Udinese-Genoa 0-0. Era una partita da vincere da parte dei rossoblù alla Dacia Arena in bianco. Partita da fare risultato per le occasioni sprecate da Ekuban e Ghiglione. Partita da fare gol nel primo tempo: il pareggio è stretto nel primo perché il Grifo ha imposto, dominato a centrocampo più di quanto non lasciassero sperare le previsioni più rosee. Nel secondo tempo, nei momenti topici e in particolare nel finale di gara, il Genoa ha lottato con spirito gagliardo cavandosela in modo ammirevole con Masiello battitore all’antica che Nereo Rocco, nato poco lontano dalla Dacia Arena, avrà apprezzato.
Se il Vecchio Balordo avesse vinto non avrebbe destato nessuna illusione, ma nulla avrebbe tolto all’equità dell’esito. Il pareggio è più utile ai friulani che entrano nel giro del Purgatorio e non al Genoa che rimane nell’inferno della classifica.
Di questo pareggio avevano più che altro bisogno Shevchenko e i suoi giovanotti per versi disparati, tutti importanti, ma uno in particolare: questo pareggio ha fatto capire anche dentro lo spogliatoio che Sheva e Tassotti conoscono il calcio italiano e preparano le gare bene.
Il 3-5-2 genoano alla Dacia Arena non è stato molto basso, ma elastico nel coprire la fascia sinistra, con copertura degli spazi sulla trequarti. Partita preparata bene sui difetti delle zebre dell’est, non permettendo ai centrocampisti di Gotti di giocare stretti e compatti e senza dare la possibilità agli attaccanti, Beto e compagnia, di lavorare dietro la linea del pallone.
I bianconeri hanno subito la pressione di capitan Sturaro sulla prima costruzione a centrocampo non permettendogli di essere superati, di palleggiare e creare trame di gioco.
Gotti nel primo tempo, dopo aver perso Pereyra, ha lasciato il cuore del gioco ai Grifoni e nel secondo tempo ha cambiato uomini e modulo facendo rinculare Badelj e compagnia che non sono riusciti ad approfittare delle praterie a disposizione davanti alla porta di Silvestri.
Tuttavia ribadire da troppi anni concetti polemici ormai così chiaramente scontati sembra ozioso, come il problema del Genoa da almeno 4 anni: il centrocampo.
È sempre stato un mare magnum dove sono affogati tanti giocatori dopo aver corso e boccheggiato. In troppi si sono smarriti come in quello dell’attuale stagione perché non ci sono inventori di gioco e tutti quelli utilizzati, nel migliore dei casi, sono una aggiunta alla difesa – eccetto Rovella – quando sono stretti e compatti. Nelle ultime due gare ha cominciato ad emergere Sturaro almeno per 70 minuti: adesso la salute lo deve aiutare, troppe ne ha già passate in carriera.
Shevchenko e Tassotti continueranno a studiare il Vecchio Balordo e dovranno capire perché solamente due volte si è fatto gol nel primo tempo in 14 giornate. Tutto quello che si è visto anche con Ballardini: bisognava andare sotto, cambiare il modulo attendista nel secondo tempo per buttarla dentro e procurarsi qualche calcio di rigore.
Il Genoa con Sheva e la scuola di Tassotti sembra non avere più la fragilità difensiva, non ha preso in due gare un gol su pallone inattivo o calcio d’angolo (una notizia): adesso occorre trovare la velocità di esecuzione nelle ripartenze sbagliando poco nelle transizioni.
Miglioramenti a parte, il Genoa partita dopo partita si inabissa verso il fondo della classifica. Faticano su molte cose sul prato verde e contro qualsiasi avversario. A livello tecnico i difetti non guariscono. La squadra, siamo d’accordo, è stata costruita male, ma dopo 14 gare di campionato continuare con questo ritornello non porta da nessuna parte.
D’accordo che mancano i soliti quattro calciatori di maggiore qualità aspettati per i primi di gennaio e non per la fine: un difensore centrale, un centrocampista, un esterno, un’altra prima punta. La rosa è composta da giovani poco considerati per via dell’esperienza (che però lavorano con la prima squadra dai primi di luglio) e da “anziani”, calcisticamente parlando, che hanno dato tanto alla causa del pallone ma ora fanno fatica anche a recuperare dagli infortuni. Questi sono problemi organici che superano anche la fatalità.
Questi problemi meritano – e sarà già stata fatta – una riflessione molto approfondita da parte della nuova proprietà, dall’allenatore, del neo Presidente Zangrillo. Hanno dichiarato di avere buone buone idee, in questo momento al Genoa serve subito una figura che abbia più confidenza con il calcio e il calciomercato di riparazione, per salvare la Serie A ed essere già pronti alla prima giornata del girone di ritorno.
Ad esempio, se c’è qualche profilo di calciatore svincolato che serve alla causa salvezza meglio ingaggiarlo subito, farlo allenare immediatamente, tesserarlo il 3 gennaio per non aspettarlo: la lezione degli svincolati degli ultimi giorni del calciomercato estivo dovrebbe essere stata recepita.
Quello scritto potrebbe sembrare apocalittico, ma propone degli interrogativi che tutti i genoani si pongono per il mantenimento della categoria. Quello scritto invece ha lo scopo di invitare alla perseveranza accompagnata e motivata dai propositi virtuosi dei 777 Partners.
Il pezzo non è apocalittico è un invito alla speranza e riporre ancora una volta la fiducia nella nuova proprietà nonostante quello che sta accadendo al Vecchio Balordo in questa stagione.
È iniziato il calendario dell’Avvento, anche quello del Genoa: lasciate che i genoani vivano un sogno ad occhi aperti e il 25 dicembre possano vedere un Albero di Natale pieno di palline e sorprese rossoblù.