Dopo il quarto episodio andato in onda la scorsa settimana (clicca QUI per vederlo) e dopo essersi lasciati alle spalle un fine settimana di festa col ritorno in Serie A del Genoa, non potevamo non ritrovare Franco Venturelli, memoria storica dei Genoani della Rametta, e parlare di promozioni. Promozioni rimaste nella storia, come quella della stagione 1970/1971 e quella della stagione 1972/1973.
“Come visse la Rametta la promozione in Serie B nel giugno 1971 col gol di Turone col Rimini? Ho scritto che sembrava di essere al Carnevale di Rio perché quello era uno dei titoli usciti in Italia all’indomani della gara. Ho ancora il titolo a casa. È stato l’anno della ricostruzione dalle macerie della retrocessione in C, senza una lira salvo il minimo per pagare gli stipendi. E, ci tengo a ricordarlo, fu l’anno della ricostruzione anche grazie alla collaborazione dei tifosi che fecero l’azionariato popolare: nel 1970 la situazione era così disastrosa che, anziché chiedere aiuto a destra e a manca, tirarono fuori piccole cifre e fecero azionariato. Così Silvestri ricostruì il Genoa al punto da ottenere la promozione subito dalla C alla B dopo un solo anno”.
Quell’annata visse alcuni passaggi rimasti nella storia del Genoa, come le serate passate nella Casa di Mazzini prima dell’approdo del presidente Tongiani. “Tongiani arrivò in estate quando ormai il grosso era fatto. Una squadra erano riusciti a metterla assieme e Tongiani arrivò dalla Toscana, da Massa. Fu di passaggio, era indispensabile perché un presidente di voleva. Portò Cini, che giocava nei Dilettanti nella zona di Massa, e in Serie C fu determinante coi suoi gol per venire in A. Ne segnò parecchi, e alcuni anche veramente belli. Il trascinatore, nonché grande capitano, fu Turone: è stato l’idolo assoluto dei Genoani in quegli anni. Dicevi “Ramon” e bastava questo per infiammare i tifosi”.
Nel 1973, poi, arrivò la promozione del Genoa dalla Serie B alla Serie A con un gol di Sidio Corradi al Ferraris. “Sidio Corradi è stato un altro degli idoli dei tifosi del Genoa. In quegli anni rappresentava uno dei giocatori che più di altri rappresentavano il club. È rimasto poi molto legato al Genoa e si è legato alla città attraverso il Genoa. Auto-incensarsi non va bene, ma non dire mai niente non va altrettanto bene. E allora voglio raccontare che, prima di quella partita, il pallone venne fatto arrivare attraverso i paracadutisti. L’aereo passò sopra il Ferraris e il paracadutista centrò il terreno di gioco. Lo stadio era gremito, forse 60mila spettatori. Poi la partita, la vittoria, la promozione assicurata e la sfilata da Marassi fino a De Ferrari, la piazza della Rametta, che alla domenica diventava la piazza dei Genoani. Negli anni Cinquanta c’erano anche duecento persone, sembrava di essere fuori dallo stadio. Questo enorme corteo si diresse a De Ferrari: quando la testa del corteo era in fondo a Via XX Settembre, la coda era ancora a Marassi! Pensa che serpentone che era. Ed era guidato da un gruppo di Genoani a cavallo, con l’esercito dietro. Queste sono cose che fanno solo i Genoani. Il copyright di queste cose è il nostro, al massimo gli altri copiano”.
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