No Blessin, no Genoa. Premessa per tutti quelli che potrebbero giudicare solo dalle prime righe o dal titolo: lo scritto interessa specialmente il Genoa e la sua unità conquistata con i denti e con le unghie, per raggiungere l’obiettivo finale. Tutti devono partecipare, anche quelli che in piazzale Kennedy a maggio hanno coniato e gridato: “solo un anno in B”.
Il populismo nel calcio da parte di professionisti della penna, numismatici, dentisti, avvocati, commercianti, politici in tempo di elezioni, comici, tronisti tv, è quel genere di populismo che entra in gioco soltanto perché si devono seguire i social, ma non porterà nessun risultato.
Chi vuole bene al Vecchio Balordo porti soluzioni con Blessin o senza ricordandosi quello detto e scritto dal primo di luglio a ieri. Il Genoa è stato definito una corazzata, termine che gli hanno affibbiato più che altro cronisti o tecnici avversari per scaricare sulle spalle rossoblu un bel po’ di responsabilità, e la campagna di rafforzamento è stata all’altezza del campionato che si deve affrontare.
Il Genoa nelle cinque giornate appena giocate non è stato messo sotto da nessun avversario: solo gli errori individuali hanno fatto la differenza nel risultato. Sono mancati soprattutto freddezza e cinismo nell’aprile il tabellone marcatori, come a Palermo, e nel chiudere le partite. Tutto questo sarebbe successo con qualsiasi allenatore in panchina perché in campo le partite sono fatte di errori.
Detto questo, a Palermo Blessin ha sbagliato molte scelte. Intanto ha voluto rispondere alla critica facendo giocare elementi che non erano pronti. Operazione già fatta da altri tecnici in passato. Poi ha cercato un all-in per trovare il pareggio, che non è arrivato pur avendo creato almeno sei occasioni nella ripresa: due con Ekuban (scavetto alto, colpo di testa in solitudine a centro area sommati al clamoroso errore della prima frazione), una a testa con Coda e Puscas e altre due con Yalçin (prima un tiro al volo, poi il colpo di testa respinto da Pigliacelli con successivo salvataggio sulla linea su tocco di Bani).
“No Blessin” non è una novità per una parte di italiani che direbbe “no” a tutto. Vogliamo dire “No Blessin” a tutti i costi? Allora però bisogna dare soluzioni alternative con nomi e cognomi di sostituti che siamo credibili e accessibili. Altrimenti – e dopo una sola sconfitta nelle prime sei gare ufficiali sembra proprio la scelta più logica – l’alternativa è andare al Tempio sabato prossimo e fare tutti il dodicesimo in campo, come succede nella Nord e nella Sud, e rendere ripetibile lo spettacolo di mercoledì in occasione del 129° compleanno. L’urlo della Nord dopo aver parlato alla squadra, col richiamo a ritrovare la Serie A, ha lasciato la pelle d’oca a più di un presente.