Antonio Conte, fresco campione d’Italia, amava dire: “nel calcio non c’è niente di scritto. C’è tutto quello che si dice, le parole, e poi per fortuna c’è il campo, dove bisogna fare i fatti“.
Ha ragione, ma l’ultimo sparo di lasciare l’Inter fresco Campione d’Italia perché non gli rinforzavano la squadra ha lasciato delusi. Tutti i tecnici della parte sinistra della classifica in alto sono buoni a vincere se hanno i giocatori buoni e più pagati, pochi ad inventare giocatori e farli diventare stelle.
Mancini questo l’ha fatto. Ha convocato più di 50 calciatori in tre anni e ne ha fatti debuttare 35 in Nazionale. Lavoro fatto con il suo staff senza chiedere stage nel mezzo del campionato e senza disturbare il lavoro dei colleghi. Non si è nascosto quando le cose andavano male, anzi convocava altri uomini panchina, desiderando lo scenario più competitivo possibile per offrire la propria versione di calcio.
Per tutti quelli convocati una sola volta era l’occasione per sfruttare le avversità come stimolo per la crescita. Questa Italia è migliorata gara dopo gara perché ci ha messo il cuore oltre la tecnica, senza risparmiare niente e vince come sta dimostrando in questo Europeo grazie all’ostinazione, alla disciplina del lavoro della strategia tattica tutto fatto con dedizione.
Questa Nazionale innalza e incorona il lavoro di Mancini e del suo staff e fa emozionare nuovamente gli italiani davanti all’eccellenza del gioco e al virtuosismo dei gol. Piace anche quando si difende per mantenere un risultato favorevole. Tutto ciò non è sinonimo di paura calcistica, bensì è una specializzazione in una variante del gioco per vincere. Chi sostiene il contrario è un trombone sfiatato.
Già scritto che l’lItalia non gioca un calcio prevedibile e alla base di tutto c’è una strategia. Piace perché il suo possesso pallone non è mai superiore ai 40 secondi. I giocatori di questa Nazionale non hanno tempo per pensare e devono essere efficienti ed efficaci con uno o due tocchi. Una linea di condotta che dimostra che c’è anche qualità.
Mancini ha capito, a differenza dei club, che per competere in Europa bisogna essere pronti e preparati dal punto di vista mentale perché il tempo di reazione è minimo e l’esigenza è alta. Questa Italia gioca senza il timore di nessuno cercando di non fare il minimo errore per permettere all’avversario di approfittare. Lo scopo principale è fare gol e vincere e per riuscire bisogna oltre difendersi bene esporsi in fase offensiva.
Adesso gli ottavi di finale dell’Europeo, tutti contenti perché gli Azzurri dovranno incontrare l’Austria. Mancini è più realista: una partita secca è diversa di un girone e riderà quando avrà letto che l’Austria era meglio dell’Ucraina perché a dirigere c’erano Shevchenko e Tassotti che avrebbero potuto conoscere meglio i difetti italici.