Come già accaduto in altri snodi della stagione del Genoa, abbiamo raggiunto telefonicamente alcuni colleghi della carta stampata e dei media locali e nazionali per chiedere loro quale peso possa avere l’arrivo di Andriy Shevchenko al Genoa.
PINUCCIO BRENZINI (RADIO NOSTALGIA – TELENORD)
“Per Shevchenko è il caso di parlare di un allenatore che, se come calciatore non ha bisogno di presentazione per nessuno – anche per il suo Pallone D’Oro vinto – ha un peso enorme come allenatore. Al di là del fatto che tutti quanti siamo a riflettere sul fatto che la squadra ha 9 punti, ha tanti problemi e deve pensare al campo, io però faccio una brevissima anticipazione riguardo al pensiero primario che mi passa per la testa: il fatto che una società decida di investire, per tutto il proprio apparato tecnico, 7.5 milioni lordi a stagione spiega che ha deciso di intraprendere un grande progetto e cambiare la dimensione del Genoa. Per chi è poco ottimista di natura, che vorrebbe vedere tutto realizzato prima di fare un primo sorriso, questa scelta indica, per budget che si adotta e per qualità dell’apparato tecnico (non dimentichiamo che il vice di Shevchenko è Mauro Tassotti, il numero uno dei numeri due), che si sta cambiando dimensione al Genoa. Chiaramente bisognerà trovare gli innesti giusti sul mercato, ma credo che quando si investe una cifra del genere non si stia a ragionare su quello che deve essere la stagione attuale, ma su ciò che dovrà essere il futuro. Lo stesso vale per il tecnico, che intercetta una situazione difficile e non facilissima, ma sa di avere anche delle garanzie. Tutto questo mi fa dire che sono estremamente soddisfatto della situazione”.
GESSI ADAMOLI (REPUBBLICA – TELENORD)
“L’arrivo di Shevchenko fa sognare la tifoseria e fa sognare un po’ tutti. È un nome altisonante: come giocatore ha vinto il Pallone D’Oro nel 2004, altre due volte arrivato nei primi tre, ed è stato giocatore straordinario. Anche Thiago Motta è stato, per dire, un elemento importante nel Triplete dell’Inter. Non come Shevchenko, ma ha giocato in Barcellona e PSG. La differenza sostanziale tra i due è che Thiago Motta è arrivato a inizio carriera e si doveva fare conoscere, accettando una scommessa a perdere, un salto nel buio rischiando di bruciarsi. Shevchenko, al contrario, non ha bisogno di farsi conoscere: è stato allenatore della nazionale ucraina e ha portato l’Ucraina per la prima volta ai quarti di finale di una competizione europea. Lo stesso spessore dell’ingaggio, da 2 milioni più lo staff, indica che non vengono per farsi conoscere. Tassotti, poi, è stato vice di Allegri, Ancelotti, Inzaghi, Seedorf. Berlusconi un sacco di volte aveva provato a convincerlo a prendersi da solo la responsabilità perché pare che sia veramente molto bravo: come si dice che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, dietro un grande allenatore c’è sempre un grande secondo.
È una garanzia e non solo perché conosce bene il calcio italiano (e quello lo conosce anche Shevchenko), ma anche perché ha lavorato ad alti livelli sempre con grande profitto. È uno staff che viene e non ha bisogno di accettare salti nel buio, ma lo fa perché evidentemente gli sono state date garanzie sul fatto che si possa iniziare qualcosa di importante. La sola parola “progetto” al Genoa la aborro, perché ogni volta che è stata accostata al Genoa è stata presagio di catastrofi. È stata loro prospettata la possibilità di cimentarsi in un club del calcio italiano e ha preso questa opportunità con le dovute garanzie. E questa è una garanzia anche per i tifosi del Genoa. Attenzione: la classifica langue, sino a gennaio non si può intervenire sul mercato e andranno fatti investimenti ben fatti perché questa è un’accozzaglia di giocatori di cui abili e arruolabili non sono quanti. Ballardini, in tal senso, ha pagato per colpe non sue. L’unico grande errore di Ballardini, a mio avviso, è stato quello di non dire, a giugno, “arrivederci e grazie” a Preziosi: ci avrebbe rimesso qualcosa in termini di soldi, ma siccome non aveva garanzie per proseguire e andare avanti rischiava di bruciarsi quel credito infinito che i Genoani gli avevano dato. Sarebbe rimasto sempre lo Zio Balla. Non se l’è sentita: questo è stato il suo unico errore“.
SEBASTIANO VERNAZZA (LA GAZZETTA DELLO SPORT)
“L’arrivo di Shevchenko al Genoa come va interpretato? È un’incognita. È stato commissario tecnico dell’Ucraina, ma come tutti sappiamo essere un ct è una cosa, essere un allenatore di club di una squadra come il Genoa, in una situazione complicata, è un’altra. Non possiamo dire nulla ad ora: dobbiamo aspettare e vedere. Sicuramente è un’operazione di marketing. È stato scelto un grande nome, oltre che Pallone D’Oro. Mi intriga maggiormente quello che leggo tra le righe: se per esempio il Genoa prendesse veramente Luis Campos, ex direttore sportivo di Monaco e Lille, ci vedrei già qualcosa di importante a livello strutturale. Campos è riconosciuto come uno dei migliori direttori sportivi che sanno fare scouting e scoprire giocatori di un certo interesse”.
ANDREA SCHIAPPAPIETRA (IL SECOLO XIX)
“La scelta di Shevchenko e del suo staff di alto livello, come il vice Tassotti che potrebbe fare tranquillamente il primo allenatore in molte squadre di Serie A, è un segnale che cambia tutta la prospettiva del Genoa. È evidentemente una scelta studiata, ragionata e probabilmente sarebbe arrivata anche in caso di successo ad Empoli per Ballardini. I risultati non potevano essere quelli attesi, c’è una brutta classifica. Credo che i nuovi proprietari abbiano voluto – o volessero già dal loro arrivo a settembre – dare una svolta avendo in panchina un nome di respiro internazionale, con appeal differente da quello di Ballardini. C’è poi un discorso tecnico e qui ci sono gli interrogativi più grandi. Shevchenko è un tecnico emergente con un’esperienza abbastanza lunga alla guida dell’Ucraina, ma chiaramente si lancia in un’avventura totalmente nuova. Un conto è guidare una nazionale, un conto una squadra di club che si trova, oltretutto, in una situane di classifica che conosciamo bene e che necessita di interventi nell’immediato. Penso che per venire Shevchenko abbia ricevuto anche rassicurazioni su quello che sarà il mercato di gennaio: quesa rosa ha delle qualità, ma pure delle lacune.
Per esempio, sulla fascia destra. Oppure in mediana ci sono tanti centrocampisti simili, manca una mezzala che salti l’uomo e si proponga e alcuni giocatori, come Tourè, dai quali ci si attendeva di più e che, invece, stanno dando poco. Mi aspetto un mercato di gennaio col Genoa ancora una volta protagonista. C’è un cambio di prospettiva e l’ostacolo è rappresentato dalle prossime gare: il calendario da qui a Natale è molto duro e questo può complicare il lavoro di Shevchenko. Un Shevchenko arrivato con grande umiltà, che sicuramente dovrà avere l’aiuto e appoggio della società, e qui credo che vadano fatti passi avanti perché questa fase di transizione sicuramente non ha aiutato Ballardini e ha inciso anche sul rendimento. Ballardini saluta: da questi mesi mi sarei atteso di più da lui, ma quanto fatto in precedenza negli anni scorsi non si cancella. Se il Genoa si trova a fare l’ennesimo campionato di Serie A è anche per merito suo“.
ENRICO CURRÒ (LA REPUBBLICA)
“Credo che l’ingaggio di Shevchenko sia piuttosto significativo per il Genoa. È un personaggio sul quale non è neppure il caso di dilungarsi e porta il Genoa in un’altra dimensione dal punto di vista mediatico. Il Genoa, adesso, avrà un’attenzione non solo nazionale, ma anche internazionale. Se tu riesci a convincere un allenatore ambizioso come Shevchenko, che ha tutte le caratteristiche per essere corteggiato (e mi risulta che lo sia stato anche da club ben più ricchi del Genoa), ciò significa che da parte del club c’è una ambizione. Non puoi convincere un personaggio e allenatore come lui a sposare un progetto senza avergli dato garanzie. E tutto lascia pensare che queste garanzie le abbia ricevute. Cosa effettivamente possa riuscire a fare di differente nel breve termine, è tutto da vedere. La situazione in cui prende il Genoa non è certo semplice, ma lui ha idee molto chiare e lo ha dimostrato anche all’Ucraina. Riguardo al discorso circa il suo staff, Shevchenko può anche conoscere perfettamente il mondo del calcio italiano, ma ancora non ha allenato in Italia. E allora Tassotti, che ha un’esperienza accumulata negli anni al Milan come secondo, è una garanzia in tal senso. Però attenzione, non si deve pensare a Shevchenko come ad un personaggio che ci mette solo la faccia e basta: Shevchenko è un decisionista, con le idee molto chiare, che vuole imprimere il suo marchio e allenare in Serie A. Questa sfida accettata col Genoa credo che sia molto interessante“.