Prima di cominciare a scrivere, commentare e analizzare la vittoria del Genoa a Terni, leviamoci il cappello non solo per la quinta gara vinta in trasferta dal Vecchio Balordo, ma anche per Blessin, il suo staff e il suo team in campo e in panchina, come si addice ai buoni sportivi. Solo allora cerchiamo di capire il perché di questa quinta vittoria in trasferta che in serie B non arrivano per caso.
Oggi il Genoa è una squadra fatta e finita (a gennaio sarà migliorata nelle manchevolezze) e di conseguenza l’approccio tra le fabbriche di Terni non poteva essere contraddistinto che dall’ottimismo del risultato, figlio degli esiti della gara di Ferrara. Oltre al fatto che il Genoa attraversa un periodo positivo che esalta giorno dopo giorno l’ambiente in campo e fuori e cementa ulteriormente il gruppo.
Chi va in campo da primo minuto o chi subentra dà di più del 100%, grinta e corsa si aggiungono alla qualità. Blessin e il suo staff, ma anche la dirigenza tecnica fuori dal prato verde, guidano il Grifone con sagacia e continuità: ormai un elemento acquisito insieme alla crescita di un team navigato e giovane.
La squadra nelle ultime gare ha dimostrato di essere robusta e organizzata confermando la dritta di molti, ossia quella di essere la più forte in Serie B, ma non una corazzata perché le corazzate in B non riescono a navigare trovandosi i campi di pieni di mine per farti saltare e non farti giocare.
Il Genoa nel primo tempo ha dominato, ha tirato come sempre verso il portiere avversario che ha parat. Dopo, dal 35′ di gioco, uno sbandamento che non ha fatto leggere bene i calci di punizione avversari, i calci d’angolo e le giocate sempre a cercare l’opposto sulla corsia laterale. Tre colpi di testa dal secondo palo verso il centro hanno creato un gol annullato per fuorigioco evidente e un errore tra Dragusin e Czyborra appena che ha permesso a Favilli di fare gol di testa senza saltare in mezzo ai due.
Prendere gol sul finale del primo non è mai bello. È a quel punto che il Genoa ha confermato che le prove di di Cosenza e Terni non sono arrivate per caso. Una finestra sul futuro, un buon successo che ha visto i rossoblu essere non solo bravi sul terreno di gioco, ma anche tosti psicologicamente contro fattori che potevano invertire l’inerzia della gara, dimostrando una ottima mentalità figlia della forza e andando oltre gli episodi. Nel secondo tempo i cambi di Blessin hanno avuto ragione anche se la sostituzione di Frendrup il motorino ruba palloni avrà fatto storcere il naso a molti.
Blessin con l’ingresso di Strootman in coppia con Badelj cercava di avere una distanza tra attacco e difesa non più lunga di 30 metri per permettere alla qualità non solo di cercare collaborazione, ma anche comunicazione, un tutt’uno più importante dei numeri di modulo. Il tutto è racchiuso nel fatto di attaccare in tanti e difendersi in molti.
Anche l’entrata di Puscas è stata indovinata. Il romeno dentro all’area ha occupati i due centrali che erano stati attaccati a Coda e il bomber ritrovato, con una doppietta e girandogli intorno, ha dato ragione al tecnico rossoblu. Cambi che hanno mandato in tilt Lucarelli, il quale ha fatto entrare un altro difensore per un attaccante. Dopo il raddoppio genoano il tecnico rossoverde si è trasformato in brasiliano mettendo in campo altri attaccanti e, come nelle altre gare, la difesa genoana ha letto bene le marcature preventive.
La banda Blessin regge per la sua strada con l’appoggio della società e lavora con lo staff ad altre strategie tattiche da sviluppare prima e durante le gare. Il pragmatismo e la qualità dovranno fare la differenza. Blessin lo ripete in ogni conferenza stampa: in campo vanno la strategia e i calciatori più in forma per fare risultato.
I Grifoni per la critica sono buoni sulla carta, brutti perché non fanno gol, non cattivi per la Serie B. Nessuno tiene conto che la Stella Polare del Vecchio Balordo viaggia sempre in zona alta della classifica dall’inizio della stagione, anche se solo con 13 reti realizzate (ma dimenticandosi delle sole 7 incassate).
Il Genoa non entusiasma, Blessin per qualcuno ancor meno, ma probabilmente è l’unico che, badando al sodo, ha capito quale sia la strada per raggiungere l’obiettivo. Prima della seconda sosta dovrà essere anche il prato del Ferraris a dare una mano al Vecchio Balordo per imporre tecnica, qualità e palleggio .
Scritto questo è bene rimanere con i piedi per terra: a Pegli sono sicuramenti ben piantati.