Nel giornale principale del calcio italiano, la Gazzetta dello Sport, ieri si chiedeva più rispetto per le cosiddette grandi del campionato, che al momento non lo sembrano, invocando arbitri esperti per le big. Le altre squadre cosa devono fare? Le belle statuine? Pettinare le bambole? Oppure stendere tappeti rossi ai direttori di gara inesperti?
La paura di perdere lo scudetto sotto la Madunina fa la conta sui calci di rigore concessi al Napoli e vede sottolineato il fatto che la squadra del padrone, il Torino, ancora non ne ha avuto uno a favore.
Se non crescono i giovani arbitri, non è colpa loro e di Rocchi. Misurarsi in Serie A dopo Natale, come sempre, è stato difficile anche per i vecchi marpioni.
Dal 2010 al 2020 (31 agosto) per colpa di Nicchi e Collina in campo solo i vecchi ed esperti, andati in pensione quasi tutti, perciò è difficile rimettere la barca in mare contro le onde del campionato. Il problema è che per adesso non sono solo i giovani a sbagliare, ma anche quelli degli anni precedenti diventati tutti internazionali per mancanza di manodopera e protagonisti nelle ultime giornate di campionato. I vari Di Bello, Chiffi, Fabbri.
In compagnia del VAR e degli errori arbitrali stanno decidendo la stagione in cima e in fondo alla classifica. Continuare a fare errori macroscopici con tutta la tecnologia e il tempo a disposizione per verificare non è più possibile e ammissibile.
Decidevano prima Carlo Sassi e Heron Vitaletti, gli inventori della moviola nel 1991, senza elettronica. Lavoravano sui filmati e gli errori erano giustificati: “devono decidere in un attimo di tempo”. Adesso non è più possibile.
Sarebbe interessante sapere chi sono gli arbitri esperti. La lista degli internazionali è composta da 15 arbitri, fra cui tre donne, e gli esperti o intelligenti su un campo di calcio sono Orsato, Massa, Guida e Irrati.
Doveri e Valeri sono usciti dal ruolo, prossimamente saranno VMo specialisti del Var, speriamo meglio di Mazzoleni, Banti, Nasca, Di Paolo professionisti del Var che aiutano poco o male i giovani arbitri.
I nuovi entrati sono Chiffi, Pairetto con Di Bello, Fabbri, Maresca, Mariani con più bassi che alti sembrano arrivati per grazia ricevuta in quel ruolo di internazionali. Per niente anche l’italiano Rosetti designatore Uefa li usa con parsimonia non in Champions ed Europa League.
L’importante che adesso Trentalange, il nuovo Presidente, sia in grado con i collaboratori più stretti di evidenziare i difetti, in particolare l’applicazione del Regolamento, l’uniformità e la congruità dei cartellini gialli e rossi.
Non si cresce se tutto viene giustificato o se si è circondati dal valletto della notizia nella lotta delle moviole tra Nord e Sud. Oppure parlano con lingua biforcuta alla Tex Willer a seconda della televisione nazionale o provinciale in cui appaiono. Non si cresce se non si torna all’antico insegnando nelle sezioni arbitrali non solo il Regolamento del gioco calcio, ma come stare su un campo e partecipare ad una gara.
Le sezioni arbitrali hanno solo un obiettivo: fare corsi arbitrali ed aumentare gli iscritti per coprire tutte le gare della Lega Nazionale Dilettanti dal livello giovanile, dai pulcini alla promozione e al campionato femminile, e dalla conta dei numeri di associati nella regione che portano carisma e voti alle assemblee nazionali.
Il problema arbitrale è alla fonte, basta andare a vedere qualche partita a livello giovanile o dei dilettanti, c’è veramente poco che possa far sperare nella crescita della categoria nel prossimo futuro.
Altro problema: qualche direttore di gara si è montato la testa e vuole farsi vedere. Una volta l’arbitro migliore era quello che si notava meno in campo.