Il Tempio era pieno, era l’ultima occasione per cullare il sogno di gloria? L’ultima di sperare di raggiungere l’obiettivo massimo di un altro anno in Serie A? È dura, ma non si sa mai.
La salvezza si è allontanata: troppi risultati negativi, troppe le chance buttate al vento specialmente al Ferraris, quella di ieri all’ora di pranzo è tra le più importanti considerati i risultati delle dirette concorrenti.
Blessin ha ridato voglia e morale non solo ai calciatori ma anche alla Tifoseria. Con Spors hanno fatto la vera rivoluzione sul prato verde, in società sembra mancare l’anello di congiunzione con il potere del calcio italiano: FIGC, Lega calcio e soprattutto arbitri, viste le ultime designazioni e in particolare, nella partita più importante dell’era americana, quella di Aureliano di Bologna.
Crederci era un dovere: il Genoa cercava non un risultato eclatante ma un vittoria da troppo tempo mancante nel fortino rossoblù a quarti che è stato terra di conquista non solo delle big, ma anche di altre squadre alla portata. I troppi pareggi (15) ne sono i testimoni.
La voglia voglia di volare del Grifone per sognare l’impossibile o per consolidare quanto meno una battaglia fino alla fine del campionato è sempre viva. Si è racceso l’entusiasmo sotto la Lanterna rossoblù. Entusiasmo per tornare a pensare in grande verso il futuro nel nome di Spors e Blessin.
Se la squadra ritroverà oltre la fase difensiva anche quella realizzativa, trovando maggiore continuità di risultati pieni con qualche successo di fila, chissà. Tocca ai calciatori superare le difficoltà e alcuni tabù. Le partite stanno diminuendo e per salvarsi qualsiasi partita sarà come scalare il Cervino, non ci sono più all’orizzonte per il Vecchio Balordo pianure o colline.
Fare gol è uno sforzo immane, l’area degli avversari appare piena di chiodi. Che fare allora? Continuare con il gioco di Blessin, con il cuore sgombro da ombre del passato che non servono.
Per il Grifone vincere non è facile perché non è stato preparato nulla nel passato. Qualcosa in più da Zio Balla, fino all’arrivo di Blessin che sta cercando di creare una identità di gioco, di avere una propria caratteristica, di crescere anche psicologicamente, recepire tutto l’entusiasmo della personalità mancata per buona parte di campionato. Con l’arrivo di Sheva è stato quasi un blob tecnico con poche speranze per rincorrere la vittoria.
Il tempo passa, le giornate diminuiscono, il lumicino è ancora più fioco, ma il popolo rossoblu e Blessin lo hanno riacceso perciò bisogna continuare a crederci.
La partita con l’Empoli è stata giocata bene dal Grifone. Meglio il primo tempo, tutta pressione e grinta. Nel secondo tempo fuori la potenza, dentro la qualità: si è visto meno gioco e meno preoccupazioni per il portiere Vicario, autore solo di una grande parata su tiro a giro di Portanova.
Nel primo tempo lo spirito è stato quello giusto. L’aggressione del Genoa ha impedito agli uomini di Andreazzoli di palleggiare grazie al pressing ultra offensivo, all’intensità e ai raddoppi coraggiosi, con il solito handicap o maledizione del gol mancante o salvato sulla linea di porta.
Nel secondo tempo dopo 15’ Blessin ha incominciato a fare i cambi alla ricerca del gol con Destro acclamato al posto di Yeboah. Destro non è il Destro che abbiamo visto sulle rive del Bisagno, ma non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Si è capito perché Blessin non lo faceva giocare.
Gli altri cambi Rovella e Amiri che dovevano portare qualità l’hanno lasciata sulla carta o in panchina vista la proprietà del gioco a disposizione. Da Amiri in particolare e da Rovella si aspettava la ricerca dello Spazio e del Tempo delle giocate. Amiri ha fatto fatica dovendo recuperare dal virus intestinale; Rovella dopo averlo visto giocare per molto tempo nel campionato Primavera, nelle gare dell’Under 21, nel campionato dello scorso anno è apparso fuori ruolo. Rovella è un play , Rovella per spessore fisico e passo può essere solo una mezzala in un centrocampo a tre (quello che mi aspettavo con il doppio cambio). Rovella sull’esterno con le spalle alla porta non rende.
Il cambio tattico se l’aspettava anche Andreazzoli, maestro di tattica, giocando a scacchi con Blessin ha cambiato tutto il centrocampo e i trequartisti, con due punte di peso e tre centrali di difesa più un esterno e centrocampo a tre. L’Empoli e la sagacia tattica di Nonno Andreazzoli hanno fatto vedere con il loro gioco sistemico che i 32 punti in classifica sono veri e conquistati sul campo.
Aureliano di Bologna, invece, ha confermato tutto quello che raccontano le sue presenze 23 in 9 anni di Serie A.
Sul presunto rigore su Portanova è già stato vivisezionato ieri. Più di lui ha anche sbagliato il VAR Mariani di Aprilia, bastava che lo convocasse davanti alla tv per togliere dubbi. Aureliano ci pensato bene ad andare: avrebbe dovuto sconfessare la sua decisione.
Aureliano ha poco da spartire con la categoria arbitrale. Il F.E.A.T.(fisico, atletico, tattico) è carente su progressione e scatto, improduttivo tatticamente, sempre dietro la linea del pallone, inappuntabile sull’abbigliamento, non è corrente anzi difforme sulla conoscenza del regolamento e relativa applicazione. Disciplinarmente parla troppo e le ammonizioni sono state insufficienti e poco congrue e difformi rispetto ai falli fischiati.
Aureliano una partita di 96 minuti di gioco l’ha trasformata in un solo tempo di orologio, qualcosa di più al massimo, permettendo troppe perdite di tempo ai toscani che giustamente ne hanno approfittato e interrompendo il ritmo della gara ad ogni fallo e ogni calciatore con le troppe ramanzine inutili.
La Nord dovrebbe cambiare il testo di Gente di Mare: “Gente di mare, che se ne va, Dove gli pare, a caricar noi Prigionieri di questa città (aggiungere di FIGC, Lega Serie A e arbitri). Noi siamo fieri dei nostri colori. Dei Grifoni siamo gli Ultrà“.
Il Grifone non fa gol neanche con le mani, ma partita dopo partita ha l’impressione di essere Sancho Pancia contro i Mulini a Vento.