Premettiamolo, perché visto l’andazzo odierno è meglio: il Genoa, ieri sera, ha perso meritatamente a fronte di una prestazione incolore, senza un tiro in porta nella ripresa e con la solita presunzione di arrivare in porta col pallone.
Fatta questa debita premessa, per evitare di sembrare quelli che cercano il pelo nell’uovo oppure alibi gratuite per non vedere la realtà dei fatti che ha fotografato la peggior partita stagionale del Grifone, come accade ogni settimana come redazione ci siamo riguardati (ahinoi) l’intera partita e non abbiamo potuto fare a meno di rilevare che il secondo gol della Reggina – o per meglio dire l’azione che avrebbe portato all’assegnazione del rigore realizzato da Hernani – sembrerebbe irregolare.
Non per il più che probabile fallo di Fabbian ad inizio azione su Aramu (nessuna regia si è degnata di riproporlo, il che è tutto dire), bensì per la posizione di Pierozzi al momento del passaggio di Majer. Ricapitoliamo. Il Genoa perde palla nella metà campo avversaria, Hernani salta Frendrup e Strootman e allarga il gioco su Canotto che salta Czyborra. Il numero 8 reggino punta centralmente, scarica su Majer e col compagno cerca una triangolazione in velocità. Czyborra fa un blocco che Maresca giudica regolare, ma devia il pallone su cui il già citato Pierozzi si avventerà. Il resto è storia: Pierozzi cerca di ribadire in area e trova il braccio largo del difensore tedesco. Un rigore ineccepibile, a tutti gli effetti. Czyborra a momenti neppure protesta, consapevole dell’ingenuità.
C’è un però. Quando Majer serve centralmente e in profondità Canotto, Pierozzi è l’uomo più avanti della Reggina e rispetto a Sabelli, in linea, è oltre. Di pochi centimetri, ma oltre. Una domanda potrebbe sorgere spontanea: ma se il pallone non era diretto al numero 27 amaranto, perché dovrebbe essere fuorigioco? Semplice la risposta: perché Pierozzi, se in un primo momento durato una frazione di secondo sembra disinteressarsi del pallone, in men che non si dica si getta a capofitto sulla sfera proprio rimettendosi in gioco e trovando il rigore. Il Regolamento sulla posizione attiva di un giocatore è chiaro:
Pierozzi ha tratto vantaggio dall’essere in probabilissima posizione di fuorigioco? Difficile rilevarlo per il guardalinee. La revisione al VAR che sta a monte di ogni episodio da rigore o da gol da convalidare/annullare, però, avrebbe potuto rilevare questo eventuale vantaggio, che parrebbe esserci perché gli permetterà di arrivare prima sul pallone rispetto a Czyborra. L’unico dubbio che ci resta alla luce della mancata rilevazione di un possibile offside è che una rilevazione del genere sarebbe stata fatta solo in caso di gol segnato nel prosieguo dell’azione, magari con lo stesso Pierozzi autore dell’assist, e non nel caso specifico di un rigore concesso. Non è così.
Il Regolamento è chiaro a pagina 152. In caso di calcio di rigore assegnato (o non assegnato), il VAR può intervenire a correggere l’arbitro se rileva:
- infrazione della squadra attaccante nel costruire l’azione che si conclude con l’episodio del calcio di rigore (fallo di mano, fallo, fuorigioco, ecc.)
- pallone non in gioco prima dell’episodio
- posizione dell’infrazione (all’interno o all’esterno dell’area di rigore)
- calcio di rigore erroneamente assegnato
- infrazione da calcio di rigore non sanzionata
In ogni caso, con la spalla sinistra – e forse anche con parte della gamba sinistra – Pierozzi sembra oltre rispetto a Sabelli che ha sì il gomito sinistro largo, ma sappiamo essere non considerabile per tracciare la linea del fuorigioco perché parte del corpo con la quale il pallone non è giocabile. Insomma, una riflessione va fatta, quantomeno per metterla in archivio assieme agli altri episodi che costellano una stagione. Il VAR, da Regolamento, avrebbe avuto modo di intervenire a correggere non solo la svista del guardalinee, ma anche quella di Maresca. Peraltro è sempre il Regolamento a venirci in soccorso e suggerirci che “per decisioni soggettive, ad esempio intensità di un contrasto falloso, interferenza in un fuorigioco, considerazioni su un fallo di mano, è appropriata una “revisione sul campo” (pagina 155).
Restiamo tutti consapevoli, in primis noi, che il Genoa avrebbe tutte le forze per andare oltre questi episodi e vincere le gare con maggiore lucidità e cinismo senza dover rilevare errori arbitrali già molto netti ed evidenti. Di sicuro, tuttavia, qualche dubbio rimane. Così come qualcuno ci resta sul modus operandi del primo rigore, che è generosissimo. In quell’occasione è stata richiesta on field review all’arbitro Maresca con successiva conferma del rigore assegnato a velocità di gioco. In effetti, seppur leggerissimo, un tentativo di tirare la maglia c’è da parte di Bani su Rivas. Se siamo tutti d’accordo che un tocco visto dall’arbitro in campo (con annessa valutazione dell’entità del contatto, che è dirimente) andrebbe sempre lasciato alla valutazione di campo, allora quello doveva rimanere rigore a prescindere. Siamo anche noi di questa opinione: alcune volte ti troveresti rigori generosi a favore, altre volte contro. È giusto che il VAR intervenga solo quando l’arbitro in campo ha visto un contatto che palesemente non c’è, rispettando il concetto di “chiaro ed evidente errore”.
Allora perché, alla seconda giornata di questo campionato, con Genoa-Benevento in programma, Portanova venne travolto e sicuramente toccato da Masciangelo in area di rigore con conseguente calcio di rigore, ma questo penalty fu tolto dal VAR? Perché ieri un rigore confermato dopo on field review e tre mesi fa uno tolto dopo on field review? Cosa c’è a monte di un’applicazione del VAR così differente?
Le domande – e sono passati cinque anni dall’introduzione del Video Assistant Referee – restano sempre le stesse, e peraltro sempre senza risposta. Spesso ne scaturiscono scenari incomprensibili in quel cervellotico protocollo che risponde al nome di VAR. Sarebbe forse il caso di iniziare a dare voce agli arbitri: ne gioverebbe tutto il movimento.
Genoa, la situazione disciplinare aggiornata alla 12° giornata