Ancora un pari per il Genoa di Blessin, anche contro la Salernitana i rossoblu non sono riusciti a vincere la prima partita casalinga della stagione ed ora la situazione di classifica è sempre più disperata. Nella partita odierna a Venezia il Genoa è obbligato a vincere per continuare a sperare nella salvezza. È difficilissimo giocare in queste condizioni, anche la cosa più semplice diventa di estrema difficoltà.

Uno sguardo d’insieme sul Venezia.

La squadra lagunare è guidata da Paolo Zanetti, allenatore preparato, moderno e tatticamente evoluto. Il suo Venezia scende in campo solitamente con il 4-3-3, anche se a volte può virare sul 4-2-3-1, cosa già avvenuta più volte. I neroverdi preferiscono iniziare l’azione partendo dal basso, hanno in Busio, oggi assente per squalifica, il vero catalizzatore della manovra e questo potrebbe essere un problema non avendo in rosa un uomo con queste caratteristiche.

L’analisi reparto per reparto. Iniziamo dalla difesa.

Il n° 1 del Venezia è il rientrante Romero, portiere con esperienza internazionale che tra piccoli problemi fisici e questioni personali è stato assente per alcune settimane, Romero è attento e esperto, ha una forte personalità e una esplosività relativa, ma tra i pali sa sempre come muoversi ed è anche bravo a destreggiarsi con il pallone tra i piedi. Ebuehi, Caldara, Calderoni, Haps sono i quattro difensori in linea. Ebuehi, olandese naturalizzato nigeriano, ha corsa e gamba forte, è bravo a proporsi in avanti e nei cross, deve migliorare nelle letture difensive. Caldara e Ceccaroni formano la coppia centrale, funzionale e ben assortita, forte di testa e con buone qualità atletiche. Caldara, ex Atalanta e Milan, è difensore intelligente, bravo nell’anticipo e nell’ impostazione. Ceccaroni da anni a Venezia ha buone qualità fisico atletiche, è attento nella marcatura e sempre concentrato. Haps, l’esterno basso di sinistra, veloce, rapido e con un buon piede mancino, ha saputo calarsi subito nel difficile calcio italiano

Il centrocampo.

Cuisance, Ampadu e Crnigoj compongono il reparto. Cuisance è un francese di buona tecnica individuale e atletismo, ha un ottimo piede sinistro, è abile negli inserimenti, è in prestito dal Bayern di Monaco, Ampadu ha notevoli mezzi fisici, è bravo nell’impostazione e nel leggere i movimenti ed i passaggi avversari, ha una forte personalità. Crnigoj, il maratoneta della squadra, forte fisicamente, munito di discreta tecnica, pericoloso negli inserimenti, è sempre l’ultimo ad arrendersi.

L’attacco.

Aramu, Henry e Nani sono i tre giocatori offensivi. Aramu, ex Torino, è l’ uomo di maggiore qualità dei veneziani: bravo di testa e con un ottimo piede mancino, gioca a piede invertito anche se durante la stessa partita cambia spesso posizione. Nani sulla fascia sinistra, a piede invertito anche lui, è un campione portoghese, ex di molte squadre di livello internazionale; rapido e dotato di dribbling secco e velenoso, è arrivato da poco a Venezia e può diventare un arma letale. Henry è la punta centrale, ha ima fisicità importante, è bravo a dare profondità e nella protezione della palla, sa essere pericoloso dentro l’ area di rigore. Un reparto di tutto rispetto.

Come si comportano sulle palle inattive?

Sui corner e sulle punizioni laterali a sfavore difendono a zona. Romero non esce volentieri dai pali, ma con la sua capacità di lettura trasmette ugualmente tranquillità ai difensori. In fase offensiva i corner sono calciati da Aramu, Haps o Nani, a saltare vanno Caldara, Ceccaroni, Ampadu e Cuisance, oltre a Crnigoj che va a creare confusione dentro i 16 metri. Le punizioni centrali al limite dell’ area sono quasi tutte di Aramu, raramente se ne incaricano Henry e Cuisance.

In conclusione?

Altra partita vietata ai deboli di cuore. Il Venezia è squadra organizzata, cerca sempre il risultato attraverso il gioco, ogni singolo giocatore è molto attento allo sviluppo tattico della partita e mister Zanetti è molto coinvolto e partecipe dalla panchina. Per il Genoa è fondamentale vincere questa partita. Noi genoani vogliamo continuare a sperare, vogliamo continuare a soffrire, noi genoani siamo fatti così: “Solo chi soffre impara ad amare…”.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.