Un Genoa né carne né pesce per 45’ di gioco. Anche la sfortuna si può meritare, ma non cercare contro uno Spezia volitivo. Senza passaggi, laterali e all’indietro, ma riempiendo l’area genoana con 5/6 calciatori bravi nel palleggio e nel possesso pallone hanno strapazzato il Vecchio Balordo in campo e sulla panchina.
Occhi sgranati davanti allo schianto del Grifone. Solo la Nord non freddata neanche dal meteo e dalle temperature finché non ha capito che non c’era più nulla da fare.
Un Genoa che faccia scena muta nel derby con il Doria e nell’altra gara con lo Spezia al Tempio è un’altra brutta pagina di questo campionato: oltre gli altri numeri catastrofici, questi due passaggi a vuoto lasceranno il segno nella storia del più Club più Antico d’Italia.
Sheva e Tassotti su nove gare ne potevano sbagliare sette, sempre giustificati, ma non le due gare liguri. Il brodino con Atalanta e Sassuolo, seppur senza un tiro in porta, aveva illuso.
Dura lezione di calcio degli spezzini con i suoi significati emblematici di istinti primordiali dell’uomo calciatore che vuole salvarsi. Il loro orgasmo virile e di conseguenza la mancanza di carattere dei genoani è stata la grande differenza nella partita, al di là degli errori tecnici in campo e di quelli tattici in panchina da parte di Tassotti (e con Shevchenko davanti al televisore) e degli altri componenti dello staff, sempre in piedi a dare ordini ma non in grado di cambiare la strategia tattica preparata nello spogliatoio per 45’, rimasta annichilita dalla strategia di Thiago Motta atteso con un 3-5-2 e non con un 4-3-3 a trazione anteriore.
Umiliati e ridimensionati, i calciatori sono usciti a testa bassa. Con loro anche lo staff tecnico al completo senza personalità e perdente.
Usciti da dilettanti fuori dal sogno salvezza già alla seconda gara del girone di ritorno? I miracoli possono ancora succedere, ma con l’andazzo delle 22 giornate di campionato giocate appaiono difficili.
All’inizio del secondo tempo il cambio di strategia tattica dentro lo spogliatoio ha fatto ritrovare solo il nerbo atletico ma non l’abilità del gioco negli spazi. Il pareggio poteva arrivare allungando l’agonia, ma le polveri bagnate degli attaccanti più titolati come Destro, Caicedo e Pandev sono state le ciliegine sulla torta amara dei rossoblu.
Il Genoa contro lo Spezia, dopo quello visto in precedenza, ha dimostrato che non può andare avanti come Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno alle crociate salvezza.
Genoa-Spezia doveva essere una prova di forza da parte di Sheva anche dopo le parole prima della partita in conferenza stampa: “Genoa più propositivo, partita da affrontare con lo spirito giusto per portare a casa un risultato positivo da troppo mancante a Ferraris“. Tutto rimasto davanti alla tv di Pegli.
Sheva e Thiago Motta sulla loro strada non hanno trovato il calcio che piace loro fare. Tra i due c’è una differenza: Thiago Motta ci ha sempre provato a vincere, Shevchenko con il suo 5-4-0 difficilmente. Thiago Motta ha provato a giocarsela con tutti, Sheva con nessuno: dal suo cilindro sono uscite solamente le parate di Sirigu e i gol di Destro. Il problema che da una porta all’altra ci sono sempre state buche come fossimo nella Capitale d’Italia e gli altri settori non sono mai stati coperti e corretti.
I miracoli nel calcio ci sono anche stati con squadre che vincevano 4/5 gare di fila anche nella parte destra della classifica, ma con l’attuale Genoa e con l’attuale staff tecnico appare difficile. Si vedono troppe difficoltà, con il modulo che è diventato preferito anche con la panchina e la tribuna piena di attaccanti, anche con poco minutaggio nelle gambe. Allora perché non provare subito a fare gol invece di subirlo? Perché non chiudere la gara e dopo rifugiarsi nella linea Maginot davanti a Sirigu?
Nel mirino è finito Cambiaso. C’è da chiedersi, allenandosi con il GPS sulle spalle, perché nessuno dello staff atletico si sia accorto che il genoano Cambiaso poteva essere alla frutta dopo aver giocato quasi 25 gare tra Nazionale e Genoa. Cosa si aspettava a farlo rifiatare? Un altro incidente muscolare come a Rovella, anche lui sempre in campo tra Genoa e Under 21 e neanche cambiato dopo il 3-0 casalingo col Milan nel primo tempo di gioco?
Il Genoa per salvarsi sul piano tattico ha svolto un percorso sbagliato. La strategia messa in campo non ha portato e non porterà risultati, il calcio vero è quello in verticale (non palloni lunghi ciabattati in avanti). Il passaggio laterale, difficile al Genoa vista la tecnica, quando non si sbaglia banalmente dovrebbe apparecchiare qualche presupposto offensivo, ma è la verticalizzazione, anche nel catenaccio e contropiede, che prepara il tiro in porta.
Criscito ha parlato a “muso lungo, non corto” e lo ha fatto via social perché è difficile intervistare calciatori. Probabilmente lo avrà fatto anche dentro lo spogliatoio ottenendo scarsi risultati.
Comunicare significa attivare un procedimento di azione sociale. Il sogno, l’interesse, la passione di capire cosa c’è dentro il calcio, come si fa calcio anche in tempi da Covid, per tutte le squadre, dipende dalla comunicazione.
Ventidue gare giocate e non si è capito come si allenano e si preparano i calciatori. Tredici gare le abbiamo immaginate avendo visto allenare Ballardini e il suo staff in passato, le nove di Sheva sono un tabù. Le vicende quotidiane arrivano tramite spifferi.
È triste il declino per il “giornalismo dei fatti“. I giornalisti non sono come vetrinisti, anche se gli articoli appaiono come un negozio. Adesso con la salvezza di mezzo contano i fatti e non conta la nebbia sugli stessi.
Zangrillo ha parlato da genoano che soffre, quasi impotente per quello che sta succedendo al Genoa, qualcosa di immaginabile per uno che ha salvato tante vite umane.
Gli americani 777 Partners probabilmente non si aspettavano di gestire un momento così importante della storia del Genoa, anche se sono in gioco dalla scorsa estate. Si sono affidati ad un grande calciatore in panchina, hanno e stanno tirando fuori dollari, ma i risultati (anche fossero pochi) non arrivano.
La partita con lo Spezia ha dato qualche sentenza, tanto che qualcuno all’uscita dal campo chiedeva e invocava il ritorno dello Zio. Operazione salvezza non facile neanche per lui, ma potrebbe provarci.