Vince l’Italia di Mancini e vince con gol e gioco, anche se solo per un tempo, il primo. Le forze c’erano e la giovine Italia lo ha fatto vedere contro l’Ungheria, uno spauracchio per tutti, a coloro che non credevano nel Risorgimento azzurro.
Pur con 9/11 diversi rispetto all’Europeo del 2021 (solo Donnarumma e Barella erano titolari fissi con Spinazzola per le prime gare prima dell’infortunio), sarà merito del mese di giugno, ma si è rivisto a tratti contro i magiari quel gioco vincente fatto di poco palleggio e tanta ricerca della profondità sempre con tre mini attaccanti, il più alto Raspadori coi suoi 172 centimetri, poi Politano (171 cm) e Gnonto (170 cm).
La differenza con l’altro mini-tridente che ci ha portato fuori dal Mondiale del Qatar (Berardi o Bernardeschi, Immobile, Insigne) non in grado di buttarla dentro una sola volta compreso i rigori, è che avevano voglia di correre, pressare e cercare combinazioni con un gioco lineare sulle corsie laterali che ha fruttato i due gol di Barella e Pellegrini su invito di Spinazzola e Politano.
I mugugnoni affermavano che nel secondo tempo la nazionale si fosse afflosciata, come quella ungherese sul piano del fiato. È vero. Sono di memoria corta dimenticandosi di quello che hanno fatto le squadre di club anche con il 70% di stranieri in campo a Marzo e Aprile nelle competizioni europee.
La novità più importante e bella, oltre la difesa con Bastoni e Mancini che non hanno fatto rimpiangere i senatori, è il centrocampo con tanta qualità composto da Pellegrini della Roma, Cristante davanti alla difesa, preciso e pronto nel lancio verso la profondità, e Barella. Poi Locatelli con Tonali in panchina. C’è tanto Mourinho in questa nuova nazionale.
Mancini ha fatto debuttare il 45° calciatore in nazionale, l’esterno Zerbin, che arrivava da un campionato in Serie B con il Frosinone. La rinascita degli Azzurri trovando gol e gioco potrebbe innestare un mutamento inaspettato, una trasformazione con buone notizie da aspettare, senza esaltarsi visto che il lavoro sarà lungo.
Mancini ai suoi detrattori ha fatto vedere di non essere un visionario. A coloro che avevano visto una Germania sdentata per mancanza di calciatori di primo piano probabilmente ripeteranno lo stesso slogan sull’Ungheria. Ormai è un vizio anche con le squadre di club: quando si fa risultato è solo demerito degli avversari.
La Nations League per molti non vale nulla ma se gli Azzurri avessero fatto “pateca” si sarebbero aperte le cataratte del calcio a suon di giudizi e sghignazzi. Nessuno dovrà esaltarsi per il primo posto nel girone della Nations League anche se concorrono Inghilterra, l’avversario di sabato prossimo, Germania e Ungheria.
Anche gli scettici dovranno rendere atto che la Nazionale è stata meglio del previsto dopo aver toccato nuovamente il fondo con la mancata partecipazione al secondo Mondiale di calcio consecutivo.
Oggi con le due gare giocate Mancini prova a salvarsi, lasciando tanta amarezza dopo aver visto i giovani azzurri nelle due partite giocate. Giovani che non sono stati utilizzati prima al posto di calciatori ansanti dalla troppa attività internazionale e qualcuno con la presunzione e immodestia di essere intoccabile per aver vinto l’Europeo.
Importante che la FIGC con questi risultati non faccia scivolare i problemi e le riforme del calcio italiano che sono tante e importanti, scavando l’ennesima fossa ai talenti che il nostro calcio ha dimostrato di poter lanciare.