A Goal Italia, nell’ambito della trasmissione “B Italian“, è intervenuto questa sera Filip Jagiello, centrocampista del Genoa. Presente in trasmissione anche Marco Amelia, ex portiere del Grifone ed ex compagno di Gilardino da calciatore. Uno dei temi centrali dell’intervista è proprio mister Gilardino. “Il mister è soprattutto una persona tranquilla, facciamo tutto quello che chiede e vediamo anche durante le partite che quello che dice succede veramente, soprattutto la tattica degli avversari – spiega Jagiello – Mi ha sorpreso tanto, non lo conoscevo e posso dire che è un allenatore tra i migliori che ho avuto nella mia carriera. Ascolta i più grandi, da Strootman a Badelj: non si chiude solo nelle sue idee, ascolta anche i ragazzi. È un tecnico che mi ha sorpreso tanto, davvero un bravissimo allenatore“.
Sull’obiettivo della Serie A abbinato all’arrivo di Gilardino, che ha ridato serenità e consapevolezza della forza della formazione rossoblu: “Noi dal primo giorno sappiamo per cosa giochiamo in questa stagione. Lo sappiamo dal primo giorno che l’obiettivo è tornare in Serie A. Mettere più pressione a noi non serve, sappiamo per che maglia giochiamo. Per il Genoa, una piazza importante con grandi tifosi. Mister Gilardino ha dato tranquillità, sappiamo sempre cosa fare nella partita, anche all’interno della gara. Come si vede da qualche mese, la nostra forza è la squadra, che uno giochi dall’inizio o nel secondo tempo. Ognuno ha sempre fame di gol, di aiutare la squadra. La nostra forza sarà la squadra. Non ci sono fenomeni, ma ci sono giocatori forti. Ognuno gioca per l’altro”.
Su Gudmundsson e sulla sua caratteristica principale: “Sta facendo la differenza perché il suo valore è l’uno contro uno – spiega Jagiello – Se sai saltare l’uomo e dribblare, fai sempre la differenza. Nelle ultime gare ha segnato tanto, facendo pure qualche assist. È fortissimo ma non fa il fenomeno, è un ragazzo tranquillo ed è bravo. Io ho fatto poche gare in Serie A, però penso che in Serie A può avere ancora più spazio che non in Serie B dove si gioca talvolta in maniera brutta, con squadre che contro di noi si mettono in dieci in difesa. Se c’è un giocatore che sa saltare l’uomo e dribblare, secondo me dove trova più spazio può fare ancora più differenza. E Albert è quel tipo di giocatore“.
Sulla presenza a centrocampo di grandi giocatori come Strootman, Sturaro e Badelj e su cosa significhi giocare al loro fianco: “È più semplice, e poi avere accanto quei calciatori ti dà sicurezza, se sbagli hai due fenomeni che hanno tanta esperienza avendo giocato in grandi club. Si gioca sempre più facilmente. Ho quasi 26 anni, per me giocare con Badelj, Strootman o Sturaro non può che farmi migliorare. Chiedo loro tante cose in allenamento perché possono solo che aiutarmi e sto migliorando grazie alle cose che mi dicono. Sono davvero persone normali, tranquille, che ti aiutano sempre”.
Sui tifosi del Genoa: “I tifosi del Genoa sono la migliore tifoseria in Italia, e lo dico dopo aver visto tutte le tifoserie italiane. Giochiamo in casa sempre con lo stadio pieno, la Nord sempre piena, e anche fuori casa non so quanti ce ne siano sempre. A Brescia penso ce ne fossero forse 1000, ma sempre pieno. Una cosa bellissima. Il mio sogno è giocare in Serie A e sempre nella massima categoria. Ho tanto rispetto per la Serie B, un campionato difficilissimo, però io vorrei giocare col Genoa e in Serie A. E vorrei fare tanti gol e tante presenze, giocare per quella gente che è una roba incredibile. Il Ferraris ti spinge sempre quando giochi e ti spinge a fare sempre qualcosa di più. Spesso si dice che sono solo parole, ma è vero: quando entri in campo e vedi quei tifosi ti spingono a fare di più”.
Sul passato a Brescia, ultima formazione uscita sconfitta dall’incrocio coi rossoblu: “Sono stato due anni a Brescia, è una piazza importante in Serie B. È brutto veder quello che sta accadendo oggi, ma la squadra c’è e penso che il Brescia si salverà e resterà in Serie B. Sono loro tifoso, voglio bene ai ragazzi coi quali giocavo. Spero che dopo la sosta vincano qualche partita e si salvino. Se punto a superare i sei gol a stagione in B fatti col Brescia? Quello è il mio sogno, se all’ultima partita il mister mi fa giocare e segno non so cosa faccio dopo. Forse esco dallo stadio (sorride, ndr). Il mio obiettivo è giocare sempre, ma prima di tutto voglio aiutare la squadra. Vorrei superare quel record, ma se non lo faccio e otteniamo la promozione, sarò comunque contento“.
Si parla anche del suo percorso di inserimento in Italia e nel calcio italiano. “Se qualcuno mi ha aiutato più di altri nell’inserirmi? Dopo sei mesi è arrivato il Covid ed era ancora più difficile. Il primo anno mi hanno aiutato in tanti, da Romero a Sanabria a Zapata. Stavo sempre con loro nello spogliatoio, parlavo con loro e il loro italiano era più facile per me. Mi hanno aiutato tanto. Poi ci sono anche persone fuori dal campo, come il mio procuratore che sta a Genova e mi ha aiutato molto”.
“Gila era un ragazzo serio – prosegue l’ex compagno di spogliatoio Marco Amelia – una persona tranquilla che cercava di preparare la partita per come la doveva fare, cercando di entrare in campo col massimo delle conoscenze su avversari con cui andava a scontrarsi e sulle difficoltà che avrebbero potuto trovare. Viveva per questo. Aveva scambi di opinioni anche con gli stessi allenatori per capire come andare a creare difficoltà alle difese avversarie. Fin da quando eravamo giovani nel Parma Prandelli aveva un’idea, ma Gila gliel’ha cambiata semplicemente perché si erano confrontati. Voleva arrivare preparato alla partita per essere pronto per la partita“.
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