Torino-Genoa è la partita più difficile delle quattro da giocare prima della prossima sosta. Occorrerà un Grifone con gli artigli, consapevole dei propri limiti, ma battagliero e propositivo.
Ballardini, Criscito e compagni date “l’otto”, con massimo impegno da parte di tutti e dando fondo a tutte le risorse dal primo minuto di gioco.
Rammentando la gara dell’Hellas dello scorso anno dove il Genoa e Ballardini hanno fatto la loro figura contro Juric, in particolare nel secondo tempo quando erano andati sotto nel risultato. Ballardini per la gara di domani avrà preso nota del fatto che il Torino in questo momento non riesce a far masticare per tutto il tempo di una partita il calcio totale che piace al Pirata. L’Hellas che incontrò il Genoa lo scorso anno lottava nei posti alti della classifica sfruttando il lavoro di due anni in riva all’Adige, il Torino attuale sta imparando quella filosofia che dopo otto giornate fa ancora fatica a decollare.
Ballardini non dovrà farsi imbrigliare nella tattica di Juric e delle sue marcature a uomo nel cuore del gioco e per riuscirci dovrà proporre una squadra forte fisicamente e, dal centrocampo in su, pronta a sfruttare con velocità e dribbling le debolezze di un Torino che gioca alto e spavaldo.
Il Genoa per uscire indenne dall’Olimpico Grande Torino dovrà ripetere le gare viste nei secondi tempi e non nelle prime frazioni di gioco per non fare l’abituale harakiri incassando gol nei primi venti minuti.
Per quanto riguarda l’attenzione alla fase di non possesso, occorre un alto livello di attenzione per tutta la gara e voglia di soffrire, perché il Torino di Juric è in grado di far soffrire tutte le squadre che affronta. Il Grifo dovrà essere preciso a livello di tecnica e veloce nei tempi di lettura del gioco per sfruttare le opportunità concesse dai granata.
Un buon risultato contro il Toro avrebbe un peso importante nel processo di crescita e autostima di un Vecchio Balordo che assieme al suo tecnico deve abbandonare l’attesa degli avversari.
Il tecnico rossoblu contro il Torino deve scegliere se giocare con la difesa a tre oppure a quattro. Con la difesa a tre i due centrali devono essere più aggressivi, creare superiorità in fase di possesso e rinforzare il centrocampo per prendere i calciatori avversari tra le linee. Al ruolo di marcatore viene richiesto di coprire più campo. A quattro ci sono più uomini a centrocampo e meno in difesa, tutti devono essere più accorti, bisogna essere bravi nella lettura avendo meno copertura.
Difesa a tre o a quattro dipende da come Ballardini e il suo staff vogliono affrontare la squadra di Juric. Impostare a tre oppure a quattro fa una certa differenza. Ballardini costretto con quello che gli passa il convento, qualcuno tenuto nella bambagia ha fatto vedere di potersela giocare in difesa e contro il Torino si spera che Balla faccia la stessa operazione con qualche giovane cambiato di ruolo e qualche nuovo arrivato che preme di farsi trovare pronto.
La discriminante non è il modulo, ma il movimento dei calciatori e solo chi gioca e lo vive sul campo deve essere bravo a coglierne non le sfumature, ma i contenuti.
Ballardini “dagghe l’euttu” per dirla in genovese. “Dare l’otto” i genovesi, ai tempi del tram, lo gridavano al conduttore affinché posizionasse la leva sull’otto e andasse al livello massimo di velocità. Quello che servirà al Vecchio Balordo domani: contro il Toro servirà correre, qualità assente nelle altre gare fino a quando Ballardini non cambiato la squadra strategicamente e nei protagonisti.
Juric dopo essere stato la sorpresa positiva con il Verona lo scorso campionato sta facendo fatica non solo in termini di punti nel ripetere l’exploit con il Torino. Otto punti in classifica con 2 gare vinte, altrettante pareggiate e 4 perse (con 9 reti fatte e 8 incassate) sono un tabellino che Juric non considera congruo visto la mole di gioco sviluppata in ogni gara.
La musica del Pirata è sempre la stessa: aggressione continua e tanta, tanta corsa, anche se rispetto allo scorso anno a Verona dove aveva giocato molto bene sotto la Mole fa fatica a concretizzare. Eppure la qualità sulla carta dovrebbe essere aumentata .
A Napoli l’ultima di campionato il Toro non meritava di perdere. Nel complesso ha avuto più occasioni gol del Napoli. La gabbia intorno a Osimhem aveva funzionato fino al rimpallo gol e Spalletti era stato imbrigliato per 80’ anche dopo l’uscita di Mandragora, per un altro infortunio al ginocchio operato lo scorso anno.
Juric è stato chiaro al termine della gara: è mancata l’imprevedibilità di Pjaca e Brekalo e la loro qualità accende e spegne il Toro. Al croato manca lo Zaccagni di Verona, la luce del suo gioco in riva all’Adige.
Tatticamente il Torino nelle precedenti gare di campionato ha sempre giocato con il 3-4-2-1, anche a Napoli senza Pjaca e con Linetty e Brekalo dietro a Sanabria. La maggior parte del gioco dei granata è sviluppato sulle corsie laterali, con spinta importante da parte di Brekalo a sinistra e Singo a destra coadiuvati dal movimento di Sanabria e dall’inserimento di Pobega da dietro.
Il Torino come tutte le squadre di Juric è molto aggressivo sulla prima costruzione avversaria nella trequarti offensiva. Pressing ultra-offensivo portato da tutto l’apparato granata davanti, dai centrocampisti e dagli esterni bassi.
Tutto si concretizza o si dovrebbe concretizzare con un gioco diretto volto all’attacco della profondità alle spalle della difesa avversaria, accompagnato da tanti elementi per riempire l’area avversaria cercando inserimenti e tempi giusti, giocando senza pallone per creare linee di passaggio e spazi e permettere agli esterni di accentrarsi e andare alla conclusione. Tutto il lavoro viene sprecato dalla precisione del tiro in porta.
Il rovescio della medaglia di questo gioco con i terzini e la linea difensiva molto alta, dinamica che non sempre viene attuata con i tempi giusti di pressione e le corrette istanze, è che espone i granata agli attacchi avversari, che approfittano in particolare dello spazio che si viene a creare tra i laterali e i due centrali. In particolare sul finale delle partite nelle otto partite giocate ci sono stati i momenti di maggior fragilità.
Juric recupera non al meglio Belotti, Zaza e Praet, ma perde Singo e Mandragora. Per sostituire Mandragora dentro Kone un giovanotto del 2000 con i datati granata in panchina, ,mentre per rimpiazzare Singo il kosovaro Vojvoda o Ansaldi. Le formazioni di Torino e Genoa a domani alle 17.30
Torino-Genoa sarà diretta da Giacomelli di Trieste, 44 anni, non più ristoratore nella sua città. Arbitro dall’età di 15 anni, ha fatto una lunga gavetta prima di arbitrare in C nel 2007. Negli anni si è levato il difetto più grande che lo ha bloccato sui campi di C e B (è in Serie A dal 2012) migliorando sulle sanzioni disciplinari, che sono un elemento importante nella massima serie.
Vanta 154 gare dirette in Serie A, di cui solo una in stagione per la squalifica per i rimborsi gonfiati. Ha assegnato 62 rigori e ha all’attivo 27 espulsi. Con il Torino 20 gare dirette (8 vinte, 6 perse e 6 pareggiate). Con il Genoa ne vanta 18 (4 vinte, 7 pareggiate, 7 perse).
Primo assistente Lo Cicero di Brescia, secondo assistente Di Iorio (VCO), quarto uomo Meraviglia di Pistoia. VAR Abisso di Palermo, AVAR Giallatini di Roma.