotta per la salvezza fino alla fine, anche se qualcuno pensava fossero già fuori dalla questione. Mi auguro di vedere il mio Genoa fuori da questa lotta: a livello strutturale penso che abbia qualcosa in più rispetto alle squadre che ho citato”.
Confrontando il calcio dei tuoi tempi a quello dei nostri, che cosa non ti piace? “Forse ai miei tempi si trattava di un calcio più “pane e salame”, c’erano un po’ più di semplicità e umanità fra calciatori e pubblico. Ricordando i miei tempi questo è tutto un altro Genoa, c’è tutto quello che non c’era quando giocavo. Io ho avuto uno dei presidenti più “naif” alla guida del Genoa, Luigi Dalla Costa. Di lui ho il ricordo di una persona poco presente che delegava molto, poi purtroppo durante quel periodo c’è stata quella grossa bolla speculativa e pure la grande crisi. Le cose non gli sono andate molto bene né a livello sportivo né economico; ricordo bene anche chi c’era prima di lui, come ad esempio Gianni Cerni e Massimo Mauro alla presidenza del Genoa”.