La nona di Blessin non è stata un inno alla gioia come la sinfonia di Beethoven per l’adunata oceanica dei 2300 Genoani arrivati al Bentegodi di Verona. Gli anziani ci avranno fatto il callo perché queste cariche di rossoblu a quarti, nelle difficoltà, non avevano colto nel segno in passato. Peccato, non se lo meritavano in un giorno feriale alle 18.30 a 300 km lontani da casa.
Contro gli scaligeri non c’è stata la firma di Blessin e del suo staff considerato che gli scaligeri hanno ripetuto gli stessi primi tempi dall’arrivo di Tudor. La partita è stata subito in salita per il cartellino giallo a Sturaro dopo un minuto di gioco che ha condizionato l’highlander delle 8 precedenti gare.
La partita è cambiata subito per il gol di Simeone dopo 5 minuti di gioco per una sbagliata lettura della difesa e dei centrocampisti nel coprire le giocate dei trequartisti avversari e in particolare di Bessa, autore dell’assist gol, e di Caprari, vicino al raddoppio.
Le assenze di Bani e Østigard si sono sentite, con Vasquez ancora con la testa nel fuso orario e la gioia di aver contribuito a portare il Messico ai Mondiali in Qatar. Le scorie degli altri giovani impegnati con le nazionali si sono viste e sentite nelle seconde palle perse e nei duelli singoli persi nelle gambe imballate.
La partita è stata in salita durante il primo tempo perché il Verona ha sviluppato il gioco che gli piace di più; zero palleggio, subito verticalizzazione e cambi campo tra Lazovic e Faraoni che hanno messo in ambasce Hefti e Frendrup poco supportati da Portanova e Gudmundsson. Le catene sulle corsie laterali nelle otto precedenti gare avevano fatto la differenza.
Il Genoa non è riuscito a fare il risultato solo perché il collettivo non è stato interpretato bene dagli undici calciatori in campo e qualcuno è risultato poco funzionale al sistema di gioco, a prescindere dal valore, in un contesto poco collaborativo con raddoppi di marcatura.
In possesso pallone non erano tutti vicino al pallone, nessuno in movimento senza pallone. Così il Vecchio Balordo non riusciva a rimanere corto, pronto a sfruttare in larghezza la fase offensiva e tutti corti senza lasciare spazi in fase difensiva.
Il Genoa contro il Verona solo nella metà del secondo tempo è riuscito a difendersi correndo e imponendo i propri ritmi, anche se il gol come tante altre gare è stato una chimera pur giocando con un trequartista e tre attaccanti. Blessin ha fatto 5 cambi giusti per cambiare il risultato.
Il Verona di Tudor, anche senza Veloso e Barak, è una signora squadra. Per niente ha confezionato 45 punti in 28 gare, tre meno di tutti gli altri avversari essendo Tudor subentrato dopo re giornate a Di Francesco con zero punti in classifica.
Blessin e i calciatori genoani non si arrendono, anche se il tempo passa e le giornate diminuiscono. Ma il lumicino rossoblu a quarti non è fioco. Blessin e il popolo genoano lo vogliono riaccendere domenica all’ora di pranzo contro la Lazio, perciò bisognerà continuare a crederci.