Godere è un verbo osceno per qualche genoano, ma contro il Pisa bisogna godere il presente. La sfortuna non è solo quando le cose vanno male, ma anche quando vanno bene e non si è lì a godersele.
Al Genoa, è vero, è mancata la continuità della vittoria, ma sette risultati positivi consecutivi e il fatto di aver incassato solamente due reti con Bari e Benevento sono atteggiamento che può dare ulteriori risultati. È l’atteggiamento per giocare le partite sporche tipiche della Serie B in cui tutti gli avversari ci proveranno e i Grifoni non dovranno mai tirarsi indietro in casa e fuori.
Questa è una caratteristica positiva della quale nessuno deve vergognarsi: la crescita e i risultati con Gilardino, il secondo posto in solitaria, sono passati anche da queste prestazioni compresa quella con i toscani di ieri. Una prestazione “sporca” ma colorata di qualità nella seconda parte della gara.
Il Pisa ha fatto la sua partita: è arrivato al Ferraris con l’idea di non perdere, si è occupato generalmente di non far giocare il Genoa. Con la mole di gioco fatta vedere difficilmente ha fatto vedere miracoli da parte di Martinez. Nel primo tempo con il modulo a spillo, una sola punta e due trequartisti più occupati a difendere, i toscani hanno preso il dominio nel cuore del gioco con due linee strettissime e il Genoa ha fatto fatica a far funzionare il suo modulo.
Il 3-5-2 di Gilardino nel primo tempo ha fatto fatica perché i due esterni salivano poco a partecipare alla manovra e difficilmente hanno fatto cross dal fondo rischiando l’inferiorità numerica a centrocampo: i pisani avevano punti di appoggio centrali e laterali e il Vecchio Balordo era costretto a subire, abbassarsi e chiudersi.
Tra i tre centrali difensivi rossoblu almeno uno doveva essere pronto e saper giocare da centrocampista , vista la disposizione tattica del Pisa con una sola punta e un trequartista alle spalle, e difficilmente uno dei tre centrali andava a marcare quest’ultimo. Operazione che costringeva il metodista Badelj ad abbassarsi a marcare, impoverendo il centrocampo se lo si prende come punto di riferimento nelle due fasi di gioco.
Anche per tale motivo il Genoa ha fatto fatica ad attaccare quando il pallone veniva riconquistato basso con i terzini o laterali in difesa e quando si lanciava lungo, per la densità avversaria, le punte erano troppo sole e i due attaccanti hanno fatto parecchia fatica a far salire la squadra perché c’era troppo spazio tra loro e il centrocampo. Come sempre è salita alla ribalta la mancanza atavica in tutti i 3-5-2 schierati dagli altri allenatori che hanno preceduto Gilardino, almeno da 6/7 anni, di una mezzala in grado di fare questo lavoro.
Mancando il tempo di ricomporsi grazie ai tempi di gioco, preordinati e allenati da Gilardino, la squadra in rare occasioni è stata pronta ad un’azione offensiva, schierata ed equamente distribuita per tutti gli appoggi in ampiezza e profondità.
Nel secondo tempo la musica è cambiata, ed era cambiata già 11 contro 11 e prima del rosso sventolato a Marin. Era cambiata, infatti, con l’ingresso di Gudmundsson, il quale con i suoi dribbling alzava il baricentro genoano e permetteva di riempire l’area avversaria.
In 11 contro 10 il Pisa si è chiuso ancor di più in modo ordinato davanti alla propria area di rigore, dimostrando che Mister D’Angelo ha la squadra in mano dallo scorso campionato e che anche con pochi cambi si giocò l’ultimo playoff contro il Monza. Per il Genoa sono arrivate anche le occasioni non andate a buon fine.
Qualcuno si chiederà se ha sbagliato Gilardino a schierare quel tipo di formazione iniziale, ma molti si dimenticheranno di aver richiesto per molto tempo di vedere giocare Strootman, Badelj e Frendrup insieme davanti Coda e Puscas. Gilardino della partita giocata nel primo tempo ne farà tesoro.
La partita contro il Pisa dovrà essere anche una missiva al mercato invernale del Genoa. Come il primo di gennaio, continua a mancare un esterno che vada sul fondo a crossare e la solita mezzala in grado di essere presente nelle due fasi di gioco.
Nelle ultime 30 ore di calciomercato qualcosa potrebbe arrivare, ma la formula, sempre la stessa, è che prima qualcuno deve uscire per fare entrare altro al Genoa. Per questo si sta facendo fatica perché i due più indiziati, Tourè (che sembra che non si alleni più al Pio Signorini da settimane, come testimoniano anche i social network dello stesso calciatore) e Czyborra, ieri non convocato, stanno rifiutando tutte le destinazioni proposte.
Il mercato non solo del Genoa ha mille complicazioni. E se le difficoltà ci sono in Serie A, figurarsi in B: tante le cose da sistemare in ogni trattativa. Solo gli investimenti pesanti di denari hanno il via libera. Gilardino adesso con l’arrivo di Dragus e Salcedo ha una varietà di giocatori offensivi e trovando i giusti equilibri sarà fondamentale per cambiare le gare in corso.
Si prospetta un girone di ritorno all’arma bianca, sarà un altro campionato: chi ha più punti in classifica dovrebbe partire in vantaggio. Al Genoa tutto succederà se al lavoro di Gilardino si unirà tutta la rosa a disposizione mettendosi a disposizione del collettivo.