Totalmente inaccettabile che a margine di Genoa-Napoli, a fronte di una prestazione sicuramente più convincente di quella all’esordio, la gara dei Grifone debba gravitare intorno al primo, controverso episodio da moviola di questa stagione che si preannunciava già complessa, ma che lo diventerà ancor più se il Genoa verrà penalizzato come negli ultimi anni dalla classe arbitrale (ieri la stessa che non vide la spinta clamorosa e plateale di Florenzi su Pandev all’Olimpico, nel dicembre 2018, ma in quel caso il VAR neppure intervenne). Sono questi i paradossi del mondo arbitrale in epoca VAR: episodi clamorosi non revisionati contro episodi di campo a cui si dedicano, invece, chilometriche e cervellotiche on field review. E paradosso nel paradosso, il VAR che interviene per correggere una decisione giusta.
La rete annullata a Pandev era regolare, che Buksa nulla fa per ostacolare Meret e che c’è troppa discrezionalità nell’applicazione del protocollo VAR. Ci si metta mano, e subito. La moviola questa mattina è spaccata a metà sui quotidiani: il Corriere dello Sport giudica corretto l’annullamento del gol. La Gazzetta dello Sport parla di un “intervento a sproposito” del VAR Fabbri e di un “gol annullato ingiustamente“. Per quanto riguarda la stampa locale, parlano da soli il tre rifilato all’arbitro dal Secolo XIX e il “punto perso, fors’anche rubato ripensando al gol annullato a Pandev, visto e rivisto mille volte” di cui parla Repubblica.
Prima ancora dell’episodio, che Di Bello avesse qualche problema di gestione lo si era captato dal giallo ad Ekuban dopo pochi minuti per un intervento interamente sul pallone. Prima dell’episodio Buksa-Meret, invece, era emersa una chiara prova di cosa significhi essere portieri sicuri (e da Nazionale). Sirigu pronto e attento su qualunque uscita, anche su quei palloni radenti che potevano apparire più pericolosi; in parallelo, Meret insicuro al punto da rischiare di farsi un clamoroso autogol un minuto prima di perdere il pallone consegnandolo a Pandev per la rete dell’uno a uno. Insomma, che il portiere partenopeo non stesse brillando in sicurezza era chiaro già prima dell’episodio VAR. Rivediamolo.
Intanto Sturaro pennella un traversone a campanile sul quale Buksa cerca di avventarsi, guardando il pallone fino all’ultimo. Il pallone non è né così lungo né così fuori traiettoria come l’ha descritto Spalletti nell’immediato post-partita, peraltro dimenticandosi di fornire ai microfoni di DAZN (ormai solo i broadcaster possono fare interviste e domande, quindi a quelle ci aggrappiamo…) un commento complessivo sulla gara, su meriti e demeriti del suo Napoli, ma pure dell’avversario. A parte questa disamina monca e avulsa da cosa avesse detto effettivamente il campo, l’attaccante polacco non fa nulla per ostacolare Meret: è girato di spalle, non allarga le braccia e neppure inarca la schiena, o perlomeno non lo fa fin quando non sente il ginocchio destro di Meret colpirgli un fianco. Quel ginocchio non è lì per caso: ad uscire in presa alta con una delle due ginocchia alzate te lo insegnano nelle scuole calcio non appena decidi di mettere i guanti. Oltretutto Meret entra in contatto anche col compagno Di Lorenzo, sul quale sbatte con la gamba destra: sulla rovinosa caduta a terra c’è per così dire un “concorso di colpa”.
Buksa, un classe 2003 che senz’altro dovrà ancora imparare qualche trucco del mestiere, non fa comunque nulla di quanto prevede il Regolamento per fischiare fallo sul portiere da parte di un attaccante (pagina 101). “Un calciatore per la contesa del pallone viene a contatto con il portiere avversario, che si trova nella propria area di porta. Ciò è permesso? La contesa per il possesso del pallone è consentita – spiega l’AIA – Un calciatore sarà punito soltanto se nel contrasto salta addosso al portiere, lo carica o lo spinge in modo negligente, imprudente o con vigoria sproporzionata”.
Buksa è saltato addosso al portiere? No. Carica il portiere? Altrettanto evidente che non sia così, considerata la postura del corpo. Buksa non può scomparire in quella situazione, ma senza dubbio non c’è negligenza, imprudenza o vigoria sproporzionata nel suo gesto. Anzi, se fosse rimasto a sua volta a terra dopo il contatto col ginocchio di Meret, probabilmente l’arbitro Di Bello sarebbe stato indotto a pensare ad un contatto subìto dal giocatore rossoblu, non viceversa.
Ora arriviamo al capitolo più spinoso: la scelta dell’arbitro. Di Bello, che conferma un feeling piuttosto negativo col Genoa, alza subito le mani e indica che non c’è fallo di Buksa, quindi punta il dito verso il centrocampo. Subito le proteste del Napoli con Meret a terra che si tocca il fondoschiena dopo essere caduto a terra. Di Bello era posizionato a 11/12 metri massimo dal contatto, con una visuale totalmente libera da impedimenti, in condizioni ottimali per giudicare, dal campo, quanto accaduto. Di Bello vede il contatto e lo giudica non tale da portare al fallo, quindi assegna il gol a Pandev.
Le domande sono queste. Era un chiaro ed evidente errore? Quante on field review vedremo in questo campionato su episodi analoghi? Per protocollo non andava preservata la verità di campo laddove comunque vi fosse un tocco già ravvisato dal direttore di gara e giudicato nei limiti del Regolamento? Perché allora Fabbri ha richiamato il collega Di Bello al VAR senza preservare tale verità di campo? Sono tre domande che possiamo anche porci, ma intanto il punteggio rimane il 2-1 a favore del Napoli e sta stretto ad un Genoa che, in piena costruzione, aveva sfoderato una prestazione convincente.
Un ultimo passaggio anche sulla rete di Fabian Ruiz. La conclusione del numero 8 partenopeo è precisa e Sirigu non ci sarebbe mai arrivato, anche senza ostruzioni nella visuale. Va però evidenziato che Elmas è in fuorigioco al momento della conclusione ed è precisamente di fronte al portiere rossoblu: rimane fermo e non si muove col corpo, intelligentemente, al punto che non induce il VAR a nessuna revisione. Nessun rossoblu, peraltro, si lamenterà della posizione del numero 7 azzurro. Le immagini sono chiare: Elmas era in fuorigioco rispetto a Sturaro, il più arretrato dei difendenti rossoblu. Lo diciamo fin da ora: ci saranno gare, ne siamo certi, dove una posizione del genere potrebbe anche diventare discriminante per l’annullamento di una rete. Quella gara non era ieri…
Genoa-Napoli, Spalletti sul gol annullato a Pandev. “Un fallo giusto”