Un altro contributo va ad aggiungersi alla lunga lista di interventi di giocatori, dirigenti, addetti ai lavori che da vicino conoscono il mondo della Serie B. Questa mattina abbiamo raggiunto telefonicamente Andrea Schianchi, collega e firma de La Gazzetta dello Sport. “Com’è questa Serie B? Un campionato molto difficile, sempre incerto, dove generalmente sono contemplate sorprese che quest’anno ci sono state. Non è per nulla facile e bisogna starci dentro dal primo fino all’ultimo giorno”.
Cos’è successo al Parma, dato per favorito l’anno scorso?
“È successo che non è mai diventato una squadra, ma semplicemente un gruppo di giocatori, alcuni piùbravi e altri meno. In campo non c’era un’anima di gruppo. E questi sono stati i risultati, che capitano a chiunque non pensi prima al collettivo. Il Parma si metterà in riga con altre 7/8 società per raggiungere la Serie A? Così è stato dichiarato, poi bisognerà vedere se ci riuscirà. Col nuovo allenatore Pecchia vogliono cercare di arrivare prima possibile in Serie A. Non sarà semplice perché ci sono squadre importanti, con ambienti e tifoserie importanti alle spalle come Genoa e Cagliari”.
Appena salito in Serie B, il Modena ha chiesto subito Coda.
“Sì, ma alla fine non credo che Coda non vada a Modena. Può anche chiedere Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo, ma se poi gli viene detto di “no”…sono quelle richieste un po’ estemporanee fatte sull’onda delle emozioni. Il Modena, certamente, va tenuto d’occhio, ma viene dalla Serie C e fare il doppio salto consecutivo è difficile, anche se al Parma è riuscito nella stagione 2016/2017”.
Il Lecce è venuto su perché nel Lecce Coda e Strefezza hanno fatto 34 gol insieme. Il Monza con fatica perché aveva una panchina più abbondante del Pisa. Poi c’è stata la Cremonese, la sorpresa, che ha fatto il colpo con una squadra di giovani…
“La Cremonese aveva un gioco molto preciso, con idee tecniche e morali molto nette e chiare. Così è riuscita a fare questa sorpresa, perché nessuno immaginava potesse subito salire in Serie A. In Serie B puoi vincere col portiere che para tutto e l’attaccante che fa tanti gol, oppure puoi vincerla – e io preferirei – con un bel gioco spumeggiante che faccia tornare la gente negli stadi. Perché gli stadi di Serie B vorrei vederli un po’ più pieni. Con quattro giocatori, l’asse portante della squadra, sicuramente e da sempre si fa una squadra. In Italia, più che in altre parti del mondo, dominano gli scienziati del calcio, che però non è una scienza esatta basata sull’estemporaneità e talvolta sul pressappochismo. Tutte le squadre che hanno fatto la storia del calcio hanno sempre avuto una colonna vertebrale molto forte: portiere, difensore centrale, regista e attaccante. Poi attorno puoi metterci quello che vuoi”.
In Serie B contano più i giocatori oppure l’allenatore?
“Continuo a pensare che contino di più i giocatori. L’allenatore conta perché deve dare gioco e spirito, ma in campo ci vanno i giocatori e se uno non è capace di fare due passaggi di fila, l’allenatore può anche dire duecento rosari, ma in Serie A sarà difficile ci vada”.
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