Sopra uno dei murales della Gradinata Nord è comparso nelle ultime ore un piccolo pezzo di carta, attaccato maldestramente con qualche striscia di scotch, con una scritta assolutamente da condannare (“Simone Barbaglia santo subito!“). Barbaglia è il tifoso del Milan che il 29 gennaio 1995 uccise Claudio Vincenzo Spagnolo, più comunemente conosciuto come “Spagna”. Come accade sempre in questi casi, l’autore o gli autori del gesto sono ignoti.

Nell’anonimato si celano i gesti più vili e brutti, quelli da condannare senza remore, quelli che vanno ben oltre il tifo, quello vero e genuino, quello che gesti di tale portata li condanna senza “se” e senza “ma”.

Tutti i gesti che scomodano la memoria di chi non c’è più nel “tentativo” di mischiare il calcio con gesti e iniziative nulla hanno a che fare col mondo dello sport e i valori che vuole trasmettere. Anche dopo ventotto anni dalla morte di “Spagna”, in quel museo a cielo aperto che sono diventati i murales fuori dal Ferraris, ci troviamo costretti a documentare episodi di questo tenore, di una pochezza incredibile e in sfregio alla memoria del tifoso rossoblu a cui è anche dedicato un memoriale poco lontano da via Clavarezza.

Il gesto, che era avvenuto nella notte tra domenica e lunedì, si è ripetuto anche la scorsa notte con un’analoga scritta comparsa sopra uno dei murales con le maglie del Genoa (la foto, che circola sui social, non la pubblichiamo volutamente per non dare ulteriore visibilità agli autori del gesto).