Siamo tornai in compagnia di Aldo Agroppi per commentare il campionato di Serie A, tornato lo scorso fine settimana dopo la pausa per le nazionali. Tra sabato e domenica andrà in scena la 30° giornata e da cima in fondo ogni punto può diventare essenziale. Con Aldo Agroppi, vincitore di un Torneo di Viareggio con le giovanili del Genoa nel 1965 e oltre 210 partite con la maglia del Torino, abbiamo analizzato la situazione della parte destra della classifica. E non solo.
Che idea si è fatto di questo campionato: è abbastanza autentico oppure troppo condizionato dalle variabili dettate dal Covid?
“Questo Covid ha bloccato un po’ tutte le attività di questo Paese. Il calcio ha trovato una soluzione, ma una soluzione non felice. Si vedono partite senza pubblico, ma il calcio era quello delle partite che ci fanno qualche volta vedere, con 80mila spettatori. Il calcio che appassiona è quello e la partita è l’essenza principale, ma senza contorno è come se ci fosse un quadro sul campo senza però la cornice. Non ci sono striscioni, partecipazione, incitamento, e si gioca nel silenzio più completo: sembra di essere in un ospedale”.
Della parte destra della classifica, invece, che idea si è fatto? Come vede la lotta per non retrocedere?
“Come finirà la lotta salvezza? Anche negli anni passati ci sono state squadre di rango che sono retrocesse. Si pensi al Torino, al Cagliari, al Genoa. Ci sono tante società che pensano di aver operato bene, ma non possono poi vincere tutte e quindi anche squadre di blasone, dal grande passato, vengono “incastrate” in questa lotta. Bisogna capire che in un campionato di calcio però questa è anche la normalità, altrimenti si arriverebbe tutti in gruppo lassù davanti. Chiaramente ci sono delle sorprese, e il Parma è una di quelle ad esempio. Nel passato, se andiamo a vedere, ci furono tante società importanti ad essere retrocesse. E questo perché le classifiche che si fanno a inizio stagione sono la teoria. Poi c’è la pratica: giocatori che non rendono; arbitraggi che ti giocano contro; giocatori che non sono intelligenti, seppur bravi. Sono poche le squadre di blasone a non aver assaporato almeno una volta la Serie B. Nel calcio ci sta: è un gioco. Pensi di avere una rosa all’altezza, e poi ti rendi conto cammin facendo che non è così. È la normalità.
Del resto anche per le squadre che spendono tanto e non vincono, come Milan e Juventus, è un po’ come se fosse una retrocessione. La Juventus, per esempio, si è fatta male da sola. Ha cercato la novità, ma non sempre le novità portano risultati positivi. Hanno azzardato con Pirlo, che è stato grandissimo calciatore, ma per diventare allenatore devi partire dalle fondamenta, non di punto in bianco andare ad allenare la squadra dove sei stato un grande. Anzi, se vuoi allenare non devi mai andare ad allenare dove sei stato bravo, apprezzato, dove hai fatto la storia. Lascia nelle società dove hai giocato un buon ricordo”.
La classifica attuale rispecchia i valori reali secondo lei?
“Direi che l’Inter è la squadra più forte in assoluto: può fare due squadre dello stesso valore. Ha avuto la fortuna, nella sfortuna dell’eliminazione da Coppa Italia e Champions League, di avere una rosa molto vasta, di poter fare delle scelte e di poter dare riposo a chi gioca di più. Quindi è avvantaggiata dal punto di vista fisico e atletico. Nell’Inter di oggi non ci sono giocatori modesti: è stata messa a posto una squadra dopo un anno e mezzo. Prima era una squadra balbettante, ora ha trovato la giusta inquadratura, peraltro non avendo altri impegni settimanali”.
Il Genoa dall’arrivo di Ballardini si è rapidamente tolto dall’ultimo posto. Come vede le vicende di casa rossoblu?
“Ballardini dovrebbero farlo socio a vita per quello che è riuscito a fare in passato come oggi. È l’unico che riesce a fare bene al Genoa. Con la sua calma, tranquillità ha riportato il Genoa in poche giornate dove gli competeva. Ho grande stima di Ballardini perché quest’anno chi avrebbe avuto il coraggio di andare ad allenare il Genoa che si trovava nei bassifondi? E ha praticamente salvato il Genoa. Anche in passato dove è andato ha sempre fatto bene. È un allenatore silenzioso, non si agita mai in panchina, non fa mai dichiarazioni fuori luogo. A me piace e mi fa piacere che il Genoa con lui sia praticamente salvo”.