Assieme al CEO rossoblu Blazquez (clicca QUI per leggere le sue parole), questa sera a “We Are Genoa” in onda su Telenord è intervenuto anche il Responsabile del Settore giovanile del Genoa, Michele Sbravati, interpellato dopo l’ennesimo esordio di un calciatore cresciuto nel vivaio. “Che effetto mi ha fatto il gol di Salcedo con la maglia del Genoa? Eddie è un ottobre 2001, nato a Genova: è stata una bella emozione e una bella giornata per tutto il settore giovanile e per la società. E un riconoscimento al lavoro fatto nell’ombra da tanti allenatori e dirigenti. Qualcuno ieri ha potuto emozionarsi anche perché l’azione l’ha iniziata Lipani con l’assist per Salcedo”.
In sede di trasmissione si parla anche del ruolo di Salcedo nello scacchiere offensivo del Genoa: “Eddie ha caratteristiche particolari. Nel settore giovanile è sempre stato uno prima punta. La sua struttura fisica potrebbe anche tradire perché uno non lo considera una prima punta classica che fa perno, che fa salire la squadra, però ha sempre avuto grande opportunismo, è velenoso in area di rigore, è forte di testa pur essendo un metro e 79 centimetri, sente il gol e ha fiuto del gol, calcia bene. In un attacco a due è una seconda punta classica vicino ad un giocatore. Paradossalmente, è un giocatore d’area di rigore senza averne le classiche caratteristiche fisiche. È uno che il gol lo sente”.
“Come dicevo prima, è un ottobre 2001 e ha 21 anni e mezzo – ribadisce Sbravati – Non so quanti attaccanti italiani abbiano 53 presenze in A e 18 in B. Anche un po’ per come il ragazzo è stato accolto è un potenziale rinforzo di una squadra che forse si aspettava qualcos’altro, ma ha già un background importante. La sua “sfortuna” è di aver esordito a sedici anni e quindi di Eddie si parla da tanto: 70 presenze tra A e B, però, non è che te le regalino. Te le devi conquistare, soprattutto con allenatori come Juric o altri. Una bella giornata ieri, con l’esordio di un altro genovese doc come Lipani. Ma ci sono tanti ragazzi importanti”.
Sbravati, poi, ribadisce un concetto importante che spesso ha fatto suo: “Quel che conta non è l’esordio fine a se stesso, che possono farlo in tanti, ma la cosa che ci riempie più di orgoglio e dà l’idea del valore dei ragazzi e del lavoro fatto dai tecnici del settore giovanile è che quando esordisci a 16 o 17 anni poi rimani tra Serie A e Serie B. Questo è importante. Gli ultimi sedicenni e diciassettenni che hanno esordito, come Pellegri o Mandragora, continuano a giocare in Serie A. Vuol dire che non erano esordi occasionali”. E qui si chiude nuovamente su Lipani, ieri all’esordio al Ferraris in rossoblu: “È un 2005, non ha ancora diciotto anni. Tra l’altro ha esordito al posto di Badelj, sull’uno a zero, in un ruolo non facile. Quando è entrato ci siamo guardati UN PO’ tutti, anche col papà, e ci siamo detti “speriamo bene”. Tra l’altro ha due genitori della Nord, di Corso De Stefanis”.