La partita di Parma era di importanza fondamentale, non solo per la fuga del Frosinone che doveva mettere pressione, ma anche perché il tecnico rossoblu dalla squadra pretendeva concentrazione massima per non lasciare punti a nessuno in questa lunga volata di 16 giornate di campionato. Non è stato accontentato.
Il pareggio con il Pisa lo aveva rammaricato solo per l’occasione persa di un ulteriore salto in classifica importante in questo balordo campionato di Serie B. Dentro lo spogliatoio ha ringraziato tutti i calciatori per la grande applicazione sottolineando che è quella la strada giusta per andare avanti. Ieri non sarà successo considerato che non ha visto nulla di quello preparato sulla base della partita visionata dei ducali in casa del Cosenza: la fotocopia di quella giocata dal Vecchio Balordo al Tardini. Avrà fatto fare voli pindarici.
Dopo il calciomercato non è cambiato il registro e i difetti sono sempre gli esterni: spingono poco, i cross dal fondo non arrivano, i cambi campo latitano, e soprattutto nel cuore del gioco manca il centrocampista in grado di rimpicciolire il campo nelle due fasi di gioco. Gilardino a Parma ci ha provato con Gudmundsson, ma l’operazione non è andata in porto e bisognerà lavorarci ancora molto: il giocatore dovrà capire che trequartisti più talentuosi di lui retrocedendo a centrocampo hanno fatto la loro fortuna.
Per giocare trequartista o centrocampista con doppie funzioni in qualsiasi categoria bisogna sapersi disimpegnare a ritmi alti, in spazi ristretti, lavorando molto con le spalle alla porta e nei duelli fisici, pronti a sfruttare l’opzione principale del calcio, anzi l’ABC: spazio e tempo del passaggio quando si ha il pallone tra i piedi.
I difensori del Genoa sono bravi, eccetto quando devono giocare a piede invertito. Nel secondo tempo a Parma è toccato a Dragusin sinistro giocare a destra per l’affaticamento di Bani. Martinez non fa più respinte, ma disimpegni, appoggi utili alla ripartenza da dietro ma la creatività e sensibilità pronta a giocare un filtrante non è sempre l’optimum considerando il pallone coperto o scoperto. L’altro neo del Grifone che a centrocampo, la spina dorsale della squadra, non ci sono facilitatori di gioco: sono meglio in fase difensiva e non inventano soluzioni per gli attaccanti di punta, in più difficilmente si aggiungono per concludere da fuori area.
Ad inventare gioco o ideare passaggi anche se non geniali, semplici ma sorprendenti per gli avversari, il Genoa ha sempre fatto fatica. Quante volte nel passato abbiamo scritto la stessa frase copiandola dal Maestro Brera: “Il centrocampo è un autentico mare magnum nel quale è facilissimo affogare, dopo aver corso e boccheggiare invano. Chi vi si ritrova sempre è un centrocampista di classe; chi vi si smarrisce non è quasi mai un inventore di gioco: nel migliore dei casi è una aggiunta alla difesa della quale anticipa le mosse opponendosi ad un avversario designato”.
Al Genoa manca da tempo questo centrocampista. Il cuore del gioco del Grifone è mutevole, buono in fase di non possesso e piccolo in quella di possesso. In questa Serie B, in particolare con il pallone tra i piedi dove la pressione arriva da tutte le parti e da ogni lato, è difficile palleggiare se non si hanno intuizioni, se non si ha la lettura veloce dell’immediato per essere vincenti: non fa parte della tattica, ma della tecnica.
Gilardino, anche senza vedere un allenamento, dovrà lavorare con attenzione alla struttura della squadra cercando equilibrio per non lasciare scoperto il centro e non allontanare mai troppo i giocatori nelle due fasi di gioco: in una parola, equilibrio. Equilibrio alla rosa a disposizione potrà solamente darlo un giovane del 2005, 18 anni il prossimo giugno: Lipani. Il centrocampista più completo a disposizione.
Gilardino ha coraggio, vede il gioco e gli allenamenti e qualcosa combinerà come succede in tutta Europa con questi giovani cresciuti nelle nazionali minori dei propri paesi, come Lipani, che fanno la differenza in grandi squadre. La carta d’identità nel calcio non è come la patente di guida perché nel calcio il gioco è fatto di schemi geometrici il più delle volte irregolari per avere successo, anche se improntati ad un modulo di base tecnicamente ben definito. La tattica si fonda sullo spazio da occupare e il tempo del passaggio che deve essere sfruttato in un determinato tempo per chiudere i varchi agli avversari oppure sullo spalancarne ai compagni e a chi ha queste caratteristiche: saperlo fare non viene dal certificato di nascita.
Su Parma-Genoa poco da dire: ha vinto Pecchia su un errore banale di Sabelli e una marcatura non riuscita per copertura sull’unica punta avversaria autrice del gol. Incolpato il giovane Matturro perché non ha scalato in tempo e non ha messo il polacco Benedyczak in fuorigioco per centimetri.
Vazquez è stato protagonista perché non ha subìto il trattamento avuto in altre gare. Fino all’infortunio di Mihaila ha fatto fatica marcato da Frendrup, innervosendosi e ritrovandosi graziato del giallo in due occasioni. Ma dopo l’uscita del rumeno da falso centravanti ha avuto gli spazi che cercava e non doveva avere.
Sul rigore concesso ai Ducali meglio stendere un pietoso velo. È una delle poche volte che un arbitro richiamato dal VAR davanti al monitor ci va e smentisce il VAR, un VMO di lungo corso come Banti. La volontarietà sul fallo di mano non esiste più. Il regolamento del gioco calcio è un orpello per i giovani arbitri anche se il romano Forneau, 38 anni, aspirava a diventare internazionale.
Il Genoa comunque ci ha messo del suo non funzionando da squadra come nelle precedenti gare giocate con Gilardino in panchina, non tirando mai in porta per 98’ minuti di gioco e non per colpa di Coda e degli altri attaccanti visto e considerato che hanno avuto poche occasioni (anzi, una con un colpo di testa di Coda con il solito cross arrivato dalla trequarti e con qualche calciatore spettatore non pagante). Un mistero glorioso del calcio è il Grifone unica squadra che non ha mai un calcio di punizione diretto o indiretto fuori dai 16 metri.
Parma dalla polvere di Cosenza sull’altare contro il Genoa? Può darsi. La risposta nella prossima gara con la Ternana al Tardini, occasione per fare due vittorie consecutive difficilmente riuscite. È la prima sconfitta di Gilardino, è la prima volta che il Genoa è andato sotto e non ha avuto reazione.
Fra cinque giorni al Ferraris arriva il Palermo e Gilardino in un campionato all’insegna dell’equilibrio, eccetto il Frosinone, sa che i dettagli fanno la differenza e che bisogna ritrovarli contro i siciliani. Giocando di venerdì è arrivato il momento di mettere pressione a chi insegue il Vecchio Balordo. La speranza che la gara di Parma sia stata un Genoa in maschera per festeggiare il Carnevale.