C’è stato un Genoa prima di Blessin e dovrà essercene uno con Blessin. Solitamente non bastano 90′ per dare un giudizio, e l’avvento del tecnico scuola RedBull al Grifone non fa eccezione, ma la gara contro l’Udinese ha già fatto vedere in maniera evidente quali siano i principi del gioco dell’ex allenatore dell’Oostende.
I rossoblu arrivavano dalla tragica trasferta di Firenze dopo la quale fare peggio sarebbe stato impossibile. Quindi, in un mix di reazione di orgoglio e nuova iniezione di fiducia e grinta da parte del nuovo mister, è arrivata forse la migliore prestazione del Genoa in questa stagione. A mancare soltanto il gol, che negli ultimi tempi è una delle grandi lacune da colmare. Nell’ultima uscita si è partiti con un 4-2-3-1 e una propensione offensiva dettata da un pressing alto dal primo all’ultimo minuto. E poi anche in inferiorità numerica.
Ci sono due dati che siamo andati ad analizzare. Uno è quello legato al possesso palla rossoblu nella metà campo avversaria (a Firenze il Genoa aveva tenuto il pallone oltre il centrocampo la miseria di 21 secondi!), l’altro quello del baricentro. Il tutto corroborato dalla corsa e dai chilometri percorsi.
Nel primo dato mister Blessin ha centrato subito un dato molto alto: vicino al 40% il possesso palla nella metà campo avversaria, superiore alla media stagionale del Genoa che parla di un 35,8%. Solamente altre cinque volte, tutte sotto la guida Ballardini, il Genoa aveva fatto meglio in questa stagione, segnando il dato più alto (60%) nella sfida interna col Venezia.
Parliamo di un dato che non è casuale perché indica come il Grifone sia costantemente andato a pressare l’avversario, raddoppiando o triplicando la marcatura, trovandosi più rapidamente a ridosso della porta per andare al tiro. E non a caso i tiri sono stati 10 nell’arco di una sola sfida, quando la media sotto la guida Shevchenko era stata di 6,4.
il baricentro in fase offensiva è stato di poco inferiore ai 59 metri, ben oltre il centrocampo, e non si è mai abbassato oltre i 50.87 metri in fase difensiva. Altro dato che la dice lunga sull’atteggiamento che i rossoblu non potranno mai rinunciare ad avere se vorranno giocarsi tutte le chance di mantenere la categoria.
A contribuire a fare crescere questi dati, che potrebbero essere la base del nuovo corso Blessin, il dato sui chilometri percorsi che ha denotato come quello del Genoa non sia un problema di condizione fisica, bensì di qualità e di mentalità. Il primo aspetto lo rafforzano gli allenamenti, l’ultimo la presenza di un tecnico e di uno staff empatici e diretti con la squadra. Il secondo, invece, potrà migliorarlo soltanto il calciomercato da cui si attendono ancora le mosse chiave per il reparto di centrocampo.
In ogni caso, la corsa (e la corsa fatta bene, in maniera intelligente, a chiudere linee di passaggio e cercare un rapido recupero del pallone) non è un dato trascurabile. In Genoa-Udinese hanno corso ben due rossoblu oltre gli 11 chilometri in attesa di recuperare Rovella, l’unico elemento in tutta la rosa rossoblu ad essersi stabilmente collocato nella Top 15 dei maratoneti della Serie A prima di infortunarsi. Si tratta di Portanova (11,5 km) e Sturaro (11,2 km), con Hefti (10,4 km) e Badelj (10 km) a seguire. Per dare la cifra del confronto del Ferraris e della padronanza del Genoa da un punto di vista fisico e atletico, nessun calciatore friulano è andato oltre i 10 chilometri.
La strada intrapresa, quella del sacrificio e del cuore oltre l’ostacolo per evitare ulteriori brutte figure, sembra intrapresa. Ora bisogna seguirla con continuità già contro la Roma.
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