Durante l’ultima puntata di “Football Talent, programma in onda su Globus Television, ha parlato Michele Sbravati, responsabile del Settore Giovanile del Genoa. Il dirigente rossoblu ha inizialmente presentato il lavoro delle giovanili del Grifone, sottolineando anche le responsabilità nei confronti delle famiglie dei ragazzi: “Noi pensiamo di lavorare con buon senso, di aver creato una struttura di tecnici, osservatori e dirigenti negli anni che è stata garantita dalla continuità di cui la società ci ha dato l’opportunità. La continuità è uno dei segreti per un Settore Giovanile. La nostra responsabilità non è soltanto tecnica, ma anche dal punto di vista psicologico, della vita di tutti i giorni, scolastico, cognitivo, comportamentale. Il nostro compito principale nei confronti dei genitori è quello di tutelare questi ragazzi di fronte alle ventiquattr’ore intere e non soltanto di fronte alle due ore di allenamento”.

Il discorso si è poi spostato su quella che è la selezione dei ragazzi, soprattutto fuori regione: “Noi abbiamo costruito un nostro personale modello apprenditivo, che ci consente di valutare il ragazzo prima nella sua zona di comfort, che è la sua squadra di appartenenza, dove lui ha una situazione emotiva tale, che gli permette di esprimersi al 100%. La seconda fase può essere all’interno delle nostre strutture, un paio di giorni in cui si riesce a conoscere il ragazzo anche con un po’ di dialogo e quindi attraverso degli altri aspetti che non sono solo quelli corpo-palla. E poi una terza fase può essere quella dell’osservazione in un torneo o in una partita e quindi nel confronto con i ragazzi che sono già all’interno del nostro Settore Giovanile“.

Anche sulle recenti critiche ai Settori Giovanili, successive alla recente eliminazione dell’Italia, Sbravati ha detto la sua opinione: “Io credo che il livello dei nostri giovani non sia così scarso come vogliono far credere quelli che vogliono per forza trovare un colpevole e additare i Settori Giovanili come frutto di un lavoro scarso ed inadeguato per produrre giocatori. Il problema principale sta nella fascia tra i 19 e i 22 anni, dove i ragazzi non vengono valorizzati e dove il sistema calcio in questo momento non prevede sbocchi per questi ragazzi e dove il numero di stranieri soffoca la fuoriuscita di questi calciatori verso i campionati professionistici, in particolare la Serie A“.

Infine, le ultime battute sulla Primavera e sui tanti infortuni che hanno colpito le principali leve del Genoa: “È stato un momento veramente complicato. Io sono qui da diciotto o vent’anni e questo è uno dei momenti più complicati per quanto riguarda la disponibilità di giocatori delle tre leve principali. I mister, i dirigenti e i ragazzi stanno facendo veramente dei sacrifici, perché c’è stato un intercalarsi di impegni notevoli. Abbiamo cercato di tener duro e di uscirne, ma inevitabilmente in alcune categorie i risultati ne hanno risentito“.


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