Sabato intorno alle 18.40 si è fermato il cuore dell’Europeo di calcio. Si è passati dalla gioia dello Stadio di Copenaghen tornato pieno al silenzio assoluto per il dramma in Danimarca-Finlandia e in mondovisione capitato a Eriksen.
Il calcio, il respiro del danese, tutto si è fermato sul campo per 20’ con la disperazione dei compagni e degli avversari. Caduto a terra il giocatore dell’Inter si è spenta la luce in tutto il calcio mondiale. Le notizie che arrivavano sui social e la disperazione sugli spalti solo un campione come il danese ha saputo interromperle prima con una foto tranquillizzante perché era sveglio, dopo con una telefonata cosciente ai compagni rassicurandoli sulla sua ripresa. Auguri di pronta guarigione Eriksen, a presto sui campi.
Dalla paura di una tragedia alle cose turche dell’esordio degli Azzurri all’Europeo, in ritardo di un anno. Cose turche non inaspettate visto il cammino di Mancini dal suo esordio sulla panchina azzurra.
Dovrà essere un Europeo che rilanci il calcio italico e così sarà. Sarà un Europeo che consacrerà calciatori italiani. Non è una squadra di fenomeni, ma c’è grande fiducia in loro e nel lavoro fatto da Mancini e il suo staff.
La forza dell’allenatore e dei suoi collaboratori è stato quella di aver trasmesso alla squadra principi tecnici importanti e di averli passati a giocatori con poca esperienza internazionale. Contro la Turchia hanno contato la tecnica, la qualità ma soprattutto la tranquillità e la serenità di riuscire a fare risultato.
La partita non era facile, non solo per il risultato, ma pure per un esordio dopo un anno di pandemia con il pubblico sugli spalti, infoiati con le ugole al massimo, eccetto i soliti deficienti che si sono messi come al solito in mostra con cori beceri.
Nel calcio non si vince solo con i fuoriclasse, ma anche con gli uomini che hanno voglia di mettere in campo non solo qualità di palleggio ma carattere, mettendo tutto a disposizione e al servizio della squadra e del suo gioco.
Il 3 a 0 finale è lo specchio di una partita che una volta sbloccata ha visto l’Italia tracimare in ciò che avevamo visto nelle altre 28 gare giocate con il Mancio in panchina. I soliti noti che alla fine sono ignoti hanno detto che occorreva un autogol di uno juventino in maglia rossa con la mezza luna sul petto, ma non hanno tenuto conto che gli Azzurri hanno lottato dal primo minuto di gioco con una sola voglia: fare gioco, fare gol.
Questa Nazionale finalmente è figlia del campionato italiano non foresto. La forza di Mancini di tenersi fuori dai blocchi del passato per dare spazio ai giovani, a chi sa giocare al calcio in tutte le squadre della Serie A e non solo con quelle della parte sinistra della classifica.
Il gioco azzurro sempre propositivo è fatto non solo di possesso, ma di comando di gioco con aggressione e recupero del pallone e improvvise accelerazioni in verticale. Quello che molti tifosi anche della parte destra della classifica vorrebbero vedere nel prossimo campionato, ricordando a chi farà il prossimo calciomercato che i risultati arrivano perché ci sono i calciatori – comprese le riserve – al posto giusto.
Attenzione comunque alla troppa euforia: occorre testa a posto e sgombra per gli obiettivi sulla carta, per i critici irraggiungibili. Tutte le partite che si giocheranno fino al giorno della finale gli azzurri saranno contro squadre che hanno valori tecnici importanti e con le nazionali di mezzo anche i team sulla carta più scarsi mettono in campo orgoglio nazionale e voglia di vetrina in pieno calciomercato.