Molto bene: il Genoa è secondo in classifica alla ventesima giornata di campionato, al di là della differenza reti e della sconfitta calabrese. Gilardino è al terzo risultato consecutivo, con 4 vittorie e un pareggio ottenuti su cinque gare in panchina, una sola rete incassata, ma soprattutto è riuscito a vincere una partita sporca, difficile, combattuta su tutte le seconde palle con il Venezia. Coda tornato al gol su azione levandosi dal mercato (su cui era stato messo da altri, mai dalla società o da Gilardino). Insomma, ben arrivato 2023.
I sogni si costruiscono tutti insieme. Gilardino con la sua semplicità lo cerca assieme a società, tifosi e calciatori. La prima giornata di ritorno della Serie B ha dimostrato chiaramente quanto equilibrata e difficile sia per tutti questa Serie B: vedasi le sconfitte casalinghe inaspettate di Reggina e Pisa contro Spal e Cittadella.
Il Genoa dopo l’arrivo di Gilardino appare sulla strada giusta e per vincere ha capito che dovrà essere funzionale, vivere di agonismo anche nella qualità, con efficacia e concentrazione nel singolo passaggio e nelle cose più semplici tecnicamente, come successo in prevalenza nel secondo tempo contro la Serenissima.
Genoa-Venezia una partita da leggere in più modi. Il primo tempo di Bani e compagni è piaciuto meno, complice anche un Venezia ben messo in campo e pronto a chiudere tutti gli spazi e far paura nelle ripartenze.
Ripartenze quasi tutte avvenute sulla corsia destra con Hefti, non per colpa sua, in difficoltà contro Haps e Pierini perché non suffragato dall’aiuto di una mezzala, in particolare Aramu. Il Genoa non può perdere il gusto di divertire, ma per farlo i giocatori devono mettere. in moto la qualità, quelli che la posseggono, senza nascondersi dietro la tattica:sarà difficile.
Il Grifone nel primo tempo con il palleggio lento e poco verticale ha favorito il gioco del Venezia, favorito dai ritmi bassi e con poca velocità nel cuore del gioco. Il Venezia con due linee compatte e strette con i cinque calciatori a centrocampo non permetteva i movimenti senza pallone dei rossoblu a quarti, quasi marcati a uomo. I calciatori genoani ci hanno anche provato e Joronen ha risposto alla grande, ma meglio di lui ha fatto Martinez nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo. Martinez o Semper conta poco tra i pali. La cura Scarpi sta raccogliendo i suoi frutti e non può passare in secondo piano.
Visto che il 3-5-2- lagunare rischiava di farlo affogare, all’inizio del secondo tempo Gilardino ha danzato con altro modulo: difesa a tre, centrocampo a quattro e i tre davanti a scambiarsi ruoli e posizioni. Il cambio tattico ha annichilito il gioco veneziano e le entrate, in particolare quelle di Sturaro e Coda, hanno confezionato il risultato finale. Il matuziano facendo l’elastico nelle due fasi di gioco, chiamando il pressing ai compagni; Coda invece imbambolando la difesa avversaria non solo in occasione del gol (finalmente servito da un assist di testa dentro i 16 metri da Yalçin). Tutto questo si è verificato solamente con lo spirito di sacrificio, ma anche con la qualità e la precisione di Mimmo Criscito. A sinistra non si è passato e si sono viste diagonali difensive in aiuto della difesa, sia a quattro che a tre.
In Serie B sarà difficile congiungere la condotta dei risultati all’armonia di un calcio divertente e naturale: si vince con un calcio selvaggio.
A fare la differenza in queste 20 giornate giocate non è stato il calcio più o meno offensivo bensì l’intensità, che funziona ancor meglio se unità alla velocità, e l’identità di squadra, operazione che cerca e spiega Gilardino con parole pronunciate in modo semplice in tutte le conferenze stampa.
Il Vecchio Balordo in questa Serie B non pensa che la fase difensiva sia la sua identità, ma non la può lasciare al caso. In passato poteva essere un modo per limitare i danni, la squadra prossimamente per risalire la vetta avrà bisogno di altro gioco offensivo.
L’importanza del gioco Gilardino l’ha capita subito, con una particolare distribuzione degli uomini sul terreno di gioco. Operazione importante collegata alle caratteristiche dei calciatori a disposizione.
In ogni suo intervento davanti ai microfoni ha cercato di far capire che giocare a quattro o a tre in difesa o nel mezzo, oppure giocare con una o più punte, non ha un significato determinante per lo sviluppo e il perfezionamento delle capacità difensive od offensive della squadra. Importante deve essere il modo di muoversi della squadra stessa, i rapporti tra i singoli calciatori in relazione all’uomo in possesso del pallone e al conseguente comportamento degli avversari. Per questo il tecnico ai giocatori di più qualità dello stesso reparto o di reparto diversi chiede le combinazioni di gioco precise, quelle che devono essere l’impostazione dinamica del gioco.
Le partite si vincono per la diversità e intensità di gioco, soprattutto nel mezzo del campo, ma anche per il cambio di strategia e modulo in corso di gara. La partita contro il Venezia dovrà aumentare qualche riflessione importante visto che si è in pieno calciomercato.
Superata la metà della stagione bisogna venirne a conclusione: in mezzo al campo serve la solita mezzala che manca da troppo tempo. Un giocatore di passo diverso da quelli a disposizione, problema che potrebbe superarsi con il ritorno di Sturaro se sarà coadiuvato dalla fortuna e dalla salute. Dell’attaccante il Genoa non ne potrà fare a meno. Gilardino ha fatto anche l’identikit: anche se non prima punta, servirà un giocatore mortifero nel gioco aereo, nella velocità e negli assist.
La società ci sta provando. Nessuno nel calciomercato invernale ha la bacchetta magica per risolvere i problemi, i giocatori all’altezza nessuno li vende, ma già voler superare le problematiche in osmosi con il tecnico è un passo importante. Nessuno vuole la rivoluzione dentro e fuori da Pegli, è impensabile e inutile, ma solo qualche ingranaggio da oliare bend sperando di azzeccarci.