Dopo il video della scorsa settimana col ricordo di alcune storiche promozioni che hanno preceduto l’ultima, quella del 6 maggio scorso, torniamo assieme a Franco Venturelli per farci raccontare altri episodi legati al mondo dei Genoani della Rametta.
“Giocatori che abbiano lasciato il segno? Alla Rametta si parlava sempre di giocatori, sono gli attori che vanno in campo. E se ne parlava in maniera molto appassionata perché, come forse non tutti sanno, le discussioni sono sempre state anche alla Rametta. Anche i giocatori più famosi avevano chi li esaltava e chi li criticava. Una delle cose belle della Rametta era lo scontro dialettico, talvolta anche molto sentito e si arrivava persino a litigare. Alla fine, però, si ricomponeva tutto perché, alla fine, contava il Genoa e tutti gli altri discorsi passavano in seconda fila”.
I giocatori ad aver riscosso più consensi alla Rametta sono stati, intanto, i tre sudamericani Verdeal, Boyè e Abbadie, due argentini e un uruguaiano. Usando le parole di Edilio Pesce, li considerava assieme a Stabile degli anni Trenta i quattro giocatori “da leggenda”. Sempre per parlare di quegli anni, quelli che nessuno ricorda più – ma questa è l’occasione per raccontare – ne cito tre che erano proprio quelli della mia infanzia, dei primi anni che seguivo il Genoa: Sardelli, Cattani e Becattini. Tre difensori che sono state tre bandiere del Genoa. Becattini, addirittura, è stato un caso unico: indossò soltanto la maglia del Genoa. Quando firmò dal Sestri Levante al Genoa chiese di non essere trasferito perché non voleva andare a giocare in altre squadra. Se non fosse andato bene il Genoa, sarebbe tornato al Sestri Levante”.
“I più vituperati? Non ce n’è uno su tutti. Ogni epoca ha i suoi. Negli anni Cinquanta c’era il trio svedese Nilsson, Mellberg e Tapper che era venuto in un periodo dove tutti compravano in Svezia. Non è che lèssero fatto male, perché i due attaccanti Mellberg e Nillson, l’uno ala e l’altro centravanti, misero assieme 23 gol in due. Ma in quel periodo gli anziani ricordavano il Genoa degli anni Venti, che vinceva, e i paragoni li facevano con quei giocatori là. E allora non andava mani bene nessuno…”