Il titolo di presentazione della gara di sabato a Perugia-Genoa era stato: “Genoa no black Sunday“, invece quello sulla partita lasciando da parte l’inglese dovrebbe essere: “altro regalo del Vecchio Balordo” ad una squadra in fondo alla classifica.
Non si piange sul computer, ma c’è tanto dispetto, cocente, per quanto ingenue fossero le nostre speranze di ripresa. A questo punto, anche se la classifica regge, sperare non è pazzesco, ma non si può più essere ingenui come cronisti.
La sosta aveva dato la speranza che le lezioni di Reggio Calabria e con il Como contassero qualcosa, invece al Curi di Perugia non sono state messe a frutto da Blessin e dai giocatori.
Non si può temere il peggio perché a novembre nessuno ha vinto il campionato di Serie B come nessuno è retrocesso, tuttavia bisogna trovare l’antidoto per fare un Buon Natale aspettando le correzioni e gli aggiustamenti del mercato invernale. Gli eccessi negativi visti contro il Perugia si possono spiegare con un punto di vista: riflessi spenti, nervosismo, insofferenza, fiato corto, intelligenza svanita e qualità sparita in tutti i protagonisti in panchina e sul campo. Un piccolo Genoa, insomma. Con gli attaccanti a secco.
Il risultato di 1 a 0 ha premiato gli umbri che hanno preparato la gara sugli errori nelle due fasi di gioco del Vecchio Balordo. Il risultato ha messo in evidenza i problemi che stanno diventando atavici. Una squadra con enormi difficoltà a segnare, con una costruzione di gioco discutibile, troppo superficiale anche nei passaggi più semplici. In fase d’attacco gioco schiacciato su una corsia laterale o centralmente, giocatori troppo vicini, con gli avversari a fare da padroni con le buone o le cattive in tanti sulle spalle dei rossoblu a quarti. In fase di non possesso la difficoltà di giocare in spazi larghi è documentata anche dal gol del Perugia, fotocopia di quello di Palermo. Pallone perso ingenuamente, ripartenza e gol.
La domanda non è più eloquenza: è questione di modulo , di tattica e dopo 14 giornate anche di manico? Il gol al Genoa comincia ad essere un mistero e non può continuare ad esserlo avendo a disposizione il capocannoniere degli ultimi due anni di Serie B il folletto Aramu visto a Venezia, contando anche il Gudmundsson delle prime giornate di campionato. Il mistero è solo la poca fantasia negli smarcamenti, la poca velocità, il poco gioco senza pallone.
Le partite in Serie B saranno tutte una battaglia, le due prossime al Ferraris in quattro giorni con Südtirol e Cittadella lo confermeranno se non si troveranno le contro indicazioni. Il libro tattico del Genoa ormai è stampato nelle menti di tutti gli allenatori, compresi i cambi.
I giocatori del Genoa per vincerle dovranno tirare fuori le energie che sembrano sparite come il pressing ultra offensivo, e soprattutto dovranno tirare fuori le motivazioni, vedendo che hanno a fianco in casa e in trasferta un popolo che non li abbandona. Le motivazioni sono il 50% del successo di una squadra.
Il Genoa ha davanti un mese di verità fino alla sosta invernale affrontando due squadre sotto in classifica al Ferraris e una sopra (Frosinone). Nel Tempio non si può più fallire il risultato pieno.
Blessin è sotto esame e una decisione sul suo futuro la si sta già valutando in questi minuti. La decisione arriverà domani mattina in un confronto tra tutte le anime della società, compresa la proprietà americana, per decidere se virare su un allenatore italiano (Andreazzoli) oppure straniero (Tedesco, ex Schalke 04, RedBull Lipsia e Spartak Mosca). Ad oggi, salvo indicazioni, farà l’allenamento del dopo partita di scarico, poi concederà martedì di festa. Ci sarà un altro esame della società e della proprietà? Domanda lecita perché Blessin in ogni conferenza stampa prima di una gara ha sempre affermato di aver lavorato bene tutta la settimana e di aver visto i giocatori pronti. Sul campo invece ha avuto, soprattutto nel recente passato e in tutto il mese di novembre, delle risposte negative. Al termine di Perugia-Genoa da uomo coerente e corretto non le ha mandate a dire a nessuno dei protagonisti in campo, come i veri tifosi e come i poveri cronisti.
Non possiamo essere sicuri di questo fatto, ossia che la squadra in settimana si allena al massimo, e non possiamo esserne sicuri perché non abbiamo visto ancora un allenamento. Sempre a porte chiuse un grande errore di Blessin, ma pensiamo che il tecnico e il suo staff prima di una partita offrano il “menù” più vario, più adatto e realistico, ai singoli calciatori per far loro parlare sul campo una “lingua comune”. E pensiamo che daranno i mezzi per capire le situazioni, cercando le relazioni tra i calciatori in modo di avere una squadra equilibrata e funzionale, oltre che elastica e razionale.
Il primo degli esami contro il Perugia è stato fallito. Non era solido, ma solamente tignoso pronto ad usare le proprie armi.
Castori, allenatore pragmatico, a precisa domanda se sia stato un vantaggio giocare contro il gioco del Genoa ha detto: “la domanda è molto pertinente, mi tocca dirti la verità, dico sì. Ci ha lasciato tanti spazi“. Castori per tutta la settimana precedente ha lavorato su quello. In quattro giorni al Ferraris ci sarà il bis con il Südtirol e il tris con il Cittadella: Grifone pensaci tu!