Cinquanta presenze e un gol con la maglia del Genoa, Giovanni Marchese ha giocato in rossoblu per tre stagioni incrociando anche Alberto Gilardino, attuale tecnico del Grifone. Lo abbiamo contattato telefonicamente per farci raccontare qualcosa sul tecnico che ha riconsegnato la Serie A alla società rossoblu e sulla sua attuale carriera da allenatore.

Dal 2013 al 2016 hai giocatori nel Genoa e in quell’occasione hai conosciuto Gilardino. Quando giocava si sentiva già allenatore?

“Grazie intanto per avermi chiamato, sono davvero contento. E sono contento anzitutto che il Genoa abbia riconquistato la Serie A, Genova e tutta la tifoseria e la piazza lo meritano. Complimenti anche alla società, che sta lavorando benissimo, e al mio ex compagno di squadra, Alberto Gilardino, che ha fatto un grandissimo campionato. Se lo merita intanto perché è una persona splendida, poi perché è un grandissimo allenatore. Si vedeva che era un allenatore in campo, aveva tanta personalità e tanta voglia di imparare nonostante fosse già un grandissimo calciatore. Aveva sempre voglia di migliorarsi. Da questi aspetti si capisce che merita tutto il bene del mondo”. 

Secondo te, in una piazza come Genova come ha fatto Gilardino questa specie di miracolo?

“Non sono stato dentro lo spogliatoio, ma lo posso immaginare avendo esperienza da giocatore. Penso abbia portato serenità e tranquillità a tutti i ragazzi nello spogliatoio, mettendoli nel posto giusto e dando loro tranquillità sul fatto che avrebbero potuto svoltare. Ha lavorato sulla loro mente: i giocatori non possono diventare campioni o brocchi nel giro di venti giorni. È la testa che fa sì che possa accadere che un calciatore senta sicurezza: se un allenatore lo fa percepire ai ragazzi, loro lo seguono e il campionato può andare diversamente per una squadra. Alberto e il suo staff, senz’altro, avranno lavorato su questo”.

Ora sei commissario tecnico della Rappresentativa Regionale 

“Appena finito di giocare, ho preso subito il patentino. Ho allenato la Primavera del Catania, adesso sto allenando la Nazionale siciliana. È una nazionale vera e propria, che può convocare ragazzi dalla Serie A alla terza categoria purché siano siciliani o siano sposati con una ragazza siciliana o abbiano la residenza in Sicilia. L’unica differenza rispetto alla nazionale vera e propria, sia società che giocatori non hanno l’obbligo di accettare. Ma se accettano, possono venire a giocare anche calciatori di Serie A.

È nata l’anno scorso, quando abbiamo fatto un’amichevole importante contro la nazionale sarda vincendo 4-1 all’esordio. Quest’anno giocheremo a giugno contro la Corsica, che ha giocatori di Ligue 1 e Ligue 2, oltre che dalcuniue giocatori del Pisa che prenderanno parte a questa gara. Dovevamo fare a Cipro un Europeo, ma in Turchia c’è stato quel brutto terremoto e i soldi stanziati sono stati destinati alle persone bisognose. È stato un gesto meraviglioso. Questa nazionale sta nascendo poco a poco, è una cosa bellissima e che spero cresca perché in Sicilia ci sono davvero tantissimi giocatori interessanti”. 

“Se posso dare anche un consiglio da tifoso – visto che mi sento in tutti i sensi un tifoso genoano (ho lasciato il mio cuore lì e mio figlio è nato a Genova): date un’occhiata a questa Nazionale perché ha giocatori interessanti, come per esempio Ortisi. Secondo me può stare in categorie superiori: mi ricorda un po’ Ilicic. Chissà che magari il Genoa non possa guardare a qualche giocatore che andrò a convocare”.


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